Stando solo sul VAS, ti spiego quello che non passa dal tuo discorso:
1. Il VAS è definibile

a "transimpedenza" per la semplice ragione che l' uscita risultante è uno swing di tensione , ma è formato da uno stadio a transconduttanza caricato da un generatore di corrente (+ relativo carico di cui sotto...). Questo concetto appare e scompare dal tuo tomo, quindi "non passa"...
Ok, allora diciamo che le componenti che contribuiscono a formare il carico del VAS (e a trasformarlo da amplificatore di corrente in VAS) sono; imho, tre:
1) La rete di reazione locale parallelo-parallelo (lineare se i componenti sono lineari)
2) L'impedenza riflessa dal carico attraverso il beta dello stadio finale (non lineare salvo provvedimenti ad hoc)
3) Il carico che polarizza l'uscita del VAS (lineare se si tratta di resistenze, non lineare negli altri casi): che poi questo carico sia un generatore di corrente, una rete bootstrap o l'uscita di un VAS speculare per il momento lo lasciamo in sospeso.
Di questi tre componenti, l'unica che ha la possibilità di prestabilire l'impedenza di uscita del VAS in modo non troppo casuale è la prima. Le altre due, a meno che non si tratti di una resistenza pura e semplice; contribuiscono in maniera troppo legata alle tolleranze dei dispositivi attivi per poterci fare affidamento.
2. Uno stadio a guadagno come il VAS ha sempre una impedenza di uscita elevata, quindi non è mai un "generatore di tensione". In realtà, in barba alle definizioni di molti autori, un vero stadio a transimpedenza dovrebbe comprendere anche la sezione di uscita (ad inseguitori), perche la definizione corretta di transimpedenza sarebbe quella postata da Alieno. Non esiste "transizione di impedenza" in uno stadio a guadagno costruito in quel modo, che non sia data dal parallelo tra la resistenza di carico dello stadio con quella interna dei dispositivi (qualche Kohm mediamente).
Ok, queste sono considerazioni basate su componenti reali con tutte le loro imperfezioni (che, se combinate in maniera fortunata, possono fare veramente tanto per la fama di "bensuonante" di parecchi amplificatori... ma ciò non toglie che imperfezioni sono e rimangono). Per semplificare ho ignorato *apposta* che tanto l'amplficatore di corrente tanto il generatore che gli fa da carico hanno una impedenza di uscita finita. Questo per evitare di far venire gli occhi storti alla gente su una questione che alla fine la si può vedere, molto prosaicamente, come l'aggiunta di un resistore di carico (non lineare ahime) in parallelo a quanto già definito in precedenza. Se ora supponi i dispositivi componenti il VAS e il suo carico attivo come ideali (o quasi ideali ma praticamente tali se si usa per entrambi un cascode) vedi da te che gli unici contributi importanti per il carico del VAS sono quelli definiti al punto (1) e (2) di cui sopra.
3. Affermi: " Senza condensatore o senza una qualche tipo di impedenza che collega ingresso e uscita di questo stadio *non* abbiamo un VAS ma un normale amplificatore di corrente.....". La reazione locale non centra nulla con il funzionamento dello stadio.
Nossignore, la retroazione locale è *determinante* per le caratteristiche di funzionamento di questo stadio. Se non si capisce il suo ruolo qua dentro semplicemente non si può capire perché tanti amplificatori suonano "diverso" nonostante abbiano schemi in tutto e per tutto equivalenti.
Uno stadio a tranconduttanza come quello diventa un "amplificatore di tensione" per la semplice legge di ohm, ossia ponendo un rapporta tra la resistenza di carico (sia essa formata dallo stadio successivo come nei casi che citi o da una semplice resistenza posta verso massa o Vcc come molti fanno) ed il guadagno di corrente che lo stadio a transconduttanza genera. L' ammontare di NFB locale modifica semplicemente il guadagno complessivo, e il Cdom ne determina il polo dominante a bassa frequenza, quindi il decadimento di gain in frequenza.
Domanda: una retroazione locale di quel tipo modifica o non modifica le impedenze di ingresso e di uscita di quello stadio? - a prescindere da altri contributi esterni ad esso che concorrono a definirla.
Peraltro, se si volesse ottenere una bassa impedenza con la NFB, si dovrebbe praticamente annullare (o quasi) tutto il guadagno di tensione, come in qualche passaggio tu dici, per cui che io sappia nessuno usa quel metodo locale per ottimizzare lo stadio.
Infatti. Se si vuole tenere alta la riserva di guadagno per la controreazione non si può quasi fare altrimenti. Ma questo non è né gratis, né privo di conseguenze.
Semmai ci si mette uno stadio inseguitore locale, in modo di fare un "vero stadio a transimpedenza" completo prima dello stadio di uscita vero e proprio.
Che è infatti la soluzione più semplice... tra l'altro applicata estremamente di rado a quel che ho visto in giro finora. Perfino un famoso superfinale di Aloia (pubblicato su Suono a puntate nella prima metà degli anni ottanta) anziché adottare questo rimedio si è andato a complicare la vita con il triplo inseguitore di emettitore (che comporta problemi molto grossi di stabilizzazione termica e, di conseguenza, di stabilità del punto di lavoro e della distorsione di incrocio che diventano piuttosto "casual". Non penso di essere il solo ad essermi accorto come molti amplificatori a stato solido cambino suono *semplicemente per il cambio di stagione* che varia la temperatura media dell'ambiente - Se poi si vanno a vedere anche le variazioni stagionali della corrente di riposo c'è di che far riperdere i capelli ai calvi, garantito).
Sarebbe poi utile capire in che relazione una rotazione di fase del carico di uscita si ripercuota sul VAS. Di sicuro in termini di variazioni di carico, perchè gli stadi finali sono spinti ad erogare più o meno energia istantanea, ma che il carico del VAS diventi "reattivo di riflesso" è un concetto molto singolare.
Se la parte che esercita il carico riflesso sulla composizione totale del carico effettivo del VAS è più o meno "annegata" dalle altre componenti la parte reattiva verrà contrastata di conseguenza (perché le altre componenti riducono il Q disponibile) ma se questo non accade (e, se si usano cascodi nel VAS *non* accade) ti ritrovi una componente riflessa anche per la parte reattiva; anzi, per dirla tutta ti ritrovi lo stadio finale che con le sue non linearità trasforma il comportamento delle componenti reattive "pure" del carico in quelle molto meno pure di un *varactor* con le conseguenze che ti lascio immaginare.
Ed io che pensavo che in un generatore di tensione (uscita a bassa impedenza) la relazione di fase V/I si riflettesse sul generatore solo in termini di energia istantanea da erogare...
Se il generatore di tensione è *davvero* un generatore di tensione per così dire "nativo" le cose vanno come dici tu. Se invece lo diventa solo in virtù della retroazione *generale* di tutto il circuito allora ci possono essere delle sorprese.
Insomma, Piercarlo, va bene disquisire in vario modo, va bene sbagliarsi su qualche termine (come capita pure a me), ma non capisco il senso di fare descrizioni cosi "colorite" e di conseguenza molto forvianti.
Sinceramente non penso proprio di aver fuorviato nessuno. A meno che descrivere "4" come "1+1+1+1" invece che "2+2" sia fuorviante, io non sto facendo altro che esporre le cose con un'attenzione diversa ai particolari rispetto a quello che fanno altri. Se avevo le stesse cose da dire degli altri neppure mi ci provavo a scrivere... concedimi almeno questo.
En passant: tutte queste cose "fuorvianti" sono per me abbastanza stagionate dal tempo (un buon vent'anni!) e, se ora mi azzardo a scriverle per gli altri è perché andando a vedere il lavoro *di altri* certamente più "sicuri" di me ho trovato, con un sviluppo diverso del discorso, esattamente le stesse cose che avevo raggiunto per conto mio (alcune per caso, altre per studio ma comunque avendo a che fare esattamente con gli stessi circuiti su cui si rompevano la testa anche gli altri).
En passant 2: un'altra ragione per cui mi azzardo a scrivere le mie "corbellerie" è che ne ho viste e sentite in giro di ben peggiori... Almeno, per quel che mi riguarda, imprecisioni di vocabolario a parte, so quello che dico e di cosa parlo. Che poi non voglia dire le mie cose in modo troppo "ortodosso"... bhe, è una scelta: a me interessa cercare di farmi capire da chi naviga le mie stesse acque. Per descrizioni e posizioni più "ufficiali" c'è gente molto più qualificata di me per farlo (e a cui ne viene almeno in tasca qualcosa, magari in termini di seggioloni più comodi su cui guadagnarsi lo stipendio: a me l'unica cosa che viene in tasca è... il non annoiarmi alla TV!
Ciao
Piercarlo