ovviamente si`.E' corretto il mio ragionamento?
Originally posted by hobbit - 24/09/2008 : 23:07:33
IMHO... tutti e nessuno.Quale dei tre parametri è più importante?
La potenza e`, per definizione, la quantita` di energia scambiata nell'unita` di tempo... se avessimo a che fare con un trasduttore ideale, ovvero se le perdite fossero trascurabili e tutta l'energia elettrica fornita in ingresso venisse trasformata in energia acustica, il parametro piu` importante sarebbe sicuramente questo: tanta energia (potenza) entra dal lato elettrico e tanta ne esce da quello acustico.
Sfortunatamente, gli altoparlanti sono tutto tranne che trasduttori ideali. Al contrario, hanno una efficenza talmente bassa che quasi tutta la potenza "attiva" fornita in ingresso se ne va` in calore (per lo piu` nella Rdc della bobina ed in misura minore negli elementi dissipativi meccanici) ed e` proprio la potenza "utile" (l'uscita acustica) ad essere sostanzialmente trascurabile rispetto alle perdite.
Perdite che per di piu`, purtroppo, non rappresentano neanche una frazione costante ed invariante della potenza in ingresso ma dipendono direttamente o indirettamente dagli altri parametri nonche` anche dalla "storia" di questi.
E.g. le perdite meccaniche nelle sospensioni dipendono dalla velocita` del cono mentre quelle elettriche dalla Rdc "istantanea" della bobina... che a sua volta dipende dalla sua temperatura, che dipende da quanta corrente ci sta` passando e/o ci e` appena passata, etc.
Un bel ca%ino, insomma.
A complicare ulteriormente la questione si aggiunge il fatto che tanto dal lato meccanico quanto da quello elettrico sono presenti complessi sistemi (multi)risonanti: gli elementi RLC prettamente elettrici del motore (resistenza della bobina, induttanza dispersa, capacita` parassite) da una parte e quelli meccanici (attriti, masse e forze elastiche, inclusi quelli di origine "pneumatica"/acustica) dall'altra.
Si ha a che fare con un motore elettrico collegato ad un complesso sistema meccanico:
- la tensione corrisponde alla velocita`,
- la corrente corrisponde alla forza esterna applicata
Pilotando in tensione si cerca di controllare (imporre, "forzare") la velocita` al prezzo di lasciare "fuori controllo" le forze applicate (e le accelerazioni conseguenti). Cioe` si impongono forze "incontrollate", tanto piu` grandi e brutali quanto piu` preciso e` il controllo che si vuole ottenere sulla velocita` (i.e. quanto piu` alto e` il "DF" effettivo).
Pilotando in corrente viceversa si controlla la forza applicata (e quindi, tenuto conto delle altre forze in gioco, anche l'accelerazione) al prezzo di lasciare "fuori controllo" la velocita` (che ovviamente pero` "insegue" e consegue dalla forza applicata secondo i parametri fisici del sistema).
Dal mio punto di vista, mi sembra evidente che controllare precisamente la forza applicata sia meglio che cercare un (impossibile) perfetto controllo della velocita`.
Anche perche`, dato che l'accoppiamento tra il cono e l'aria non e` ne "rigido" ne ideale, anche un perfetto controllo della velocita` del cono non si tradurrebbe in onde acustiche che ne riproducono esattamente il movimento.
Ho anzi il fondato sospetto che sia proprio controllando piuttosto le forze applicate al sistema che si ottenga una migliore fedelta` di riproduzione dal lato acustico, in particolare per quei parametri dell'onda acustica che rivestono la massima importanza per la nostra percezione (e non solo per l'eliminazione degli effetti termici dimostrata da Hawksford).
Non di meno, IMVHO "in medio stat virtus": poiche` ciascuno dei due "estremi" presenta vantaggi e svantaggi e non e` quindi l'ideale in assoluto, la cosa migliore e` cercare una giusta via di mezzo, il miglior compromesso per "bilanciare" meglio che si puo` le varie grandezze in gioco nell'ottica di ottimizzare la riproduzione di quei parametri dell'onda acustica che non si possono alterare diversamente e giocare invece su altri parametri del diffusore, sul suo posizionamento in ambiente nonche` sull'ambiente stesso per bilanciare al meglio la risposta in frequenza complessiva ed ottimizzare il risultato finale anche da questo punto di vista.
Per il resto, vorrei ricordare a chi eventualmente non lo avesse ben presente che in qualsiasi ambiente reale (che non sia una camera anecoica o qualcosa che gli assomigli parecchio, tipo spazi aperti o grandi sale molto assorbenti con ascolto in campo vicino), basta spostare i diffusori di pochi cm per stravolgere completamente la risposta in frequenza effettiva in ambiente (quella che ascoltiamo...).
L'ambiente ed il posizionamento dei diffusori (ed anche dell'ascoltatore/i) nell'ambiente stesso hanno influenze ben maggiori di quelle mostrate dai grafici di George, che diventano quindi ben poco rilevanti in pratica se non a parita` di tutte le altre condizioni (ambiente e posizionamento). Ma questo conta ben poco: un sistema audio di qualita` e` come uno strumento musicale: va` necessariamente ottimizzato ed "accordato" nel suo insieme e nell'ambiente in cui lo si ascolta, che e` parte integrante ed imprescindibile del sistema stesso.
Questo e` cio` che fa` la differenza tra l'"ai-fai" di massa e la riproduzione audio di qualita`, destinata inevitabilmente a pochi appassionati disposti ad investire tempo e denaro per ottimizzare il proprio sistema nel suo insieme.
Tra parentesi questo e` anche il motivo per cui mettendo insieme "a casaccio" sia pure i migliori e piu` costosi apparecchi e diffusori non si va` da nessuna parte, ma e` necessario studiare e provare di volta in volta affinita` e sinergie delle varie parti, a partire dall'ambiente che e` sempre l'elemento primario e fondamentale. Se non si ha un ambiente adatto, anziche` buttare soldi in apparecchi e diffusori conviene piuttosto cambiare casa (non sto` scherzando!) o accontentarsi dell'ascolto in cuffia.
P.S.: vorrei anche ricordare che l'udito umano NON e` un sistema di misura lineare: al contrario, somiglia piuttosto ad un sistema di "pattern recognition" che si adatta all'ambiente e (tra le altre cose) "riequalizza" automaticamente quello che sente (un po` come il "bilanciamento del bianco" automatico che fanno telecamere e macchine fotografiche digitali).
Non a caso, siamo sensibili alle differenze e non ai valori assoluti...
Se cosi` non fosse, date le enormi differenze di risposta in frequenza da un ambiente ad un altro ed anche da un punto all'altro dello stesso ambiente, non saremmo in grado di riconoscere i suoni e men che meno il linguaggio... mentre invece, al contrario, siamo perfettamente in grado di riconoscere e.g. un pianoforte (lo strumento che ha l'estenzione di banda piu` ampia di qualsiasi altro...) e di goderci la sua musica perfino quando questo e` (barbaramente mal-)riprodotto da una radiolina portatile che e` in grado di riprodurne si e no` un paio di ottave in gamma media...
Quel che conta davvero (IMHO) e` la "coerenza interna", non la risposta in frequenza "assoluta".
Ciao,
Paolo.