mi inserisco per un appunto di interesse generale:
le resistenze da 0,1% indicate nello schema devono essere da 0,1%.
Il matching tra le resistenze del ponte finale determina la resistenza di uscita dello stesso. Non basta accoppiarle con il tester, perchè è spesso un ordine di grandezza meno preciso.
Se non si trova il valore esatto riportato nello schema è possibile usare valori vicini, purchè allo 0,1%.
_________
Piergiorgio
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E' vero, Io ho riscontrato un aumento di THD molto rilevante tra prototipi con res. "accoppiate" con errore di circa 0.2 -0.5% e "originali" con tolleranza dello 0.1%, anche perchè normalmente il grado di variazione tra resistenze dello stesso lotto è stabilizzato in valori molto minori, per cui con le 0.1% la qualità di accoppiamento è mediamente intorno al 0.05% di tolleranza...
ciao
Mauro
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Ho usato un diodo led blu su conn3 e uno giallo (flash) in serie ad una resistenza da 1K2 su conn2.
Ho ottenuto l'effetto ottico che volevo, ma il secondo led su conn 2 assorbe troppa corrente e impedisce al relè delle uscite di attivarsi. Il led blu su conn3 invece si accende.
Non ho provato a cambiare le resistenze del circuito di protezione perchè il mio trasformatore ha guarda caso anche un secondario 10V 200mA con cui penso di realizzare una piccola alimentazione per il led.
Potrei anche provare a mettere i due led in parallelo, ma mi piaceva di più l'idea di averne uno che si accende subito e l'altro quando si attivano le uscite.
Ho ottenuto l'effetto ottico che volevo, ma il secondo led su conn 2 assorbe troppa corrente e impedisce al relè delle uscite di attivarsi. Il led blu su conn3 invece si accende.
Non ho provato a cambiare le resistenze del circuito di protezione perchè il mio trasformatore ha guarda caso anche un secondario 10V 200mA con cui penso di realizzare una piccola alimentazione per il led.
Potrei anche provare a mettere i due led in parallelo, ma mi piaceva di più l'idea di averne uno che si accende subito e l'altro quando si attivano le uscite.
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Gulp... :o ehm...ma, guardando la rev C, a cosa servono R6 ed R7?


Comunque, in breve:
R7 ed R10 formano il partitore che determina il loop di NFB globale. Il guadagno in tensione ad anello chiuso dell'ampli e` dato proprio da Av=R7/R10 (C9 serve a far si` che il guadagno dell'ampli diventi unitario per la DC in modo da minimizzare l'offset di uscita).
(per visualizzare la cosa, puoi pensare che e` come se l'insieme del 318+3886+circuiteria annessa formassero un nuovo op-amp configurato come amplificatore non invertente...).
Gli altri componenti che ci sono intorno (R42/C32, C10, cosi` come R43/C34 [con R39] ed R37/C30) fanno parte del complicato schema di compensazione che determina molte delle caratteristiche peculiari di questo ampli.
R5, R6, R8 ed R9 invece formano il "ponte" della Howland Current Pump, cioe` (insieme ad R3) formano la rete di NFB che trasforma il 3886 in un generatore di corrente controllato in tensione (AKA VCCS, Voltage Controlled Current Source/Sink), che e` in effetti il "cuore" di tutto il progetto.
Per inciso, ovviamente il comportamento della HCP approssima tanto piu` un VCCS "ideale" quanto piu` il "ponte" e` bilanciato, cioe` tanto piu` R5/R6=R8/R9... per essere piu` precisi, nello schema in questione ad R6 va` aggiunta la Zo dello stadio a monte, ovvero all'uscita del 318 (tenuto conto ovviamente degli effetti del FB locale "interno" attraverso il pin 8 del 318 stesso nonche` di C10), per cui la relazione precedente andrebbe riscritta come R5/(R6+Zout)=R8/R9 ovvero, supposto R5=R6 ed R8=R9 (come e`, tolleranze a parte), tanto piu` Zo->0.
In prima approssimazione l'impedenza in questo punto dovrebbe essere trascurabile rispetto ad R6 (i.e. Zo<<R6) ma, entro certi limiti, certamente essa "modula" la caratteristica di trasferimento della HCP che, a sua volta, determina l'impedenza di uscita ad anello (globale) aperto e, di conseguenza, ha importanti ripercussioni sulla "risposta" (*) complessiva dell'ampli.
(*) N.B.: ovviamente intendo dire "risposta" in senso ampio: non parlo banalmente della risposta in freq. su carico resistivo costante, ma e.g. delle variazioni del DF al variare del carico e della frequenza, etc.
Una delle cose interessanti e "divertenti" di questo schema probabilmente e` proprio questa... c'e` una infinita` di modi in cui se ne puo` alterare e controllare il funzionamento... vedi ad es. le varie Rev. A, B e C dello stesso Mauro.
Per inciso (e due

Infatti, l'impedenza di uscita ad anello chiuso e` data dall'impedenza di uscita del VCCS divisa per il tasso di NFB globale in tensione. Ma il guadagno in tensione ad anello aperto NON e` costante, in quanto questo e` determinato dalla transconduttanza del VCCS moltiplicata per l'impedenza del carico stesso... il che fa` si` che il tasso di NFB globale (e quindi l'impedenza di uscita) variano con il carico!
In definitiva, il DF anziche` variare linearmente con il carico (come farebbe nel caso di un generatore di tensione reale con impedenza di uscita =/= 0 ma costante) varia con il quadrato di Zload!
Ora, nel caso del my_ref di Mauro, dato che il guadagno e quindi il DF si mantengono sempre su livelli molto alti (se non per impedenze di carico prossime allo zero), questo ha probabilmente poche conseguenze pratiche...
ma apre la strada ad una infinita` di possibili sperimentazioni se si fa` in modo che invece il DF non sia sempre cosi` alto!
Se ad es. si progetta il tutto in modo che il DF sul carico nominale (4 od 8 ohm) sia dell'ordine dell'unita` o giu` di li`, si dovrebbe ottenere un risultato interessante: lo smorzamento sale molto rapidamente al crescere dell'impedenza del carico (risonanze) mentre decresce altrettanto rapidamente nei "picchi di assorbimento" (antirisonanze).
In definitiva, si dovrebbe riuscire ad ottenere qualcosa che approssima un generatore di tensione nelle risonanze ed un generatore di corrente nelle antirisonanze.
Questo quindi potrebbe portare ad avere un amplificatore che, entro certi limiti, riunisce i vantaggi del pilotaggio in tensione (controllo delle risonanze e quindi della risp. in freq., etc) a quelli del pilotaggio in corrente (riduzione di alcune forme di distorsione degli altoparlanti, etc).
Senza contare che, cosi` facendo (stando a qualche veloce simulazione che mi sono divertito a fare ; ) ), e` facile ottenere un amplificatore che "non clippa mai", i.e. che resta sempre lineare e continua a funzionare normalmente e senza problemi qualsiasi valore (dinamico/istantaneo) assuma il carico, dal circuito aperto al corto circuito!
edit: P.S.: peccato che Mauro non sia piu` qui` (**) per discuterne...
Ciao,
Paolo.
(**) nel forum, si intende... mi risulta che sia vivo e vegeto!

Ciao, Paolo.
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Già peccato, anche se mi avrebbe insultato (e poi spiegato la cosa). Thanks è più chiaro nel tuo post. Forse dovrei rileggermi anche tutto il 3D di diyaudio ...
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Re:
Rispolvero questo vecchissimo vademecum sul cablaggio del My_Ref per inserire il mio caso...mauropenasa ha scritto:Paolo, Le sezioni di segnale di My_ref sono "disaccoppiate" da quelle di uscita o alimentazione.
Collega sempre il pot di ingresso (quando c'è) con riferimento alla massa del ingresso segnale, non su faston del trafo o GND out degli speaker.
Metti, come dice Piergiorgio, a massa il dissipatore, usando per sicurezza una massa "di potenza" prelevata dai faston del trafo.
In sintesi, fate così e vivete felici:
1. terra di rete al contenitore (se metallico) (no problemi di scossa...)
2. Ingressi e uscita ampli (anche calze di massa e ritorno altoparlanti) isolate dal contenitore e da altre masse
3. dissipatore collegato a: massa di potenza trafo (faston trafo) o contenitore (terra di rete). la cosa importante è che non sia "floating"
4. Collegamento tra terra di rete e power GND (faston trafo) con un resistenza da 3W non induttiva con valore tra 22 e 100 ohm (apre il loop di massa che si crea quando è a terra anche un' altro apparecchio della catena...). In questo modo non si rischiano potenziali pericolosi tra connettori e terra, senza creare ronzii...
Semplice.....; )
ciao
4.
Mauro
avevo realizzato tempo fa il My_Ref, ma non ero riuscito a debellare del tutto un debole rumore di fondo, nonostante avessi seguito alla lettera le indicazioni...
L'altro giorno ho tirato fuori l'apparecchio e ho cercato una soluzione, dopo innumerevoli tentativi ho scoperto quale parte captava il rumore: i cavi di uscita degli altoparlanti, quattro spezzoni di filo lunghi circa una spanna, dalla scheda ai morsetti, è stato sufficiente twistarli per far sparire del tutto il rumore.
A quel punto mi sono anche ricordato che chiacchierando a suo tempo con Piergiorgio, mi disse che era possibile, data la particolarità circuitale, che i cavi degli altoparlanti captassero rumore e lo riportassero in ingresso, da qui si ipotizzò anche che l'uso di cavi schermati potesse essere una buona idea.
Filippo
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Re: My_Ref
ho avuto lo stesso problema anche io con il my_ref
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