Egr. Direttore BLUE PRESS,
ho sempre cercato di sottrarmi ad un confronto scritto con lei perché non reputo sia possibile per me addivenire ad un incontro costruttivo con le sue idee e/o affermazioni (il suo concetto di "buon prodotto" ha pochi punti di contatto con il mio): nondimento, visti i suoi gentili saluti le rendo la cortesia.
Vede caro Luca lei è libero di credere o meno alle mie affermazioni.
L’unica cosa certa è che la mia è un’azienda che da lavoro a molte persone e che sta crescendo anno dopo anno, caso raro nel nostro piccolo e asfittico mercato editoriale.
Se non crede alle mie affermazioni almeno creda ai propri occhi: CHF è passata in poco meno di 2 anni da una gestione casuale delle uscite (6/7 uscite l’anno assolutamente casuali) ad una gestione programmata delle uscite (nel 2007 saranno 11 uscite alle quali si sommeranno le 4 dei Quaderni). Questo vuol solo dire una cosa: una situazione florida e un mercato in crescita!
Io non ho detto di non crederle, almeno, non ho detto di non crederle solo per partito preso.
Mi pare piuttosto di avere detto che i dati che porta sono al momento e per noi indimostrati e/o non verificabili.
Come il dato riferito ai lettori
"sopra quota 10.000 al mese (dati fonte InterRete)".
Per gli utenti del Forum, non professionisti della carta stampata, a cui si rivolge, non è nemmeno astrattamente possibile verificare tale dato, nemmeno come supposizione indiretta: l'unica
InterRete di cui si trova traccia in
Rete difatti è una Agenzia Letteraria che non annovera tra i propri
servizi noti quello di affidabili rilevazioni di questo tipo.
Peraltro, come ho scritto altrove, io le riconosco dei meriti sotto il profilo "quantitativo". Con (per me ovvi) alti e bassi.
Alti e bassi significa solo che credo sia più o meno da appena dopo l'estate del 2003 che la BLUE PRESS si occupa a vario titolo di CHF.
Mi pare che fosse alla prima edizione della mostra Roma Hi-End: ricordo la soddisfazione dell'allora Direttore Costa (o forse era GMB?) per gli accordi appena raggiunti con la BLUE PRESS, non ancora ufficiali, non ancora pubblici, ma certi, certi che avrebbero portato risorse ed idee nuove, a cominciare dal cambio della gestione della pubblicità (BLUE PRESS appunto), della stampa, della distribuzione a partire (mi pare) dal numero 67 (dunque quasi un terzo dei fascicoli di CHF porta la sua impronta, ormai).
Dunque, dicevo, sono tre anni e mezzo che BLUE PRESS fa concorsi a premi, sondaggi, editoriali, sforzi, per rilanciare, lanciare o consolidare la rivista: sono passati quasi quattro anni ed ancora ci sono scivoloni o particolari da rodare, e critiche, che a mio parere mal si conciliano con una situazione ben ottimizzata, ma piuttosto con una ancora in divenire, *come è giusto che sia* (dato anche che, mi pare, non abbiate preso completamente in mano la situazione da... subitissimo: o no?).
Non devo citarle uno per uno i numeri della rivista con uno o più aspetti "sotto tono", dalla fine del 2003 (67) allo stigmatizzato scivolone "Aloia/Callegari" (93), per supportare qualcosa di cui avrà contezza in altri termini e per altre vie.
Peraltro questa supposta incredulità, oltre che su impressioni e motivazioni personali, è basata anche su quanto lei stesso ha detto, e che io considero se non una contraddizione rispetto ad "una situazione florida e un mercato in crescita", piuttosto come un'altra angolazione da cui osservare il lavoro che ha potuto svolgere, e la situazione della rivista.
Il mio intervento
C(HF)attiverie varie , in seguito al quale lei ha ritenuto di replicare qui, è avvenuto ad un anno di distanza da un altro suo noto intervento in questi ambienti, sul
VHF del suo Bebo Moroni in cui si è evidenziato lo stato di difficoltà di CHF (e del suo settore). Come sia avvenuto il miracolo economico in 12 mesi di recessione/stagnazione economica credo sia un altro dei meriti quantitativi da doverle ascrivere. O sono troppo tagliente se mi permetto questa che vuol essere solo una battuta?
Da ultimo mi consenta un appunto: ma io e lei ci siamo per caso conosciuti o le ho fatto qualche torto? Le faccio questa domanda perché noto in ogni suo intervento una punta di acrimonia che non comprendo.
La punta non è di acrimonia, ma di disappunto: frustrazione per non aver più soddisfazione da un prodotto che mi ha ben accompagnato per almeno sei-sette anni.
Come sa ogni passione, la squadra del cuore, l'idea politica, l'autocostruzione, l'amore, ha un che di ridicolo, e non potrebbe non averlo, che a volte si chiama attaccamento, a volte in altri modi: e se non si può essere più attaccati a qualcosa o a qualcuno, spesso ridicolmente lo si attacca.
Per quanto riguarda la conoscenza personale, no, non ho avuto il piacere di conoscerla.
Trancia giudizi come se fosse un esperto del settore editoriale e, soprattutto, mi accredita di affermazioni che io no ho mai fatto.
Lei dice che il mio motto sarebbe “Vi taglio i viveri”. A chi? A lei? E’ per caso un collaboratore che ho allontanato? Suvvia, siamo seri. Io non ho tagliato i viveri a nessuno, semmai i viveri ce li ho messi, visto che qui si stava per morire d’inedia e ancora oggi la fame detta legge!
Non capisco bene a quale delle mie opinioni si riferisca, né a quale affermazione che le avrei "messo in bocca": mi perdonerà se per quest'unica risposta non mi documento in maniera completa.
Se si riferisce al "conticino della serva" sul bilancio di CHF, non credo occorra essere osservatori tranchant della scena editoriale per rendersi conto che ci sono poche pagine di pubblicità sulla rivista: le tariffe sono pubbliche, per cui è relativamente agevole fare una grossolana stima. Se poi si aggiunge che alcune di queste pubblicità fanno capo ad alcuni "technical contributor", si può considerare come non "per difetto" tale grossolana stima. E come già detto, il mero prezzo di copertina non porta in cassa risorse economicamente ingenti. Tutto ciò è sufficiente a far immaginare un bilancio economico che ha vie diverse da quelle canoniche di una rivista indipendente perché autorevole ed autorevole perché indipendente (nei limiti del possibile) dal settore di riferimento. Come l'esempio di NE e della vendita di Kit (argomenti portati anche da altri).
In generale poi, la frase
Vi taglio i viveri! io non l'ho mai definita come un suo motto, come agevolmente riscontrabile: era un calembour, malriuscito, sull'espressione del mio interlocutore - "taglio editoriale" - e sulla mia frustrazione nei confronti dei contenuti attualmente veicolati dalla rivista.
Ed infine no, non sono un collaboratore giubilato: non sono nemmeno in grado di collaborare a CHF, per miei evidenti limiti tecnici, figuriamoci!
Posso piacerle o non piacerle, questo è un suo problema, non mi venga a dire però che chi mi precedeva faceva meglio il mio mestiere perché, se così fosse stato, oggi qui non ci sarei io a parlare con lei! E non mi racconti la storiella che loro erano puri appassionati e io invece sono uno che guarda solo al vil denaro perché, chi ci ha conosciuto, a questa proprio non può crederci!
No, adesso è lei che non dovrebbe (continuare a) mettermi in bocca cose che non mi pare affatto di aver mai scritto: io non ho dato la patente di "santi" ai suoi ex collaboratori/colleghi/soci/stipendiati.
Ho detto solo quel che è notorio: che Binari & Costa erano coinvolti sotto due diversi profili. Erano (sono?) dei professionisti della carta stampata (e peraltro non ricordo di aver espresso giudizi sulle loro capacità) ed erano (sono) degli appassionati (per quanto riguarda Costa, credo anche qualcosa di più che un appassionato). E soprattutto erano due.
Lei invece è un professionista della carta stampata, ma non è un appassionato di autocostruzione, e credo nemmeno di alta fedeltà, con il "vizio" di esporsi pubblicamente, quindi di dover "affabulare", forse retaggio delle sue docenze. Ed è *solo*.
Tutto questo, lo ribadisco, fa per me una differenza: lei non è tecnicamente in grado di valutare i contenuti veicolati dalla rivista CHF, deve affidarsi ai suoi collaboratori, esterni ed interni, e perciò ha un feedback indiretto e meno reattivo, principalmente basato - credo - sull'andamento economico, che poco o nulla può dire circa l'andamento della "qualità intellettuale" della stessa. Secondo me.
Posso anche provare a proporle un paragone, non so quanto preciso, né quanto "azzeccato", a supporto di questo "Secondo me".
Per quel che mi risulta, la Ford Focus Iª serie ha avuto un buon successo di vendite. Come qualche meccanico potrà confermare, la Ford Focus Iª serie era sostanzialmente la precedente Ford Escort un poco riveduta, più o meno corretta, ma sostanzialmente semplicemente ricarrozzata. In seguito son venuti anche motori riveduti o nuovi, per via delle mutate normative etc, ma la sostanza non muta di molto. Per la Ford una buona operazione economica, per me un prodotto non innovativo, intellettualmente non di qualità elevata, dunque non "qualitativamente" apprezzabile. C'è da dire, offerto ad un prezzo "onesto", inferiore a gran parte dell'allora concorrenza (e quindi tutti contenti?).
Al contrario, i Costa ed i Binari (ed i Chiomenti ancor più) potevano valutare immediatamente la bontà tecnica delle proposte fatte al pubblico, e questo gli permetteva sia di soddisfare meglio le aspettative, sia di proporre contenuti via via sempre migliori: lei sa che non si è ritrovato tremila abbonati per caso, se li è ritrovati (e magari li ha anche incrementati) per i contenuti espressi prima della sua discesa in campo.
E forse anche perchè il numero di riviste del settore è drasticamente calato, non solo in Italia.
La realtà vera è che io mi espongo sempre in prima persona, con nome e cognome, in ogni occasione. e lei, come la gran parte dei frequentatori dei Forum, invece non lo fa. Questo è il motivo principale per il quale non mi piacciono i Forum: perché sono troppe le persone che si fanno scudo dell’anonimato per dileggiare e denigrare gli altri.
Guardi Bassanelli, la lamentela circa l'anonimato dei forum la lasci ad altri personaggi, la prego.
Anche perchè, casi come quello di Bebo Moroni insegnano, non basta perdere il lavoro, o anche la faccia, perchè certe identità accertate perdano il diritto ad esprimere opinioni più o meno importanti nelle conseguenze, in certi (questi) ambienti.
Un esempio recente, che non riguarda la BLUE PRESS (così non si sente tirato indebitamente, con acrimonia, in ballo!), riguarda il sig. Benedetti, noto critico e recensore di apparecchi analogici (giradischi, bracci, testine, dischi in vinile, ecc...) per Audio Review, che rispondendo alla domanda: -
"mi sai dire il canale destro su che parte del solco è inciso?" - ha scritto: -
"il canale destro, ma guarda un po', è inciso sul lato desto del solco... Sivvabbè, destro guardando da che lato? Guardando la testina da davanti." - quando INVECE è scientificamente certo, noto e notorio che questo benedetto canale destro si crea algebricamente tramite somma e differenza tra i segnali incisi sul disco, e non sta né a destra, né a sinistra (un po' come Marco Follini?) del fisico solco.
La questione non è di lana caprina, perché il richiedente aveva problemi, su detto canale destro, di mistracking (brutta cosa, brutto suono, evidentissimo, specie se hai una bella Koetsu da 10,000 euro) e sulla base della summenzionata corbelleria il sig. Benedetti ha sentenziato quale cura per il sofferente lettore/acquirente/audiofilo/"forumaro":
In altre parole, il canale destro è inciso sul lato esterno del solco quindi se hai distorsione da mistraking sul canale destro l'antiskating è insufficiente.
Crede forse che l'attuale *massimo* recensore dell'analogico in Italia, colui che fa vendere le Koetsu da 10,000 euro, subirà qualche vulnus da questa pubblica corbelleria? Sarà possibile querelarlo? Per abuso della credulità popolare? Non lo credo, e nemmeno lo auspico.
Questo è il motivo principale per il quale non mi piacciono le riviste di audio, e non mi piace più ciò che è diventata CHF: perché né gli articolisti, né il Direttore, nè l'Editore rispondono della scarsa qualità dei contenuti che veicolano (scarsa per il mio concetto di "buon prodotto" di cui in premessa).
Per di più, voglio specificare, io non credo di dileggiarla: esercito un diritto costituzionalmente garantito, anche e specie sui forum, il diritto di critica.
Dico che lei non mi piace granché come Direttore, ruolo "politico" e non "economico".
Anzi, come consiglio unicamente pro domo Bassanelli, e per di più gratuito, le ho suggerito di trovarsi un Direttore, che si occupi con cognizione di causa della linea editoriale di un prodotto di nicchia (e che qualche volta le faccia pure da parafulmine, magari), che esprima la passione che lei, per sua natura ed interessi, non ha. Consideri pure che se ci spenderà forse del denaro, ne dovrebbe guadagnare senz'altro in mancanza d'astio (ricevuto).
Mi scusi lo sfogo, ma sinceramente ogni volta che leggo una sua critica, non mi capacito di tanto astio. Ci tengo anche a precisare che non ho nessun appunto da rimproverarle, ci mancherebbe altro. Lei ha espresso le sue critiche in maniera alle volte un po’ troppo tagliente ma sempre civilmente e nel rispetto reciproco. Ed io le ho risposto, credo, con la stessa enfasi ma anche con lo stesso rispetto reciproco. Tutto qui.
Originariamente inviato da BLUPRESS - 08/03/2007 : 16:06:09
Io la ringrazio di non volermi q