Con questo termine (invero altamente ambiguo e fuorviante) intendono una riproposizione in ambiente domestico delle pressioni sonore misurate in un evento live.
Risulta sin troppo facile comprendere le motivazioni che conducono a questa semplicistica conclusione: “All’evento ci sono quelle pressioni sonore, se le ripropongo in casa sono nel giusto, nel reale. Qualsiasi alterazione di queste pressioni sonore conduce al non reale”.
Nulla di più sbagliato, naturalmente!
L’intento di creare una sensazione/emozione fisiologicamente vicina ad un evento “live” (non uso il termine “riprodurre”, perché nulla è riproducibile in natura....figuriamoci un evento ormai lontano nello spazio/tempo…) è cosa non banale, e non può essere perciò liquidata con dozzinali quanto facili analogie di siffata specie, né è percorribile senza considerazioni riguardanti le qualità ed i fenomeni che caratterizzano l’intero sistema software-impianto-ambiente-tempo-utente.
Innanzi tutto c’è da dire che la percezione cambia da soggetto a soggetto, da ambiente ad ambiente, da momento a momento ecc. ecc.
Cosicché in particolari situazioni e momenti possono risultare fastidiosi i pochi decibel di una sveglia (i quali saranno percepiti come particolarmente intensi, e ricordati nel tempo come tali) come può risultare ammaliante un pieno orchestrale (molto più “intenso” della sveglia, se misurato), cosicché sarà percepito (e ricordato) come emozione piacevole, piuttosto che fastidiosamente intensa.
Le varie misurazioni, in tal senso, sono completamente inutili, vista l’adattività sensoriale, la selettività, l’elaborazione (e molto altro ancora) proprie del cervello umano.
Vi è una risposta completamente diversa ai vari stimoli sensoriali, rispetto a quello che comunemente misuriamo come livello sonoro, dinamica, risposta in frequenza ecc. ecc.
Già la risposta sensoriale all’attacco, risulta molto più veloce rispetto al rilascio, così come esiste un meccanismo predittivo, uno equalizzante, uno comprimente ecc. ecc. tali da mettere fuori gioco qualsiasi tipo di misura.
Molto si è detto e scritto in questo senso, negli ultimi anni, quindi non è difficile approfondire i vari argomenti di psicoacustica, vista la considerevole mole bibliografica esistente oggigiorno.
A questo punto si potrebbe dedurre che il livello di ascolto di un sistema hi-fi vada regolato secondo la propensione recettivo/sensoriale personale, in relazione ai vari momenti ed alle varie situazioni, ed in generale così dovrebbe essere.
Vanno fatte però diverse altre considerazioni.
La prima è che esistono livelli sonori comunemente (ed in ogni caso) fastidiosi e/o deleteri, ed anche quelli pericolosi.
Curioso è lo studio di A. Peretti e R. Pompoli, sul Rumore e Ambienti scolastici, perché vi sono delle considerazioni legate ai conseguenti danni, difficoltà e ritardi nell’apprendimento.
Lo studio ha valutato l'incidenza del fattore "rumore alla mensa" sui risultati ottenuti da test condotti a scuola.
Sono stati constatati dei ritardi nell'apprendimento della lettura ed errori di disattenzione più frequenti negli allievi che pranzano a scuola.
I livelli sonori rilevati nelle mense si aggirano mediamente intorno ai 85dB(A). Dopo 30 minuti di esposizione a tali livelli sonori occorre un'ora di recupero sotto l'aspetto nervoso!
Alcune esperienze di insonorizzazione delle mense scolastiche con riduzione del livello di rumorosità di 13 dB(A) hanno dimostrato un comportamento dei ragazzi totalmente modificato.
Va detto comunque che è anche cambiato il modo di far musica, così come sono cambiati nel tempo gli strumenti musicali.
E se certe orchestre oggi tendono ad essere più potenti, questo non significa che sia un bene (fisico e psichico).
Così come non è detto che si debba prendere a modello le sale delle discoteche più “spinte”, né certi concerti “elettrici” estremizzati, che posson esser sì un pittoresco modo di far musica di un dato “stile” o di una data epoca, ma che vanno anche analizzati per quel che sono, con tutte le implicazioni culturali relative (specie quelle che portano al “massacro” sensoriale), con la coscienza che il relativo software spesso è creato in studio, e quindi non ha un livello sonoro di riferimento sensoriale, perché non rappresenta neanche una registrazione di un evento reale.
Un altro e fondamentale aspetto, nel valutare un livello di ascolto a casa, è quello del mascheramento.
Oggi sappiamo che più è alto il livello sonoro, più è pesante (sia in frequenza che in efficacia) l’effetto di mascheramento.
Se un tono di 1kHz a 50db non arriva a mascherare segnali di 2kHz e 5db, diverso è il discorso per un tono di 1kHz a 90db, che riuscirà a mascherare segnali ben oltre i 10kHz!

In definitiva, più è intenso il tono e più il suo effetto di mascheramento sarà esteso in frequenza (verso l’alto) e devastante, in assoluto.
Perciò, chi pensa di ottenere riproduzioni cosiddette “realistiche”, andando a cercarsi 100, 110 o 120db o 130db, in effetti andrà solo a perdersi una marea immane di informazioni, proprio nella preziosissima porzione acuta di banda, caratteristica, tra l’altro, degli armonici!
Capisco che a questo punto qualcuno vorrebbe obiettare che lo stesso fenomeno accade durante un concerto “live”, e che quindi non è preoccupante.
In realtà le cose stanno diversamente, proprio per la natura dell’apparato umano orecchio/cervello.
Tralasciando tutte le implicazioni dovute alle varie distorsioni del sistema software-impianto-ambiente, possiamo considerare l’effetto di mascheramento come una delle peculiarità del “sistema umano”.
Se fosse efficace al 100% in qualsiasi situazione, avremmo grossi problemi di percezione.
Ci sono altre peculiarità selettive, sia per schemi che per generale discernimento, che ci permettono di concentrare l’attenzione in modo selettivo.
Tali caratteristiche rispondono a meccanismi molto complessi.
Una di esse, per esempio, è il cosiddetto Cocktail Party Effect, studiato da E. C. Cherry nel 1953.
Senza entrare nel dettaglio (chi vuole approfondire può sempre “googlare” il termine) la differenza sostanziale tra l’evento live e la riproduzione domestica, che rende molto diverso il problema del mascheramento, risiede nel vivere l’evento sensorialmente in modo completo, con una corrispondenza spaziale esatta, che coinvolge anche i riferimenti visivi.
Perciò, avendo innanzi a noi l’evento reale, ci si può concentrare verso qualsiasi particolare, anche fosse il più “silente” degli strumenti musicali presenti, individuandolo visivamente e captando tonalmente le sue emissioni, con l’aiuto anche della sua precisa collocazione spaziale, finanche “leggendo" i movimenti e mettendo in azione gli schemi predittivi del nostro complesso sistema di elaborazione sensoriale (per esempio è automatico il seguire i discorsi anche osservando il movimento delle labbra delle persone, acutizzando le nostre capacità di comprensione, cioè di ricezione del messaggio, così come interpretando la gestualità tutta).
Questa tipologia di percezione, naturalmente, è impossibile davanti ad una riproduzione condotta con un paio di altoparlanti (ma anche quattro o cinque o dieci non cambia nulla…eh!)….
Non vi è, davanti a noi, nessuna collocazione spaziale reale, né la possibilità di una individuazione ed analisi visiva…
Ciò rappresenta perciò una insormontabile distorsione temporale e spaziale, nonché una grave deficienza di input sensoriali, a partire da quello visivo, che è fondamentale per le operazioni di selezione uditiva dei singoli (o singoli gruppi) di “messaggi”, nonchè per la schematizzazione predittiva.
Ecco perché l’effetto di mascheramento è massimo davanti ad un impianto hi-fi, e non lo è invece in un evento reale, ove possono essere attivate le altre capacità sensoriali/elaborative del “sistema umano”.
Mi fermo con l’ovvia conclusione:
Più alzate il volume dell’impianto, e più perdete preziose informazioni.
L’ideale è trovare un volume moderatamente confortevole in un ambiente d’ascolto molto silenzioso.
Altro che livello “realistico”…ci si imbatte solo col mascheramento “duro”, cioè il nulla!
…e, naturalmente, quel che ho scritto sinora non è tutto.
È solo la punta di un iceberg…
Saluti,
Fabio.
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"You can get more with a kind word and a gun than you can with a kind word alone."
(Al Capone)