1)Gli ambienti d'ascolto e l'ottimizzazione dell'impianto, possono prescindere dalle scelte fatte a monte in fase di registrazione e di editing?
Originally posted by nullo - 26/10/2008 : 01:49:57
Purtroppo non puoi prevedere le scelte fatte a monte.
Non sono d'accordo sul fatto che si possa riuscire a costruire un sistema di riproduzione adatto per un disco solo.
Innanzi tutto perchè non è detto che un disco sia coerente per tutto il suo "andare".
Ma sopratutto perchè non ritengo che vi siano così tanti e diversi modi giusti di registrare.
Se il danno, perciò, è fatto a monte, tu non puoi fargli più nulla.
Non puoi "compensare" con l'impianto ciò che è perso per sempre.
Bisogna perciò agire per il meglio, per quel che concerne le problematiche che competono al giradischi, ai lettori, all'ampli, ai diffusori, all'ambiente ecc.
Nel software si può solo "confidare". Se poi parte di questo è inaccettabile, ce lo dobbiamo tenere così com'è...
2)Esiste l'impianto per tutte le stagioni ed i generi musicali col loro relativo tipico modo di essere proposti?
Originally posted by nullo - 26/10/2008 : 01:49:57
Discorso molto complesso.
Dipende molto dalle aspettative dell'ascoltatore, dalla sue esperienze, dalla sua educazione, dala sua percezione.
Io cerco una riproduzione molto naturale, che offra l'essenza di reali strumenti musicali (e parlo di situazioni acustiche non amplificate)
Però, se un ascoltatore è abituato a "godere" di una parete che "trema", sarà perfettamente inutile spiegargli che quella non è musica, bensì è solo ciò che è nella sua spietata logica ed evidenza: una parete che trema, appunto.
Non è che alla base di tanti inutili scambi di bordate ci siano semplicemente obiettivi diversi?
Originally posted by nullo - 26/10/2008 : 01:49:57
Certo. Ognuno cerca dall'impianto (cosiddetto hi-fi) cioè che lui stesso è.
Cioè la somma delle sue esperienze, della sua educazione, della sua sensorialità...
Ultimamente in giro si parla di 120-130-140db, trombe con diecimila Watt, e quant'altro...come modello (pare ormai standard per parte degli audiofili) di una riproduzione volta al "masochismo", in nome di un artifiziale e dubbio realismo, tutto basato su presunte misurazioni arbitrarie di "quantità".
Che vuoi farci?
Se è per questo ci sono anche gli "emo" in crescente "escalation"...sono mode, inutile andare a spiegargli il concetto di contro-natura...
Del resto in tutte le mode, più o meno bizzare ed innaturali che siano, c'è sempre qualcosa di "naturale" (termine usato in altra accezione), nel senso che è naturale che poi nascano schiere di serpenti ed avvoltoi che assecondano la "moda", fingendo di credere nell'una o nell'altra filosofia, incoraggiando il nuovo "giusto" a fini prettamente di lucro.
Dimmi cosa e come ascolti e ti dirò chi sei, insomma.
..... bada che condivido molto del tuo approccio, ma non credo che tutti abbiano chiare le TUE esigenze.
Originally posted by nullo - 26/10/2008 : 01:49:57
Le MIE esigenze non sono un mistero.
Per ordine NATURALE delle cose, ogni evento è formalmente irripetibile.
Questo concetto, nella sua disarmante semplicità non avrebbe, di per sè, bisogno di alcuna elocubrazione filosofica, se l'uomo, in generale, fosse capace di accettarlo nella sua cristallinaquanto spietata semplicità.
Non è così, evidentemente, ed allora debbono nascere delle filosofie, atte ad "abbellire" la cruda realtà, per poterla somministrare in pillole (di saggezza).
Alcune culture orientali recitano: "il passato è storia, il futuro è un'incognita, il presente è un regalo...ecco perchè è definito presente"
Formalmente un giro di parole altisonanti, atte a spiegare in modo ornato una ovvia e cruda verità.
La ri-produzione di un suono, insomma, non dovrebbe per-seguire il vano tentativo di ri-evocare un evento, per farlo ri-vivere, tale e quale è stato. (eppure quasi tutti pensano di poterlo fare, magari armati di fonometro, curve MOL, correttori ambientali e "cremette" per i cavi).
L'unicità di un evento musicale si può descrivere in infiniti modi diversi.
Lo stato emozionale di quella sera (degli esecutori, del pubblico ecc.), le condizioni ambientali, e gli altri infiniti parametri lo fanno appartenere ad un passato non ri-evocabile, se non nel ricordo sensoriale di chi c'era.
Non esiste un violino, esistono infiniti violini...non esiste l'eseuzione di uno strumentista (per esempio la frase: "conosco Pollini, l'ho ascoltato" è senza senso. Ogni concerto. ogni esecuzione sono diversi...) non esiste un teatro, nell'idea statica del termine, esistono infiniti modi d'essere di un teatro, ecc. ecc.
Anche l'idea di presente è molto discutibile, se pensata con un fine "statico", perchè il presente è in realtà un continuo e cangiante divenire.
Non di meno, però, vi sono delle particolarità (si potrebbe azzardare l'uso del termine "punti fermi", anche se non è propriamente giusto, giacchè d iveramente fermo non c'è nulla, tranne la "testa" di certi "idiofili") che ci fanno riconoscere, macroscopicamente (cioè in un primo modo che oserei definire "grezzo" quanto esatto), la diversa natura delle cose.
Una percezione sintetica, insomma, quasi ad evocare l'ideologia dell'iperuranio platonico, che contiene le particolarità del violino, del flauto, degli strumenti tutti, come dell'acustica di un teatro o delle salienti peculiarità di un esecutore, e di tutto il resto.
Non un contenitore idealizzato nella perfezione, però, bensì l'esatto contrario, e cioè un'essenza minimale percettiva, molto più grezza, se paragonata al completo divenire "instatico" di un evento compiuto.
Quello che insomma ci fa dire (se l'oggetto appartiene alla nostra esperienza, si intenda...), senza esitazione o dubbio alcuno: "questo è un violino", questo è Syd Barrett. questo è Robert Fripp, questo è il Teatro della Scala di Milano ecc".
Un metodo di discernimento grosolano ma sicuro, una sorta di "protezione", insomma, contro l'infinito e la relatività.
Ed è su questo che io lavoro.
Su questa sorta di "minimo comun denominatore", tentando di in-vocare (e non ri-evocare) nell'ascoltatore l'idea di strumento musicale, di teatro, di esecutore, non nella impossibile ricerca di ri-produrre uno specifico evento, ma nell'intento di ri-conoscere, senza difficoltà o forzatura alcuna, l'animo dei vari strumenti musicali, come fossero appunto in-vocati in una stanza in modo prettamente NATURALE.
salutoni,
Fabio.
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"You can get more with a kind word and a gun than you can with a kind word alone."
(Al Capone)