vince ha scritto:
la mia osservazione vuole arrivare proprio a questo punto.
Quello che sto cercando di capire non è la questione tecnica o scientifica, ma qual è il modo di giungere all'obiettivo.
la percezione è sicuramente soggettiva (almeno me ne sono convinto) perché evoca emozioni.
Se il fine è farmi percepire le stesse emozioni che ho provato nella prima esecuzione dal vivo di un evento allora il metodo se funziona con me, fallirà per tutti gli altri spettatori, che hanno provato differenti emozioni. O no?
Senza tirare in ballo le emozioni, mi domandavo come può essere diversa la percezione (scusate se uso un termine improprio) dei suoni da parte di individui con esperienze diverse.
Mi chiedevo se esistono teorie su questo argomento...
Prendiamo un musicista nell'orchestra, un musicista in platea, un conoscitore della musica e degli strumenti e una persona che non sa associare i suoni agli strumenti.
Il primo (quello nella fila, seduto tra i musicisti) è quello con la "visione" più particolare di quello che sta accadendo: sente per lo più quello che suona lui e da un punto di ascolto molto particolare.
Il musicista in platea spesso non sente la musica, molte volte segue il suo strumento che suona. Qualche volta mi è capitato, parlando con musicisti professionisti di avere la sensazione che avessero una (mannaggia mi viene percezione) distorta di ciò che ascoltano (dal mio punto di vista, ovvio) tendono a "credere" per distorsione professionale, soprattutto quando non riescono a rilassarsi per bene, che quello che avrebbero suonato loro in quel pezzo sia proprio in bella evidenza, davanti a tutti gli altri strumenti, mentre a me potevano sembrare parti acessorie perché magari la mia mente si faceva sedurre da un'altra linea melodica più interessante.
Chi conosce la musica e gli strumenti ascolta in modo differente dal musicista che è preso dalla sindrome

... conosce i suoni e riesce a "vedere" i vari strumenti che suonano.
L'ultimo che fa? ascolta la musica e basta? forse è il più fortunato? Qualche volta ho notato che alcune persone, dopo che avevano imparato a distinguere il suono di uno strumento che prima non conoscevano, cambiano il loro modo di ascoltare quel pezzo di musica, non so bene cosa succeda, ma il fatto di riconoscere il suono fa cambiare qualcosa nella mente dell'ascoltatore.
Questi sono modi diversi di percepire o no?
Se si, forse ce ne sono mille altri e diversi.
Se si aumenterebbe la mia sfiducia nel ricercare un metodo che ha come fine quello di produrre suoni in base a come dovrebbero essere percepiti dall'uomo.
Pazienza, sono stato troppo lungo e forse i pensieri sono ancora un po' sparsi, ma la colpa è vostra
Grazie a chi vorrà scambiare qualche idea.
Vincenzo,
è chiaro che ogni esperienza è puramente sogettiva (e meno male!)
Però vi sono moltisimi aspetti che sono comuni a tutte le persone (e ne fanno una specie, anche se alla fine, ognuno è una "bestia" a sè).
Usiamo, per esempio, recettori simili (occhi ecc.), perchè la nostra fisiologia ci accomuna.
Così come l'appartenenza ad una cultura simile (e tutto il resto che puoi immaginare).
Non a caso la reazione descritta con l'esempio della foto è "comune".
Diverso invece è il voler "correlare" l'uomo ad una "entità" completamente "aliena", quale può essere, per esempio, il risultato numerico delle misurazioni dei campi sonori fisici.
L'idea che la realtà percepita sia identica alla realtà fisica è identificata con un termine scientifico ben preciso: "realismo ingenuo".
http://docenti.unimc.it/docenti/barbara ... nload/file
Da qui nascono tutti i malintesi.
Malintesi che (stranamente) compaiono solamente negli ambienti di "riproduzione audio" (ed in poche altre "parrocchie").
Nessun falsario, infatti (e per mero esempio), si sognerebbe d'avvalersi di misure delle frequenze per realizzare una copia.
Nè il liutaio (serio) ricorrebbe alla misura della risposta in frequenza.
http://www.infoapiu.it/Articolo.asp?lin ... Object=147
La sfida la "raccolse" (perdendola) Einstein:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ni-il.html
(che poi è pura leggenda, invenzione, finzione...ma anche questa storia aiuta a comprendere)
Cosa vien fuori se "misuri" una sinfonia?
Che dato utile ne ricavi (rispetto allo scopo della stessa)?
Hai mai visto come reagisce un bambino (anche di pochi mesi), dinanzi ad un brano musicale?
Riesci a "spiegare" un quadro misurandolo?
Alla fine, per tornare alla riproduzione musicale, una misura di una tensione su un transistor è utile, perchè esso ha il suo bel datasheet (con le dovute "tolleranze", ma con un comportamento fondamentalmente "tempo invariante")
(chiaramente resta comunque da studiare, cioè da capire e spiegare "perchè un transistor", "perchè quel transistor", "perchè in quel sistema" ecc. ecc.)
Una misura di risposta in frequenza in ambiente, invece, non può dirci assolutamente nulla del risultato finale.
Che, poi qualcuno la fa lo stesso, "perchè lo fanno tutti", "perchè si è sempre fatto" o "perchè non sa cos'altro fare", beh...questo è un altro discorso.
Poi, quando si tenta di approfondire certi discorsi, è chiaro che queste persone riescono a stravolgere quel che si dice, e ti fanno passare come "quello che non vuol misurare nulla" (e, come vedi, non è affatto vero. Anzi!), come quello che dice che la musica si crea nell'uomo indipendentemente da ciò che avviene fuori (altra menzogna atta a strumentalizzare) ecc. ecc.
Eppure fanno presa (ho esperienza, ormai, di come reagiscono i "lettori audiofili" a queste argomentazioni. Tante discussioni sono state fatte, anche in altri forum.Alcune sono arrivate a più di 80 pagine)
Fanno presa anche quando gli dici che pure un altoparlante, un semplice alptoparlante, è un sistema "tempo variante"...
Fanno presa, alla fine, su una "convinzione" umana diffusa:
Il "realismo ingenuo". Appunto.
O sulla "fobia" che tutte le certezze finora "assimilate" (e, così, "custodite gelosamente") possano crollare miseramente...lasciando un "vuoto".
Un "vuoto" su un hobby, per giunta.
Paradossale, non credi?
salutoni,
Fabio.