Uh? non ho detto questo. Ho detto solo che se a noi interessa ottenere una data risposta in frequenza, piatta entro certi limiti (cioè una determinata banda passante) ed abbiamo a disposizione un circuito che dispone di un prodotto gain-bandwidth sufficiente, l'uso del NFB può essere uno dei modi per farlo. Non intendevo implicare che fosse necessariamente l'unico!Luc1gnol0 ha scritto: No, nessuna polemica infatti, Paolo, per me sarà sempre possibile ottenere un determinato prodotto banda*guadagno sia con, sia senza NFB (i cui "veri" vantaggi sono forse altri che "allargare" la banda, ovvero la "desensibilizzazione" del circuito alla variabilità dei componenti), mentre per te no:

Però non riesco a seguire il tuo ragionamento. Più che una divergenza di opinioni, mi sembra che stiamo parlando di due cose diverse...


su questo mi trovi sostanzialmente d'accordo: nel tentativo di compensare i limiti di risposta in freq. del TU, il NFB non può che aumentare il pilotaggio. Cosa che rischia di impattare con altri limiti del circuito (clipping) o del TU stesso (saturazione).Luc1gnol0 ha scritto:Per quanto riguarda i limiti di componentistica, nella mia ignoranza ho forti dubbi che un po' (o anche tonnellate) di negative feedback possa all'atto pratico essere la medicina per un cattivo trasformatore d'uscita, il quale ho l'impressione possa solo "peggiorare" con il NFB: ma di questo avremo credo presto conferma dai tuoi esperimenti, per cui spero che la mia ignoranza venga smentita.
Per inciso, è uno dei motivi per cui preferisco il NFB locale che, anziché cercare di correggere "a posteriori" i difetti del TU, porta a ridurli (nei limiti del possibile...) "a priori", sfruttandolo (facendolo lavorare) meglio grazie alla minore impedenza con cui viene "pilotato" il primario.
Per quanto riguarda il discorso CF, dal punto di vista della potenza di uscita non vedo motivi per cui -in un circuito ben ottimizzato- questa dovrebbe essere sostanzialmente diversa da quella ottenibile con il carico sull'anodo.
Va da se che però il carico "ottimale" per ottenere la max potenza in uscita non è lo stesso nei due casi: in generale, il max trasferimento di potenza si ha quando l'impedenza del "generatore" è uguale a quella del carico. Per effetto del NFB locale in CF l'impedenza del "generatore" è più bassa, per cui lavorare in CF con lo stesso carico che useresti sull'anodo equivale ad utilizzare un TU con impedenza riflessa più alta sull'anodo. Ne consegue che l'impedenza di uscita si abbassa e la linearità aumenta, ma per contro la potenza max si riduce (per altro non si può neanche lavorare con un carico riflesso molto più basso, perché sorgono altri problemi).
...perché, la EL84 cos'èLuc1gnol0 ha scritto:Di converso si può inferirne che uno stadio d'uscita ad inseguitore catodico potrebbe avere ben altro impatto sull'impedenza d'uscita con un tetrodo a fascio, od un pentodo.


Oh, sempre parlando di potenza max ottenibile, un problema (temo insolubile) del CF è che il NFB locale altera pesantemente le caratteristiche del tubo, trasformando il tetrodo/pentodo in un nuovo dispositivo (che ha le caratteristiche di un triodo) a prescindere da come è collegata la g2. In queste condizioni non so come si comporti l'efficienza anodica (in altre parole, non so se sia ancora possibile ottenere quella del pentodo o se al contrario non si può superare quella del triodo).
La stessa cosa accade anche con il NFB "placca-griglia" (o Schadeode che dir si voglia); in questo caso si ha però il non trascurabile vantaggio di poter "dosare" quasi a piacimento la quantità di NFB applicato così che, partendo da una connessione a pentodo, si può ottenere un nuovo dispositivo con qualsiasi caratteristica "intermedia" si voglia. Cosa comodissima quando si vuole/deve utilizzare un TU preesistente che ha una impedenza riflessa (entro certi limiti) diversa da quella ottimale per il tubo "as is". In altre parole, entro certi limiti si può adattare "l'impedenza interna" del tubo al carico offerto dal TU variando la quantità di NFB locale applicato.