nullo ha scritto:
Quando ho cominciato a sperimentare certe cose, qui tutti mi prendevano in giro, proprio per quello , come se tutto il resto non lo fosse. Però, pian piano, un minimo di padronanza in quelle cose l'ho raggiunta.
Misureaudio ha fatto un accenno all'uso di feltri o altro assorbente nell'intorno delle casse, anche al centro fra i due box aggiungerei. Provato da tempo ed assolutamente impressionante il passo in avanti nella capacità di dipanare la matassa e facilitare l'ascolto in diversi termini.
Quali misure, quale tecnica, quale pensiero dietro a questi gesti?
Ho due segnali uguali che si sommano e ottengo una sorgente virtuale al centro, l'iterazione genera un campo perfetto? Proprio uguale ad uno singolo posizionato al centro con energia doppia? Se no, perché e cosa fare altrimenti?
Ritengo che la sperimentazione rappresenti le fondamenta di qualsiasi disciplina. Nel pensiero idealistico questo aspetto non sempre viene considerato importante e a volte anche necessario...
L'uso dei feltri, di cui ha fatto accenno Misureaudio,è una estremizzazione di un accorgimento per ridurre o eliminare quasi tutte le influenze negative che entrano in gioco con l'utilizzo dei diffusori acustici in un ambiente tipo:diffrazione,riflessioni,impressioni di suono scatolato,impressioni di mancanza di ariosità,interferenze tra i vari trasduttori di uno stesso diffusore,risonanze possibili dei pannelli costituenti il diffusore,compressione delle tridimensionalità con conseguente migliore godimento dell'ascolto come risultato finale(in sintesi quello che accade).
Questo accorgimento lo trovo effettivamente eccellente per i risultati che si ottengono i quali devono essere però anche aiutati da un trattamento ambientale. Ho usato anch'io i feltri(vari anni addietro) ma in maniera molto diversa e limitata e ne comprendo quindi i possibili vantaggi.
Non credo sia solo sufficiente un controllo del T60 nel campo di frequenze più critiche (500-10khz) che deve essere,come è stato detto più volte, abbastanza inferiore al sec(dipende anche dalla grandezza dell'ambiente di riferimento in quanto ambienti grandi non richiedono necessariamente tempi molto bassi),affinchè il programma da riprodurre non perda d' intelligibilità,ma è necessario SPEZZARE anche ogni possibile interazione negativa tra i due diffusori , l'ambiente e tutto ciò che è presente compreso le varie apparecchiature utilizzate e questo si potrebbe operare solo sperimentalmente inserendo di volta in volta unità assorbenti con superfici non lisce(i materiali utilizzabili sono molteplici e c'è solo l'imbarazzo della scelta anche in base alle personali esigenze estetiche),isolando meccanicamente dal pavimento e dalle influenze della propagazione fisica delle onde di pressione( da tutte le frequenze dello spettro audio) tutta la catena di riproduzione.
Perchè molti non lo fanno?
La risposta mi sembra fin troppo banale: il fattore estetico sembra sia prevalente rispetto alla qualità finale(ti immagini quante casse acustiche si venderebbero se fossero tutte foderate di materiali fonoassorbenti sporgenti e dall'aspetto poco piacevole?)...e poi quanto costerebbe approntare un simile allestimento in un ambiente con tutte gli accorgimenti possibili descritti?
Lo potrebbe fare solo un grande appassionato anche con discrete disponibilità visto che le cifre da spendere sarebbero poco trascurabili. Quanto di questi studi sarebbe poi applicabile alla produzione industriale?
Sarebbe tutto ristretto al settore dell'esoterismo forse...
Tu dici: "Ho due segnali uguali che si sommano e ottengo una sorgente virtuale al centro, l'iterazione genera un campo perfetto?"La domanda posta in questi termini la trova sbagliata...scusami se dico questo!
Se parli di campo perfetto ritengo che tu sia fuori binario...partiamo dal presupposto che esiste un campo(reale?) e basta che va registrato e poi riprodotto(con i limiti che ci sono)...quello che succede in pratica si conosce parzialmete e ci rende consapevoli delle problematiche da affrontare intervenendo là dove possiamo anche con piccoli accorgimenti limitatamente alle nostre necessità-possibilità.