Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

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gluca
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da gluca »

Luc1gnol0 ha scritto: Buon divertimento.
cazzo! ti sei trattenuto troppo ... :wasntme:
"i was looking back to see if you were looking back at me to see me looking back at you"
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Echo
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da Echo »

nullo ha scritto: il netto particolare della ricostruzione prospettica che non risentiva della posizione di ascolto, cosa MAI potuto vedere prima e che non mi è capitato dopo.
...una curiosità: questo aspetto sei riuscito ad ottenerlo nel tuo sistema o comunque (visto che da quanto scrivi mi sembra di capire di no) pensi di asserti avvicinato in qualche modo?
...siate affamati, siate folli!! S.J.
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stereosound
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da stereosound »

Avendo inserito uno schema a blocchi sulla percezione dei suoni vi posto la relativa spiegazione.
Ripeto che questa è una mia libera teorizzazione e non vuole o deve essere considerata come
pretesa di verità...http://www.audiofaidate.org/forum/viewt ... 9&start=60
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da nullo »

stereosound ha scritto:ALa memoria storica si arricchisce quindi sempre di nuovi dati ma è anche capace di apportare delle correzioni ai dati temporanei raccolti ingannando quella tempo reale su alcuni aspetti che la volontà non accetta o condivide o in base ai modelli di riferimento presi a campione che non hanno corrispondenza con l’osservazione percettiva e che non sono considerati di utilità.
Per chiarirci meglio si può dire che la memoria storica è anche capace di modificare la percezione entro certi limiti facendola apparire più adatta alle nostre aspettative,più conforme ai nostri modelli… fino alla possibile falsificazione dei dati raccolti(ma questa è un’altra storia).
Infatti si era parlato anche di tali meccanismi di inganno, una "zucca" come Unix o come un altro mio amico che ha la sua preparazione culturale, è portata a negare evidenze chiare, perché ritenute impossibili per loro, ciò che accade ad uno spettatore che tranquillamente guarda segare a metà l'assistente di un illusionista. Quella potrà essere veramente uccisa, potrà gridare, potremo vedere i visceri in terra, ma noi penseremo sempre ad un inganno.

Si può fare riferimento anche a quanto detto da Vice prima, su cosa ascolti un musicista nella musica, cosa un melomane e cosa un audiofilo.

Nei primi esperimenti di cineproiezioni, è noto come gli spettatori fuggissero davanti alla locomotiva in bianco e nero che veniva loro incontro, ora si sposterebbero a fatica, con le proiezioni in 4D.

Per la questione dei suoni musicali occorre un vocabolario comune, se intendiamo la musica così, come comunemente si ascolta è un conto, se intendiamo il suono degli strumenti e delle voci così come sono in natura e in ambienti dedicati ( non defraudati delle loro prerogative), è un'altra
Ciao, Roberto

Conoscete qualcuno che scelga i propri apparecchi ed accessori con le misure e non con l'ascolto degli stessi in un particolare contesto?
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nullo
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da nullo »

Echo ha scritto:
nullo ha scritto: il netto particolare della ricostruzione prospettica che non risentiva della posizione di ascolto, cosa MAI potuto vedere prima e che non mi è capitato dopo.
...una curiosità: questo aspetto sei riuscito ad ottenerlo nel tuo sistema o comunque (visto che da quanto scrivi mi sembra di capire di no) pensi di asserti avvicinato in qualche modo?
E' un argomento spinoso e lungo da sviscerare, appena ho tempo, fra oggi e domani, proverò a mettere qualche spunto, ma davvero è un casino. Ti anticipo che sono riuscito, grazie ad una drastica riduzione del mascheramento, a separare i suoni tra loro, è già molto :smile: , che sono individuabili le sorgenti ed, in diversi casi, il percorso sonoro nel tempo e la localizzazione del punto di generazione di alcune eco. Inoltre è possibile verificare come certe eco, siano commisurabili perfettamente al livello del suono che le va a creare.

Il problema è che in molti dischi si assiste ad un patetico collage di suoni ( col loro corredo dimensionale) mescolati a caso dal fonico, in altri casi, il tutto si fonde perfettamente dando luogo ad una discreta sintesi. Per mantenere credibili livelli dei rapporti dimensionali, devi però accettare le limitazioni imposte dalla ripresa e dalle dimensioni originarie della scena che si va a riprodurre. Più facile "vedere" presente e reale una persona che parla o canta davanti a te, che può essere in primo piano, più difficile inquadrare una orchestra enorme, un coro e i solisti, che dovranno essere contenuti in una scatola decisamente diversa da come saresti abituato a vedere dal vivo.

Fondamentale è quindi anche il SW, Lorenzo dice inoltre che non si può prescindere da una determinata sorgente analogica, ma io non ho potuto far confronti col CDP, nel suo contesto. Qualcosa di simile e spero di minimamente adeguato, io dovrei metterla in campo non prima della prossima primavera.
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da stereosound »

nullo ha scritto:

Si può fare riferimento anche a quanto detto da Vice prima, su cosa ascolti un musicista nella musica, cosa un melomane e cosa un audiofilo.
Tutto è legato al proprio bagaglio di conoscenze con le varie esperienze che hanno contribuito a formare la memoria storica. La memoria però non può essere considerata solo un magazzino/archivio passivo dove poter riprendere o attingere semplici dati ma in effetti rappresenta la nostra personale storia con le nostre inclinazioni ,caratteristiche intellettive ,bagagli culturali,atteggiamenti emozionali ed irrazionali,capacità di razionalizzare. Per questa ragione la percezione ,per quanto possa riguardare una fenomenologia esteriore(apparentemente oggettiva) appartenente al mondo che ci circonda,ha una sua connotazione personale che la contraddistingue. Non è sempre ripetibile in noi stessi allo stesso modo(qui ci sarebbe molto da dire)...figuriamoci se può essere identica a quella di altri individui. L'individualità,nella sua complessità,seppur nella genericità di una semplice percezione, è una peculiarità non duplicabile ...
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da nullo »

Alcuni spunti di riflessione sono sparpagliati in questo forum in una miriade di discussioni, sarebbe bello ordinarle un giorno.

Intanto sottolineerei che:
http://www.soqquadro.org/public/redazio ... ri%203.pdf

Cercare di definire la musica è un po' come cercare di definire la poesia: si tratta cioè di un'operazione felicemente impossibile. […]

La musica è tutto quello che si ascolta con l'intenzione di ascoltare musica". (L. Berio)*

Luciano Berio,Intervista sulla musica., R. Dalmonte(a cura di), Editori Laterza, Roma –Bari, 2007 . p.6-7

Vorrei reintrodurre nella discussione le presenze ingombranti di mascheramento e congruenza e, se possibile, qualcuno provi a dirmi come questi, si possano analizzare strumentalmente, se non con elementi di blanda importanza.

Per tornare anche sul discorso di come si possa mettere in atto nella riproduzione una "presenza" di un evento che si possa "osservare" come credibile da più punti di ascolto, non potendo andare oltre l'intuizione e la copia ( rif a quanto cancellato da Luca :smile:), non mi resta che tornare a chiedere.

Il mascheramento è un fenomeno perfettamente naturale, come e quando esso diventa inaccettabile e cattivo?

Noi ascoltiamo anche brevi campioni di suono (attraverso le finestre temporali che gli altri suoni ci lasciano aperte), e ci bastano per ricostruire con tutta tranquillità quanto ci interessi ( si può fare riferimento alla lettura veloce e/o orientativa, per chiarire cosa s'intenda e la sua iterazione con la memoria storica citata da Max), se queste finestre presentano caratteri inconciliabili tra loro ed il messaggio nella sua interezza, ce ne accorgiamo? Si può considerare che questo alteri la percezione del messaggio inteso come sequenza ordinata?

Si è detto in precedenza che non sappiamo bene come raccogliere il messaggio durante il primo evento, in ogni caso, riproporlo in ambiente riverberante sappiamo che crea problemi, sappiamo anche cosa succeda nel volume di aria compreso tra le pareti? In altre parole, trattare le pareti perimetrali è sufficiente?

Quando l'onda di pressione attraversa un volume già perturbato da quanto espresso in precedenza, subisce delle modificazioni?

Alla luce di quanto chiesto sopra, quando noi introduciamo in ambiente DUE segnali (Dx e Sx) provenienti da due ( o peggio più) punti diversi, possiamo sempre considerare una banale somma di quanto emesso nei vari punti, o l'interazione è in realtà molto complessa e incide pesantemente nella nostra analisi interpretativa?

Infine, cosa caspita è, cosa rappresenta, cosa comporta e perché è importante questa benedetta e auspicata congruenza fra vari segnali che andiamo a ricevere quando analizziamo un messaggio sonoro?

Se è importante, come la si raggiunge?
Ciao, Roberto

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da stereosound »

nullo ha scritto:
Vorrei reintrodurre nella discussione le presenze ingombranti di mascheramento e congruenza e, se possibile, qualcuno provi a dirmi come questi, si possano analizzare strumentalmente, se non con elementi di blanda importanza.


http://fisicaondemusica.unimore.it/Mascheramento.html.
Ultima modifica di stereosound il 07 nov 2010, 12:22, modificato 1 volta in totale.
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da UnixMan »

nullo ha scritto:Infatti si era parlato anche di tali meccanismi di inganno, una "zucca" come Unix o come un altro mio amico che ha la sua preparazione culturale, è portata a negare evidenze chiare, perché ritenute impossibili per loro, ciò che accade ad uno spettatore che tranquillamente guarda segare a metà l'assistente di un illusionista. Quella potrà essere veramente uccisa, potrà gridare, potremo vedere i visceri in terra, ma noi penseremo sempre ad un inganno.
il problema è esattamente questo. Ma mi pare che dimentichi che la cosa è vera anche al contrario... se vedessi la stessa scena in un contesto diverso, dove non ti aspetti che sia una finzione, crederesti che sia reale anche se non vedi una sola goccia di sangue. Appunto come gli spettatori delle prime proiezioni cinematografiche che scappavano perfino di fronte ad una immagine bidimensionale in bianco e nero. Se non trovi il modo di verificare oggettivamente quello che percepisci, non puoi sapere se quello che percepisci è reale o è solo una illusione.

Se poi per te l'importante è solo l'illusione è un altro discorso. Finché funziona, per te (ma in generale non per altri) potrebbe andare benissimo avere solo quella.

Se però vuoi ricavare delle informazioni utili che ti consentano di poter progettare/modificare un sistema fisico per ottenere una riproduzione che sia oggettivamente migliore (cioè migliore non solo per te in quel particolare contesto, ma per chiunque anche in contesti differenti), devi per forza trovare il modo di "oggettivizzare" le tue percezioni soggettive, separando la realtà (oggettiva) dall'illusione (soggettiva e momentanea).
Ciao, Paolo.

«Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da stereosound »

La percezione a "ragion veduta"consiste in una molteplicità di paragoni dove conta l'esperienza(anche collettiva) che, attraverso il pensiero razionale,può correggere errori di valutazione o situazioni ingannevoli...questo è ovvio !!!
Il problema sussiste però quando siamo costretti a fare comparazioni tempo-reale con precedenti esperienze fatte sempre allo stesso modo dove il confrontato può subire distorsioni(della percezione soggettiva) di qualsiasi genere.
Il potere dell'autoinganno è un rischio che si corre molto frequentemente...se siete seduti su un treno(fermo) e ne avete uno affianco visibile dal finestrino che è fermo sull'altro binario, COME FATE A CAPIRE/DEDURRE(subito) quale dei due si muove prima? Un esempio banale ma significativo.
Penso che questa piccola esperienza sia capitata quasi a tutti...ma è solo uno dei vari esempi di disorientamento di una semplice percezione.
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da nullo »

UnixMan ha scritto:Se non trovi il modo di verificare oggettivamente quello che percepisci, non puoi sapere se quello che percepisci è reale o è solo una illusione.

Se poi per te l'importante è solo l'illusione è un altro discorso. Finché funziona, per te (ma in generale non per altri) potrebbe andare benissimo avere solo quella.
Hai totalmente travisato il contenuto del mio intervento, che si limitava a cogliere l'importanza delle aspettative e della capacità di analisi dettata dalla soggettività e dalle esperienze pregresse. Il mio amico era teso a trovare un giudizio, il tintinnio che c'è all'inizio del Pink panther theme di H. Mancini era troppo ricco di eco, per essere in una stanza piccola e zeppa di assorbente, egli si girava intorno per trovare un perché e ha fatto le più assurde ipotesi sulle problematiche di fase ed altro, prima di rassegnarsi al fatto che erano semplicemente incise nel disco e lui non le aveva mai potute ascoltare nel suo contesto, per cui ( per lui), altrettanto semplicemente NON dovevano esistere.

La difesa era quella di trovare a tutti i costi un difetto nella nuovo sistema, proprio perché è una "zucca" tosta. Se avesse ascoltato a lungo (e senza preconcetti dati come scontati e perfetti) avrebbe, con tutta tranquillità, trovato il bandolo della matassa.

Edit, stavo leggendo qua e là cose attinenti a questi argomenti e.... e per caso mi sono imbattuto in queste righe, dicono a volte il caso :grin: :
L. Russo ha scritto:L'esigenza di far congruire le diverse informazioni ci porta durante l'ascolto a mettere in atto tutta una serie di trucchi con i quali si evita di far nascere il problema da dover poi risolvere.
Se io mi METTO con l’ATTEGGIAMENTO di non volermi meravigliare allora riesco pure a non meravigliarmi ( cervello che opera in condizioni comandate…..pregiudizi etc); poiché di questi trucchi e meccanismi ognuno mette in campo i suoi ditemi voi se quello che ascolta uno può essere paragonato a quello che ascolta un altro.
Una cosa simile è accaduta qualche settimana dopo, ne ho parlato con PG, un ing. di Milano, appassionato e progettista di hifi, si è messo davanti ed è subito partito con l'intento di schematizzare, l'ho invitato a lasciarsi andare e dopo diverso tempo a cominciato a cogliere vari e interessanti aspetti, da cui è scaturito un ottimo scambio di idee, cosa di grande interesse per me.

Un altro mio amico che ascolta a livelli che rendono letteralmente ballerine le mura di casa con le Missouri di Aloia, è entrato in crisi, e la cosa non si è risolta, perché non riusciva ad accettare che si potessero ascoltare i suoni gravi con livelli omogenei al resto, senza che la sua pancia vibrasse per i colpi riprodotti.
UnixMan ha scritto: Se però vuoi ricavare delle informazioni utili che ti consentano di poter progettare/modificare un sistema fisico per ottenere una riproduzione che sia oggettivamente migliore (cioè migliore non solo per te in quel particolare contesto, ma per chiunque anche in contesti differenti), devi per forza trovare il modo di "oggettivizzare" le tue percezioni soggettive, separando la realtà (oggettiva) dall'illusione (soggettiva e momentanea).
Sei completamente matto :smile: :rofl: , ma mi rimangio tutto appena mi hai dato una incontrovertibile definizione di musica riprodotta in modo oggettivamente migliore per chiunque.

in ogni caso avevo scritto a Luca e ripropongo per te:
La voglia di avere continuamente ospiti di cui guardo con avidità le reazioni, che interrogo senza suggerir loro in alcun modo una particolare visione, non la puoi conoscere né intuirne l'importanza.
Ciao, Roberto

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da nullo »

stereosound ha scritto:
nullo ha scritto:
Vorrei reintrodurre nella discussione le presenze ingombranti di mascheramento e congruenza e, se possibile, qualcuno provi a dirmi come questi, si possano analizzare strumentalmente, se non con elementi di blanda importanza.


http://fisicaondemusica.unimore.it/Mascheramento.html.
Le varie domande erano rivolte in particolar modo a te, vorrei conoscere almeno sinteticamente, il TUO punto di vista al riguardo.

Davvero è possibile affermare che il segnale riprodotto in un determinato punto dello spazio è pari alla somma algebrica dei ecc. ecc.

Ma in quel punto quello che c'era prima e quello che ci sarà dopo, non conta?

Ma il fatto che arrivino proprio lì, due segnali (l +r) presi in due o più punti diversi, con fase vattelapesca, tempi vattelapesca e accompagnati da eco vattelapesca, è quanto di più normale noi ( uomini, non microfoni) ci dobbiamo aspettare di trovare nel famoso campo sonoro fotocopia che si vorrebbe tentare di produrre?

Il fatto stesso che quei due segnali siano presenti, non comporta una particolare forma distorsiva? Come possono non mascherarsi vicendevolmente?... e se lo fanno come possiamo porvi rimedio?
Ciao, Roberto

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da stereosound »

nullo ha scritto:
Le varie domande erano rivolte in particolar modo a te, vorrei conoscere almeno sinteticamente, il TUO punto di vista al riguardo.
Davvero è possibile affermare che il segnale riprodotto in un determinato punto dello spazio è pari alla somma algebrica dei ecc. ecc.
Ma in quel punto quello che c'era prima e quello che ci sarà dopo, non conta?
Il fatto stesso che quei due segnali siano presenti, non comporta una particolare forma distorsiva? Come possono non mascherarsi vicendevolmente?... e se lo fanno come possiamo porvi rimedio?

In sintesi,pur non ritenendomi abbastanza esperto di problemi inerenti al mascheramento e alle influenze nefaste delle riflessioni ambientali in sede di ascolto,ritengo non sia corretto pensare di tentare un approccio
sistematico ed analitico allo scopo di cercare a tutti i costi un modello. Spesso l'effetto del mascheramento impedisce di cogliere/percepire al meglio segnali di diversa intensità ma uguale frequenza spostati leggermente nel tempo oppure segnali di di uguale intensità ma di frequenza diversa. In questo caso tuttavia l'elaborazione uditiva viene ingannata fisicamente da questa fenomenologia,per cui vediamo questo impedimento unicamente come un possibile difetto di percezione(visto in questi termini di rimedi credo non ce ne siano a meno che non si possa disporre un un apparato uditivo bionico molto performante che sappia distinguere senza mascheramento). L'apparato uditivo/percettivo,nella sua globalità, non può essere affatto paragonato ad uno strumento di misura nè ad un trasduttore per misure acustiche come per esempio una testa artificiale od un microfono posizionato in modo più o meno strategico.
Già in fase di registrazione/ incisione si presentano i problemi relativi alle riflessioni ambientali(seppur parziali visto che la cura del tempo di riverberazione della zona di ripresa è finalizzata a ridurre proprio questo effetto deleterio) che insidiano la ripresa microfonica dell'emissione diretta dello strumento in sala di registrazione(molto dipende anche dalla risposta polare del microfono utilizzato , dal num. dei microfoni installati,dall'influenza di altri strumenti da riprendere nelle vicinanze). Una buona parte di riflessioni già sono,più o meno presenti ,in una incisione tipo(chi è abituato ad ascoltare musica dal vivo e musica riprodotta in ambienti differenti si accorge subito delle enormi differenze all'ascolto). Già nel missaggio finale quindi,secondo le tecniche di ripresa adottate,è presente una percentuale di un campo riverberato che viene poi riprodotto insieme al resto dell'incisione.
Nella riproduzione dell'incisione in un ambiente tipo,appunto, andiamo ad aggiungere alla stessa un ulteriore campo riverberato(con tutti i possibili problemi di cancellazione,sovrapposizione,battimenti) generato dal nostro ambiente che va ad inficiare ulteriormente il programma riprodotto...che cosa ne esce? se sapessi rispondere analiticamente a questa domanda potrei aver risolto molti di questi problemi.
Fortunatamente sta alla nostra capacità di elaborare , correggere ed adattare ,entro certi limiti però,in quanto con l'aiuto della memoria ,tramite l'attività attenzionale, andiamo a compensare cercando di operare anche una correzione di tutti i possibili errori spazio-tempo-ampiezza presenti nella riproduzione...per poterci al meglio rappresentare l'esecuzione.
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da marziom »

nullo ha scritto: ... Il mio amico era teso a trovare un giudizio, il tintinnio che c'è all'inizio del Pink panther theme di H. Mancini era troppo ricco di eco, per essere in una stanza piccola e zeppa di assorbente, egli si girava intorno per trovare un perché e ha fatto le più assurde ipotesi sulle problematiche di fase ed altro, prima di rassegnarsi al fatto che erano semplicemente incise nel disco e lui non le aveva mai potute ascoltare nel suo contesto, per cui ( per lui), altrettanto semplicemente NON dovevano esistere.
...un déjà vu! :wink:
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

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nullo ha scritto:
Per la questione dei suoni musicali occorre un vocabolario comune, se intendiamo la musica così, come comunemente si ascolta è un conto, se intendiamo il suono degli strumenti e delle voci così come sono in natura e in ambienti dedicati ( non defraudati delle loro prerogative), è un'altra
Prima di poter provare ad utilizzare un vocabolario comune bisognerebbe almeno essere d'accordo sulle teorie da prendere come modello di validità..!questo credo non sarà possibile per ragioni troppo ovvie.
Già sulla definizione di realtà vi sono diversi intendimenti spesso completamente opposti dato che le scuole di pensiero,se ci sono,non sono le stesse per tutti. Ciascuno vorrebbe far valere le proprie ragioni secondo i presupposti e gli assiomi da cui parte. Non è affatto facile uscire da questa piccola prigione culturale...
Ciò che noi definiamo SUONO è solo il risultato di un processo percettivo complesso tant'è vero che non è possibile misurarlo in nessun modo. Sappiamo bene invece ciò che è misurabile e che definiamo "grandezza fisica"indipendentemente dalla legge che rispetta. Non è assolutamente detto che una percezione si ripeta allo stesso modo in tutte le persone: non esiste ,certamente,una sorta di unicità di modello adattabile a tutti a cui poter fare riferimento e già questo complica ulteriormente qualsiasi tentativo di razionalizzare/standardizzare. Poi dire : se intendiamo il suono degli strumenti e delle voci così come sono in natura...
Gli strumenti e le voci in natura ,come suono,non esistono! esistiamo noi che diamo a loro questa inesatta definizione: in pratica(realtà!!!)questi strumenti e voci o ciò che li rappresenta acusticamente sono dentro di noi come memoria di una o più percezioni acquisite. "Ho letto in rete che qualcuno, nel contesto di un ascolto, dava valore anche alla attività percettiva della vista... e forse alla fantasia(ma sarebbe stato troppo complicato inserirla), e le due realtà spazio-temporali devono essere congruenti altrimenti si creano conflitti insanabili ecc.ecc... poi c'è il cervello che elabora(sempre a detta sua)..." Queste affermazioni le trovo riduttive anche se abbastanza giuste ma pur sempre riduttive. Perchè si parla di cervello e non di mente o attività mentali?! E' la mente che elabora con il processo delle sue molteplici funzioni..poi l'attività percettiva coinvolge tutta la persona .Non è solo l'udito con la vista ad essere sufficiente per una percezione completa anche se si può tranquillamente ascoltare ad occhi chiusi.Poi quella che è stata definita" fantasia" non è altro che la capacità della nostra memoria di costruire eventi non vissuti o ricostruire eventi vissuti o mescolare ambo le attività/possibilità con risultati eccezionalmente variegati quasi infiniti...infatti potremmo ascoltare della musica solo anche pensando,vedere qualcosa ad occhi chiusi,persino volare come se fossimo alati...tutto questo è il ricco patrimonio di tutte le percezioni che ci portiamo dentro e che possiamo utilizzare anche a nostro piacimento oltre che in condizioni diverse...
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da UnixMan »

nullo ha scritto:Davvero è possibile affermare che il segnale riprodotto in un determinato punto dello spazio è pari alla somma algebrica dei ecc. ecc.

Ma in quel punto quello che c'era prima e quello che ci sarà dopo, non conta?
Robbe', ma secondo te l'aria ha una memoria? (...come l'acqua secondo gli omeopati?)

Almeno alle pressioni di interesse, l'aria è un sistema sostanzialmente lineare ed invariante. Vale la sovrapposizione degli effetti.

Nell'aria non ci sono (non esistono) "più suoni" distinti ed indipendenti. In ogni dato punto dell'ambiente esiste semplicemente l'aria, la cui pressione varia continuamente nel tempo. Ed è questa variazione continua della pressione che definisce il "suono" in quel punto.

L'onda di pressione acustica è analoga al segnale elettrico. In un caso hai una tensione che varia rispetto al tempo, nell'altro a variare è una pressione. Ma è sostanzialmente la stessa cosa. L'unica differenza è che l'onda acustica (così come un'onda EM emessa da una antenna) è libera di propagarsi nelle tre dimensioni, interagisce con l'ambiente, viene riflessa, interferisce con se stessa, forma onde stazionarie, ecc. Quindi in ogni punto dello spazio esiste un'onda diversa (è per questo che se ti sposti il suono cambia...).
Ciao, Paolo.

«Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da nullo »

UnixMan ha scritto:
nullo ha scritto:Davvero è possibile affermare che il segnale riprodotto in un determinato punto dello spazio è pari alla somma algebrica dei ecc. ecc.

Ma in quel punto quello che c'era prima e quello che ci sarà dopo, non conta?
Robbe', ma secondo te l'aria ha una memoria? (...come l'acqua secondo gli omeopati?)
Quando è contenuta in una stanza sì...
nullo ha scritto:Ma in quel punto quello che c'era prima e quello che ci sarà dopo, non conta?
Quello che c'era prima è ancora presente o no, se siamo un una stanza chiusa?... e quello che arriva dopo non troverà una stanza ancora occupata?

Ma la cosa su cui mi interessava avere dei pareri è la seguente:
nullo ha scritto: Ma il fatto che arrivino proprio lì, due segnali (l +r) presi in due o più punti diversi, con fase vattelapesca, tempi vattelapesca e accompagnati da eco vattelapesca, è quanto di più normale noi ( uomini, non microfoni) ci dobbiamo aspettare di trovare nel famoso campo sonoro fotocopia che si vorrebbe tentare di produrre?

Il fatto stesso che quei due segnali siano presenti, non comporta una particolare forma distorsiva? Come possono non mascherarsi vicendevolmente?... e se lo fanno come possiamo porvi rimedio?
Forse è possibile eliminare o ridurre la componente ambientale, ma come possiamo ridurre l'influenza reciproca fra i due canali? Oppure ritieni/ritenete che non esista il problema?
Ciao, Roberto

Conoscete qualcuno che scelga i propri apparecchi ed accessori con le misure e non con l'ascolto degli stessi in un particolare contesto?
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stereosound
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da stereosound »

nullo ha scritto:
Forse è possibile eliminare o ridurre la componente ambientale, ma come possiamo ridurre l'influenza reciproca fra i due canali? Oppure ritieni/ritenete che non esista il problema?
Come faresti ad eliminare(impossibile) o ridurre(possibile)la componente ambientale se già l'incisione la contiene in parte e quale effettivo miglioramento potremmo ottenere? (credo che limitando al massimo la componente ambientale potremmo addirittura peggiorare qualcosa).
Max
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Luc1gnol0
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da Luc1gnol0 »

UnixMan ha scritto:Nell'aria non ci sono (non esistono) "più suoni" distinti ed indipendenti. In ogni dato punto dell'ambiente esiste semplicemente l'aria, la cui pressione varia continuamente nel tempo. Ed è questa variazione continua della pressione che definisce il "suono" in quel punto.

Ancora col campo: chi rileva la pressione? Un microfono? Un sistema biologico orecchio-cervello? Fa senz'altro differenza nel caso in cui si assuma che le singole informazioni contenute nel segnale trasmesso dal campo siano tra loro intercorrelate. E' (ovviamente) un elemento in più: il segnale registrato porta informazioni alterabili dalle riflessioni e dalle interferenze del segnale trasmesso? Si può accettare come ipotesi, ovvero revocarla in dubbio. Se la si accetta, la tua descrizione citata non ha motivo di essere portata avanti.
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Ciao, Luca

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UnixMan
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da UnixMan »

Luc1gnol0 ha scritto:
UnixMan ha scritto:Nell'aria non ci sono (non esistono) "più suoni" distinti ed indipendenti. In ogni dato punto dell'ambiente esiste semplicemente l'aria, la cui pressione varia continuamente nel tempo. Ed è questa variazione continua della pressione che definisce il "suono" in quel punto.

Ancora col campo: chi rileva la pressione? Un microfono? Un sistema biologico orecchio-cervello?
?? io stavo parlando del campo acustico di per se stesso, quindi la domanda non è pertinente. Verosimilmente un microfono ed un orecchio umano rispondono diversamente ad uno stesso campo acustico, ma dal punto di vista del campo la cosa è irrilevante.
Luc1gnol0 ha scritto:il segnale registrato porta informazioni alterabili dalle riflessioni e dalle interferenze del segnale trasmesso?
domanda insidiosa e non banale. È ovvio che le interazioni con l'ambiente scombinano le cose e che riflessioni, riverberi, inetrferenze ecc alterano sensibilmente il campo. Si tratta però in tutti i casi di trasformazioni lineari ed invarianti e pertanto, IIRC, dal punto di vista fisico l'informazione trasportata dal campo non cambia.

Nondimeno, tutti questi fenomeni - che possiamo classificare come distorsioni lineari - alterano per così dire la "forma" in cui tale informazione è "presentata" e possono quindi essere notevolmente influenti (e deleterie) per quanto riguarda la "decodifica" di tali informazioni. Come sicuramente avviene nel caso di un ascoltatore umano, la cui percezione può cambiare significativamente a causa dell'ambiente (tutti ne abbiamo abbondante esperienza diretta...). E qui effettivamente entrano in gioco anche fenomeni percettivi/psicoacustici quali il mascheramento, ecc.

Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con la pretesa che l'aria (o l'ambiente) abbiano una qualche sorta di "memoria" acustica e/o che siano tempo-varianti. :!:

Una interpretazione (IMHO) più corretta è che la nostra percezione non è invariante rispetto alle trasformazioni lineari del segnale (il che è la scoperta dell'acqua calda... :lol: ).
Ciao, Paolo.

«Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»
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