nullo ha scritto:marziom ha scritto:
Il punto credo sia proprio questo, ancora non mi (ci?) è ancora chiaro perché dobbiamo mettere l'uomo (e i suoi processi chiaramente non lineari e tempo invarianti) all'interno del sistema di riproduzione invece di fermarci "un attimo" prima ovvero al campo acustico che stimola l'uomo.
Dipende da cosa vuoi fare ovviamente, se devi costruire un poltrona salotto, usi misure standard e qualcuno ci starà bene, altri meno bene. Se parliamo di una poltrona da auto, metti qualche regolazione per adattarla in qualche modo al soggetto che la utilizza e all'uso. Se devi costruire una dentiera, ti attieni perfettamente alla persona che la deve usare, e te ne freghi degli standard, della statistica ecc. ecc.
ma scusa, Robe', icche c'entra? quando ascolti una esecuzione dal vivo adatti forse il campo acustico "ad personam"? ovviamente no. Perché allora dovrebbe essere necessario farlo per uno riprodotto?
Poi, scusami, ma se così fosse, l'impianto che va bene per te non va bene per me o per altri. Quindi non si potrebbe parlare di "HiFi" ma solo di "MyFi". A ciascuno il suo.
Il che in parte è anche vero, perché dato che la riproduzione non può essere perfetta, entrano in gioco questioni di "gusti" e preferenze personali (su quali "qualità" siano più importanti e quali "difetti" meno rilevanti/fastidiosi).
Nondimeno, se un impianto suona (veramente) bene il giudizio è sostanzialmente concorde e condiviso da parte di chiunque lo ascolti. Quindi alcuni elementi comuni e condivisi tra i diversi individui (e pertanto generalizzabili ed "oggettivizzabili") i meccanismi percettivi devono pure averli.
nullo ha scritto:Che vogliamo fare? Un prodotto al quale l'uomo si deve adattare, oppure un prodotto adatto all'uomo?
ovviamente la seconda.
nullo ha scritto:Per ora abbiamo quattro ( o più formule) che descrivono la realtà in modo forzosamente semplificato, progettiamo in base a quelle, poi verifichiamo che tutto torni in base a quelle regole ( capirai

), in seguito ascoltiamo, in genere non siamo contenti, ma a questo punto arriva Unix che ci dice che la colpa è nostra e delle nostre soggettive fisime di esseri umani (

), che le misure dicono che va bene così e siamo noi che ci dobbiamo correggere e adattare agli oggettivi riscontri... e siamo a posto!
?? non mi risulta di aver mai detto questo. Evidentemente hai frainteso grossolanamente e/o mi sono spiegato terribilmente male io. Non ho mai asserito che si debba valutare il "suono" (cioè le caratteristiche percepite, soggettive) utilizzando gli strumenti. Certo, se fosse possibile farlo (cioè se ci fosse uno strumento in grado di fornire risultati comparabili con quanto "mediamente" percepito dagli umani) sarebbe cosa molto utile e comoda. Ma sfortunatamente uno strumento del genere al momento non lo abbiamo. Ed a sentire alcuni quì non lo avremo mai. Questo è uno dei punti su cui sicuramente c'è un grosso disaccordo tra le varie opinioni.
Tanto per farla breve, la mia opinione è che la percezione soggettiva individuale è (oserei dire ovviamente) unica ed irripetibile. Su questo concordo perfettamente con Fabio. Se ascolti due volte lo stesso identico campo acustico è molto improbabile per non dire impossibile che la seconda volta lo percepirai esattamente allo stesso modo della prima.
MA, e quì sta il grosso distinguo, i meccanismi percettivi servono per permetterci di "essere in contatto" con la realtà fisica. Che al di là delle inevitabili differenze soggettive e/o del momento, viene percepita in maniera sostanzialmente simile da tutti gli esseri umani. Se io vedo un oggetto e decido che è di colore rosso, posso stare certo che, a parità di condizioni (illuminazione, ecc), qualsiasi altro essere umano (normodotato, non daltonico ed educato ad associare il nome "rosso" a quella particolare porzione dello spettro visibile...) lo vedrà rosso. Potranno esserci divergenze nelle descrizioni della intensità o della sfumatura del colore, ma di certo nessuno mi dirà che è blu o giallo.
Idem per le forme... ed anche per i suoni. Chiunque sappia cos'è una campana e ne conosca il suono la riconosce come tale quando ne sente suonare una. Se non si è "educati" a distinguerne le sfumature si possono magari confondere suoni simili (e.g. una viola con un violino, un fortepiano da un pianoforte, ecc) ma nessuno che conosca il suono di un violino e di un pianoforte confonderà mai l'uno con l'altro.
Come dire che, al di là di una certa variabilità soggettiva (e del momento), e di una (enorme) variabilità "culturale" nel riconoscimento ultimo degli stimoli sensoriali (per capirci, Fabio mi pare abbia chiamato "significazione" questo processo), evidentemente a priori esiste una sorta di "percezione media" degli stimoli sensoriali (cioè ad esempio dei suoni) prima della loro interpretazione cognitiva (che è sempre strettamente soggettiva).
Tale "percezione media" è comune e condivisa tra tutti gli individui "normali" e, se non vado errato, definisce quella che viene comunemente detta "realtà oggettiva" (anche quando si parla di realtà percepita e non "misurata" strumentalmente).
Quindi la realtà oggettiva è comune a tutti gli individui pur essendo distinta dalle singole realtà soggettive individuali.
Partendo da questo presupposto, IMHO l'esistenza dello "strumento" di cui parlavo pocanzi - cioè di uno "strumento" che permetta di valutare la realtà oggettiva in maniera simile agli esseri umani - non è affatto impossibile. Il che è come dire che la famosa "correlazione" tra la realtà fisica e la realtà ("mediamente") percepita (realtà oggettiva) esiste eccome.
Per quanto riguarda le realtà soggettive, individuali ed "immediate" (di un dato istante), IMO non ha senso neanche parlarne, non potendo essere di alcuna utilità pratica in questo contesto. Tranne forse che per la scelta di forme, colori e materiali che più ci danno l'illusione di una "migliore qualità" di ciò che vediamo. Cioè come dire giochi di prestigio, puro illusionismo. Che a me personalmente non interessano. Basta scoprire il trucco ed il trucco non funziona più...
Ciao, Paolo.
«Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»