Le teorie del signor X, ovvero perchè uno zappater

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Luc1gnol0
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Messaggio da Luc1gnol0 »

se, almeno sull'audio ci si rilassasse un po' e si lasciasse perdere il mito (o la pretesa) di poter controllare e rendere impossibilmente perfetto ciò che ci circonda non sarebbe meglio?
Originariamente inviato da Piercarlo - 20/03/2007 : 23:12:40
In quest'ottica allora anche la "semplice" attività di Riccardo di
modifica sui filtraggi capacitivi, o modifica lo stadio di uscita con uno più performante.magari con una migliore rejezione ai disturbi.
dei CDP commerciali economici sarebbe parimenti da lasciar perdere, no?

O ci sono ragioni per le quali invece sarebbe più "accettabile" (magari solo perché più "consolidata", in qualche modo "rassicurante")? A me la tua pare una posizione concettualmente piuttosto opinabile, espressa così come sopra.

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Messaggio da Turboscienziato »

PER essere una discussione dove NON doveva entrare il nome *****, mi sembra che sia apparso già troppo, Luca, ti prego (per qe che serve) di non usare quei toni e quelle parole che nulla aggiungono e nulla dicono sul tema.

Non capisco se avete già dimenticato il tema introdotto all'inizio:
Dunque, le misure non bastano, le architetture non bastano, le certezze non esistono?

Ma no, qualcosa di buono ci sarà alla base e l'influenza delle variabili si può ridurre in qualche modo.

Pensa e ripensa, se vogliamo toglierle, se vogliamo indagare al meglio, l'unica cosa da fare è quella di ridurre TUTTE le possibilità di errore.

Un primo punto:

Agire quindi in maniera sistematica contro gli errori sistematici.

Punto due:

Se vogliamo sapere come suona l'impianto, dove si spinge, quali informazioni sia in grado di estrarre, devo fare in modo di controllare tutte le eco aggiuntive che potrebbero coprire in varie maniere l'univocità del messaggio.
Riccardo, nessuno dice che se togliamo un coperchio le cose vadano allo steso modo in tutti i casi, ma ci interessa?

IL problema è e rimane, COME FARE UN CONTENITORE CHE NON CREI INFLUENZA, come fare un TUTTO che non aggiunga problemi ai tanti che già esistono.

SE un piede influenza perchè trasmette vibrazioni, parliamo di un qualcosa che limiti per quanto possibile queste problematiche?

SE esiste un modo di sorreggere i tubi che li mette al riparo dalla microfonicità, ne possiamo parlare?

SE uno stand, influenza il suono delle casse per come risuona, vibra ecc., possiamo parlare di uno stand che non HA PROBLEMI DEL GENERE, così finalmente sapremo come suona la cassa?

.. e via di seguito.

Questo no ha niente a che fare con *****, questo prescinde da *****, questo è indagabile senza ricorrere ad insulti, arroccamenti, incazzature ed altro?

..è una cosa così indegna e priva di interesse, chiedere uno scambio di informazioni al riguardo?

Abbiamo trecento pagine sul suono dei condensatori, che è NOBILE citare, ed una sospensione che ha una valenza similare o superiore la dobbiamo mettere nel cesso, perchè chi non ha interesse deve per forza cominciare a litigare o a far rumore, usando tutte le possibili maniere? ...è civiltà?

Ciao, Roberto




Originally posted by nullo - 20/03/2007 :  22:39:02
Bene! Intanto bisogna prendere coscienza che il contenitore 'suona' esattamente come qualsiasi altro componente e non si tratta di risonanze, almeno, non solo di esse.
Per quanto riguarda la rimozione totale del contenitore, a parte le ovvie considerazioni sulla sicurezza del tutto, ho imparato che e' meglio volgere questo disturbo a proprio vantaggio visto che sembrerebbe di fatto ineliminabile. Esiste 'sempre' un contenitore, anche se non lo vediamo... la stanza stessa e' di fatto un contenitore e non e' affatto esente dagli stessi problemi che affliggono un contenitore tradizionale, anzi...

Saluti
Gianfranco
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Messaggio da Luc1gnol0 »

Bene! Intanto bisogna prendere coscienza che il contenitore 'suona' esattamente come qualsiasi altro componente e non si tratta di risonanze, almeno, non solo di esse.
Originariamente inviato da Turboscienziato - 21/03/2007 : 10:13:03
In base a che cosa affermi ciò (che suona e non - solo - risuona, etc)?

Ed in generale, che cosa sono il "suonare" ed il "risuonare", e che cosa distingue i due concetti?

Tutto l'universo è - se uno vuole - un "contenitore": Newton lo chiamava "lo spazio assoluto", forse pure Aristotele aveva un concetto pensabile per certi versi come sovrapponibile a questi, quello di "etere".

Facciamo suonare (o ri-suonare) l'universo mondo®?

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Ciao, Luca
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Messaggio da Turboscienziato »

In base a che cosa affermi ciò (che suona e non - solo - risuona, etc)?

Ed in generale, che cosa sono il "suonare" ed il "risuonare", e che cosa distingue i due concetti?

Tutto l'universo è - se uno vuole - un "contenitore": Newton lo chiamava "lo spazio assoluto", forse pure Aristotele aveva un concetto pensabile per certi versi come sovrapponibile a questi, quello di "etere".

Facciamo suonare (o ri-suonare) l'universo mondo®?

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Originally posted by Luc1gnol0 - 21/03/2007 :  10:18:45
In base al fatto che, se si trattasse di una risonanza, basterebbe smorzare quanto possibile il telaio per ridurre la sua influenza. Da quanto ho osservato invece, smorzare ha un effetto nocivo sulla quantita' di informazioni percepite. Da questo punto di vista ho trovato invece notevoli miglioramenti rimuovendo il coperchio.

Ho poi condotto un interessante esperimento su un CD960 Philips. Lo stesso e' stato ascoltato liscio, privo di coperchio e con del polistirolo inserito tra le elettroniche ed il coperchio. I risultati migliori li ho avuti con il polistirolo. Anzi, suggerisco di fare qualche prova in tal senso, ancora una volta un sistema a costo zero che permette di produrre significativi 'improvement' del suono.

Colgo l'occasione per far presente che sono mie personalissime opinioni basate su parecchie ore di ascolti comparati e che da allora e' passato circa un anno nel quale ho imboccato altre e ben piu' complesse, concettualmente, strade.

Saluti
Gianfranco
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Messaggio da mr2a3 »


Entrando nel dettaglio, direi innanzitutto che qui non siamo di fronte ad un fenomeno che può essere definito in un modo piuttosto che nell' altro, "non invarianza" e "giudizio soggettivo" sono semplicemente concetti diversi, da non confondere.

Ora, che il nostro sistema di percezione ed elaborazione dei suoni sia tempo-variante e non lineare, anche senza voler ricorrere a tutti i riferimenti bibliografici ed a tutta la letteratura specifica, credo che possa essere ragionevolmente intuito.
Che l'elaborazione di uno stimolo sonoro dipenda dalla sua evoluzione nel dominio del tempo è quasi una banalità; che il sistema di percezione ed elaborazione, per elaborare l'evoluzione dello stimolo in un dato intervallo temporale faccia la correlazione con quanto ricevuto negli istanti di tempo precedenti è comprensibile anche alla luce della semplice osservazione ed esperienza personale.

Da un punto di vista fenomenologico, il meccanismo di interpretazione dello stimolo elaborato in un dato intervallo di tempo dipende in maniera non univoca da quanto è stato ricevuto prima, quindi tale processo può essere classificato come tempo-variante. Immagina una cella di filtro LC in cui il valore dell' induttanza dipende dal segnale e dal tempo.

Se sei daccordo su questo allora la differenza con il giudizio soggettivo è evidente: la non invarianza è una proprietà del "sistema di elaborazione ed interpretazione" dei suoni, interviene in tali meccanismi a prescindere dal giudizio di valore che il singolo soggetto associa poi alle sensazioni.

Ti riporto un esempio non mio (di Russo) perche è particolarmente calzante:
la sensazione di fatica che si prova nel sollevare un identico peso è differente da persona a persona (giudizio soggettivo), il fatto che la sensazione cambi al variare del tempo durante il quale il peso è stato sostenuto vale per tutti (non invarianza).

Perdona le eccessive banalizzazioni, in ogni caso se vuoi approfondire troverai sicuramente argomentazioni più rigorose, la non-invarianza introdotta dall'ascoltatore è un concetto non nuovo ed abbastanza fuori "discussione"...

Lo stesso Lorenzo Russo non ne rivendica la scoperta, suggerendo anzi alcuni riferimenti. Sicuramente lo ha indagato e lo ha posto a cardine principale delle sue teorie e delle sue realizzazioni.

Ciao

Davide Maiarelli


Originariamente inviato da Davide - 20/03/2007 :  20:25:16
Davide, ti ringrazio delle spiegazioni, sono anche chiare però io continuo a non capire cosa si voglia dire.

Senza offesa, e probabilmente per limite mio, continuano a sembrarmi cose che mi potrebbe spiegare anche un'analfabeta paralizzato a letto dalla nascita per la loro ovvietà. Che un giudizio sia soggettivo non perchè di valore (giuro che è la prima volta che la sento) ma perchè legato ai sensi è così ovvio che a dir poco non ha valore aggiunto.

Mi hai fatto venire in mente un testo erudito, molto erudito, che in fotocopia girava 20 e più anni fa tra gli studenti.
Lo stile era quello di Odifreddi (che fosse lui da giovane?) e riguardava un'ardua dimostrazione logica sul fatto che il latte non fosse nero.
L'oratore a faticava parecchio ad argomentarlo, e alla fine non soccombeva alla dimostrazione del contrario solo grazie alla possibilità che il latte fosse rosso, dopo invece aver miseramente fallito nel tentativo di dimostrare che almeno il latte in quella tazza sul quel tavolo fosse bianco.

Tornando serio continuo a vedere la non invarianza solo come eventuale limite di un qualcosa che si è dimostrato invariante in un'altro sistema (non a caso tipicamente lineare, almeno per il poco che ne capisce un'ignorante come me). Mi è difficile invece anche solo ipotizzare il concetto in un sistema circolare, ovvero quando c'è di mezzo una persona che tutto interpreta sempre e soltanto con lo stesso cervello.

In pratica nell'esempio della fatica che hai fatto quella che non vedo è l'invarianza non la variabilità.
Che sia tra soggetti diversi o per lo stesso soggetto in momenti diversi, vicini o lontani, reali o immaginari e perchè no anche sognati, non c'è proprio nulla di invariante, tutto è soggettivo e quindi variabile.

Ovviamente parlo solo di percezione, che il peso sia sempre lo stesso non lo metto in dubbio, infatti questo lo si verifica con strumenti oggettivi, questi si invarianti (almeno all'interno dei sistemi di riferimento utilizzati) e infatti non capisco neppure come "x" possa negare in assoluto l'utilità delle misure.

Proverò comunque a guardare i riferimenti che hai detto, anche se temo di non aver la capacità di dominare il linguaggio tecnico che avranno.

Ciao
Massimo
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Messaggio da Luc1gnol0 »

In base al fatto che, se si trattasse di una risonanza, basterebbe smorzare quanto possibile il telaio per ridurre la sua influenza. Da quanto ho osservato invece, smorzare ha un effetto nocivo sulla quantita' di informazioni percepite. Da questo punto di vista ho trovato invece notevoli miglioramenti rimuovendo il coperchio
Originariamente inviato da Turboscienziato - 21/03/2007 : 10:38:53
Il che è come dire che di notte (almeno ad un particolare osservatore...) tutte le vacche sembrano "nere".

Descrivere una sensazione personale (non invariante?) non dice molto circa il fatto che qualcosa "suoni" ovvero che "risuoni": tant'è che non ti poni domande ulteriori tipo "un coperchio assente è equiparabile ad un coperchio che non ha risonanze"? E se no, perché?" e nemmeno tieni conto delle eccezioni che dici di aver, sempre tu, "sperimentato".

Eventualmente qualcuno potrebbe forse dire che hai portato un contributo (non valutato, qui, ora) alla definizione di... oddio... un qualche "valore riconosciuto e condiviso"... eventualmente...

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Messaggio da Turboscienziato »

Il che è come dire che di notte (almeno ad un particolare osservatore...) tutte le vacche sembrano "nere".

Descrivere una sensazione personale (non invariante?) non dice molto circa il fatto che qualcosa "suoni" ovvero che "risuoni": tant'è che non ti poni domande ulteriori tipo "un coperchio assente è equiparabile ad un coperchio che non ha risonanze"? E se no, perché?" e nemmeno tieni conto delle eccezioni che dici di aver, sempre tu, "sperimentato".

Eventualmente qualcuno potrebbe forse dire che hai portato un contributo (non valutato, qui, ora) alla definizione di... oddio... un qualche "valore riconosciuto e condiviso"... eventualmente...

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Originally posted by Luc1gnol0 - 21/03/2007 :  11:52:33
Lo stesso apparecchio con il coperchio smorzato o smontato suona differentemente. Non sono assimilabili i due comportamenti. Prova tu stesso, e' sempre a costo zero.
Il perche' me lo chiedo continuamente ed ho anche qualche teoria che pero', al momento, non e' completa. Preferisco proseguire con i miei studi. Le eccezioni servono proprio a tracciare questa teoria!

Saluti
Gianfranco
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Messaggio da plovati »

Non si potrebbe spostare la discussione sui coperchi in un altro nuovo thread? Posso suggerire il titolo: "il diavolo fa le pentole ma non i coperchi" :)

_________
Piergiorgio
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Piergiorgio
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Messaggio da Luc1gnol0 »

Lo stesso apparecchio con il coperchio smorzato o smontato suona differentemente
Originariamente inviato da Turboscienziato - 21/03/2007 : 12:25:36
Si, e adesso magari tiri fuori pure il concetto di "scarico delle vibrazioni"...

Dico, e con ciò chiudo il discorso con te (come da invito di plovati), che *non* esiste alcun coperchio (del tutto) "smorzato" (qualunque cosa tu voglia mai intendere con certe definizioni... apodittiche). Perché lo dico? Perché tanto per le ragioni e le prove che porti un'affermazione vale l'altra! Prova!

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Messaggio da Turboscienziato »

Si, e adesso magari tiri fuori pure il concetto di "scarico delle vibrazioni"...

Dico, e con ciò chiudo il discorso con te (come da invito di plovati), che *non* esiste alcun coperchio (del tutto) "smorzato" (qualunque cosa tu voglia mai intendere con certe definizioni... apodittiche). Perché lo dico? Perché tanto per le ragioni e le prove che porti un'affermazione vale l'altra! Prova!

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Originally posted by Luc1gnol0 - 21/03/2007 :  14:17:44
??? Se preferisci puoi fare le tue prove con un coperchio di gomma.
E' abbastanza vicino alla tua definizione di 'smorzato'? 8)

Saluti
Gianfranco
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Messaggio da Luc1gnol0 »

Come "al solito", tutto tace... MAH :(
e infatti non capisco neppure come "x" possa negare in assoluto l'utilità delle misure.
Attenzione: la posizione mi pare sia alquanto diversa.

Le domande poste da nullo (che riflettono quelle di altri) non portano sic et simpliciter ad una de-scientifizzazione delle scelte operate a monte, ma all'opposto: ad evidenziare piuttosto che i comuni setup di misura, le tecniche diffuse, NON descrivono un bel niente in quanto errate concettualmente, scientificamente, dal punto di vista della fisica.
Portano ad evidenziare che le precedenti domande erano di per sè "sbagliate".

Non dovrei essere io a fare certi discorsi, perché non ho le basi nè gli strumenti concettuali, tuttavia mi espongo nell'unica speranza che qualcuno abbia la voglia di correggermi qui per dissipare gli errori ed i dubbi.

Quando per es. qualcuno afferma che un woofer da 17cm è il più gigantesco altoparlante che si possa montare su un diffusore destinato ad uso domestico, lo fa sulla base di una serie di analisi che sono eminentemente scientifiche, basate sulla fisica, e non sulle chiacchiere, come potrebbe meglio spiegare il dr. Paolo Caviglia sulla base delle analisi e delle sperimentazioni che sta attualmente conducendo (sempre se abbia - ancora - voglia di mettersi a discuterne qui), perché io, come STRANOTO, non ne so una cippa.

Da quel che è sembrato a me (fin dai tempi della quasi dimenticate discussioni sui woofer da 20cm e sul senso delle "misure"), quando *qualcuno* parla di "non invarianza" non lo fa con riferimento (prendo la tua citazione riguardo Einstein) a, in generale, i sistemi di riferimento inerziali (Einstein da questo partiva: confutare la "credenza" che le leggi dell'elettromagnetismo fossero non invarianti), perché a quel punto non hai bisogno di tirare in ballo errori sistematici (basterebbero delle regole di trasformazione, come quelle di Lorentz), ma nemmeno a entità che in fisica sono definite "invarianti" (come il il tensore energia-quantità di moto).

Da quel poco che ho intuito, la questione si potrebbe forse iniziare a tentare di descrivere ricorrendo al parallelo (*meramente* un appoggio descrittivo, nelle mie intenzioni) con il trattamento dei segnali (e non c'entrano affatto i cd. dspippologi, sebbene...) descritto in un documento che reperii in rete (e che non c'entra nulla con le cd. "teorie" di x: lo specifico per sgombrare il campo da fraintendimenti che prestino il destro ai vituperii del campo "avverso" ad x).

Il riferimento non ce l'ho sotto mano ma si trova facilmente con Google.

Parlando di sistemi a tempo discreto e relativa descrizione mediante risposta all'impulso (lì si parlava dell'operatore di convoluzione e dell'operazione di filtraggio), venivano date alcune definizione di base che possono tornare a qualcuno utili per iniziare a provare a chiarirsi le idee.
Da questa premessa è anche evidente che il testo non si occupava di elaborazione nel tempo continuo, ma i principi descritti si possono generalizzare anche al caso di segnali di variabile continua.

Immaginiamo l'uomo l'ascoltatore, in quanto percettore/interpretatore, come un blocco di elaborazione che, presa in ingresso una sequenza di campioni x(n), produce in uscita una sequenza di campioni y(n).

Se questo blocco di elaborazione è un cd. sistema lineare, esso è caratterizzato due noti principi: il principio di sovrapposizione degli effetti, ed il principio di invarianza rispetto al tempo (tant'è che si parla di LTI, Linear Time-Invariant).
Una connessione in serie di blocchi lineari e invarianti rispetto al tempo (ripeto, Linear Time-Invariant, LTI) è essa stessa un sistema lineare ed invariante rispetto al tempo.
Casi di non invarianza rispetto al tempo si riscontrano laddove il sistema cambia le proprie caratteristiche nel tempo, per esempio per effetto di controllo umano (lucina accesa...). Nel testo si faceva come esempio di non invarianza attinente allo specifico campo (trattameto del segnale) il caso di quei sistemi per i quali la frequenza di campionamento del segnale di ingresso è diversa da quella del segnale di uscita.

Una terza proprietà fondamentale dei sistemi LTI (monoblocco o a blocchi connessi in serie), è che possono essere descritti completamente dalla risposta che forniscono ad un impulso: nel caso di sistemi a tempo discreto tale impulso è di ampiezza unitaria, più precisamente ivi si definiva impulso nel tempo discreto il segnale S che vale 1 all'istante zero, e 0 in ogni altro istante del tempo (altra lucina accesa...).

Se proviamo ad abbandonare la suggestione descrittiva posso provarmi a fare al riguardo alcune considerazioni terra terra.

L'ipotesi era che il blocco funzionale costituito dal percettore/interpretatore fosse un essere umano: è l'essere umano un sistema LTI? La risposta è no, dato che può (e generalmente in maniera non predicibile) cambiare le proprie caratteristiche nel tempo: e possiamo pensare, sempre a livello di suggestione, visualizzazione, intuizione, alle differenti sensazioni che abbiamo ascoltando due volte in due momenti differenti lo stesso brano.

Se dunque non è un sistema lineare tempo invariante allora non vale il principio della sovrapposizione degli effetti (luciona...).

Se dunque non è invariante allora non è più descrivibile sulla base di una risposta ad un impulso (altra luciona...).

Che cosa può significare? Da quel che ho intuito (posso parlare solo di questo), significa che sia se noi consideriamo il blocco "umano" isolatamente, sia se lo consideriamo inserito in una serie (l'impianto di riproduzione, l'ambiente, l'ascoltatore), se poi potessimo idealmente prelevare copia del segnale sia all'ingresso che alla "uscita", ovvero anche prelevare copia del segnale all'ingresso, all'interno della serie, ed alla fine di essa, non sarebbe possibile trarre alcuna correlazione tra i vari "stati" del segnale, non sarebbe possibile alcuna descrizione.

Nel caso di blocchi in serie, rifacendoci all'esempio del brano ascoltato in momenti diversi, se per esempio il punto di prelievo interno alla serie di blocchi fosse rappresentato nel tempo dal momento dell'emissione di un suono musicale, e nello spazio da una piccolissima distanza (paragonabile per es. a quella per le usuali rilevazioni in campo vicino...), esso sarebbe in una qualche relazione con il segnale prelevato in ingresso ma nè l'uno nè l'altro avrebbero una relazione univoca con il segnale "alla fine", con la "percezione". Mai.

Ecco perché, io credo, si affermi che la fisica, nel caso di suoni musicali percepiti da un ascoltatore umano, non descriva niente (le leggi dei sistemi LTI sono matematiche, fisiche): la fisica può descrivere solamente sistemi non tempo varianti (come nel caso d'esempio del trattamento di segnali).

A questo punto introduco (in realtà, qualche settimana fa, qualcuno introdusse qui, su audiofaidate) i concetti di "tempi di esistenza", di "storia spazio temporale" e di "errore sistematico".

Posto che le misure e le tecniche valide per i sistemi LTI non lo sono per i sistemi tempo varianti, tuttavia resta il fatto che proprio del blocco funzionale non invariante ci si dovrebbe occupare, perché è la sua "prestazione" ad interessarci: la fruizione del "suono musicale". Sotto questo punto di vista è relativamente agevole considerare l'ipotesi che, sebbene non invariante, l'ascoltatore non è una sorta di selezionatore casuale di emozioni.

Perchè (visto che l'ho già ripetuto due-tre volte) è necessario considerare il concetto di "suono musicale", per usare questa terminologia ormai nota?

Come anche mostrato dal dr. Paolo Caviglia, in un supporto inciso (LP, CD, etc) il segnale stereo non riporta il suono come uscito da uno strumento, il cd. "suono dello strumento", ma il suono immerso in una realtà di ripresa e già ripresa (costruita dalla tecnica di ripresa, nell'ambiente di ripresa): il cd. "suono musicale" è descrivibile allora con il (forse più evidente?) concetto di "strumento che suona" (lì, allora, in quel modo).

Le informazioni portate all'attenzione del blocco funzionale umano riguardano perciò l'andamento nello spazio e nel tempo di suoni, che è facile capire dipendano strettamente (fisicamente) da quello che un attimo fa mi son permesso di chiamare "realtà di ripresa": il "suono musicale", in questo senso in cui io lo intendo, appare quindi diverso dal classico tono di prova sinusoidale ad 1kHz emesso direttamente da un generatore ed utilizzato in varie "misure", che di suo non contiene e non trasmette determinate informazioni spazio-temporali.

Cosa succede se queste informazioni vengono sovrapposte ad altre analoghe "fornite" non dal segnale, bensì dall'ambiente di ascolto?
Sempre a livello intuitivo è per me relativamente "facile" visualizzare come, essendo l'ascoltatore un sistema tempo variante, per cui per lui NON vale il principio di sovrapposizione degli effetti, entrambe le informazioni (dal disco, dall'ambiente) si combineranno tra di loro in modo non lineare, di modo che in conseguenza non sarà possibile utilizzare alcuna legge descrittiva, alcuna "trasformazione" che permetta di "separare", o meglio di riportare una situazione all'altra.

Abbiamo quella che alcuni hanno descritto come caoticizzazione di quella storia spazio temporale altrimenti conosciuta come "suono musicale".

Arriviamo dunque (finalmente) all'introduzione del concetto di "errore sistematico" (per quello che l'ho capito io, ovvio).

Perchè questo avviene, perché l'ambiente dovrebbe fornire informazioni atte a caoticizzare quelle analoghe presenti nel segnale?
Attraverso quale descrizione possiamo forse comprendere questo errore sistematico?

Per come la vedo io, cioè con molte incertezze, una prima descrizione ce la da il nome stesso di tale errore sistematico: mascheramento per suono correlato, il "famigerato" suono che maschera se stesso.

Una più esatta ce la può fornire poi il concetto di "tempo di esistenza".

Se un "suono musicale" è latore di informazioni spazio temporali, le sue caratteristiche, così come incise sul supporto stereo, ce le descrivono. Se un suono è di una certa ampiezza, ed inciso per durare un tempo T, mentre siamo soliti notare le alterazioni della forma d'onda come distorsione del messaggio, meno frequente (come notava anche Broskie) è la considerazione che ciò vale ancor più nel dominio del tempo: se quel suono in uscita dura un tempo diverso, ecco che il messaggio di cui è portatore viene distorto.

Dunque, il problema è (a me sembra) molteplice e internamente correlato.

Da una parte abbiamo un sistema tempo variante che non è descrivibile da alcuna legge fisica, pensata per sistemi invarianti: l'uomo percettore.
Dall'altro abbiamo che la risposta di questo blocco funzionale all'evento "suono musicale" viene ad essere distorta, caoticizzata, dal mascheramento per suono correlato, dall'alterazione tra i rapporti di tempo dei singoli suoni che lo compongono.

A questo secondo riguardo si può notare (date le premesse sin qui seguite) come i cd. dspippologi forse stiano lanciando la loro freccetta a diversi metri dal bersaglio grosso (et pour cause, direbbe qualcuno); per lo stesso motivo mi lasciano perplesso, dal punto di vista concettuale, alcune "sperimentazioni" o "soluzioni" con crossover digitali a ritardi temporali programmabili (o come si chiamano/descrivono) tipo certi Behringer. Chi avesse voglia di approfondire un po' oltre quella che è la mia colossale ignoranza, può cercare, mi pare su VHF, una discussione su cui è intervenuto tre-quattro giorni fa proprio il dr. Paolo Caviglia, contenente eccellenti spunti dello stesso per provare a capire come il cd. allineamento temporale (messa in fase) ottenuto per via meramente elettrotecnica abbia già in principio più di qualche problema.

E' infine da notare a riguardo dell'intera questione che la minimizzazione dell'errore sistematico nulla (al momento!) sembrerebbe dirci circa le scelte (scientifiche!) fatte a monte e date per presupposte, per quanto queste stesse siano necessarie proprio per detta minimizzazione.

Ovviamente questo lo dico ripetendo la premessa iniziale che non ho le basi nè gli strumenti per affrontare con competenza, o solo con una certa sicurezza, questi argomenti del tutto nuovi (per me).

Su questa sorta di vizio logico mi fermo, son stato fin troppo prolisso e petulante: spero vivamente che le persone che hanno le basi e gli strumenti, vogliano finalmente prendere in mano la descrizione e l'analisi di questi concetti, e delle loro conseguenze (e, come premesso, soprattutto correggermi, chiarendomi se possibile le cose che ho frainteso, o nemmeno intuito).
Proverò comunque a guardare i riferimenti che hai detto, anche se temo di non aver la capacità di dominare il linguaggio tecnico che avranno
Originariamente inviato da mr2a3 - 21/03/2007 : 11:20:41
Sarebbe, secondo me, utile se poi postassi pubblicamente dei link (se ci sono) a quei riferimenti.

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Messaggio da Luc1gnol0 »

Se preferisci puoi fare le tue prove con un coperchio di gomma.
Originariamente inviato da Turboscienziato - 21/03/2007 : 14:50:03
Hai ragione, dovevo esprimermi meglio. :oops:

Sono probabilmente un po' prevenuto, per via di alcuni interventi di un nick "Turboscienziato" letti altrove, circa certi "coperchi magici", circa Grundig, gli anni '80, gli Ambrosini, la Linear Tecnology, il CCI, il partial CCI e via discorrendo. :oops:

In generale: gli esperimenti di cui parli sono semplici da fare, si possono fare, si dovrebbero fare (non è sufficienza o ironia la mia): ma in ogni caso, come suggerito da plovati, a me sembra evidente pure l'utilità (da parte tua) di aprire nel caso un thread dedicato, diverso, perchè questo qui (di thread) ha un argomento attinente ma non sovrapponibile in toto ai coperchi. Che ne dici? :oops:

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Messaggio da MBaudino »

<<per lo stesso motivo mi lasciano perplesso, dal punto di vista concettuale, alcune "sperimentazioni" o "soluzioni" con crossover digitali a ritardi temporali programmabili (o come si chiamano/descrivono) tipo certi Behringer. >>

piccolo OT:

Conosci qualche registrazione di musica contemporanea che non faccia massiccio uso di ''ritardi temporali programmabili''?
Nei cross digitali almeno una utilità la trovo: possono consentire di arrivare in prossimità di un risultato preliminare nello studio di un filtro, con un costo iniziale inferiore a quello di n-condensatori o induttanze da gioielleria. Come il tester, l' oscilloscopio e la FFT anche i cross sono strumenti: utili a focalizzare problemi elettrotecnici.
Mauro
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Luc1gnol0
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Messaggio da Luc1gnol0 »

Nei cross digitali almeno una utilità la trovo: possono consentire di arrivare in prossimità di un risultato preliminare nello studio di un filtro, con un costo iniziale inferiore a quello di n-condensatori o induttanze da gioielleria. Come il tester, l' oscilloscopio e la FFT anche i cross sono strumenti: utili a focalizzare problemi elettrotecnici.
Originariamente inviato da MBaudino - 21/03/2007 : 15:23:53
Avevo piuttosto in mente alcune affermazioni (di Dragone sicuramente, ma credo anche di altre persone) che di fronte a (da loro stessi percepiti, dichiarati) problemi "di fase" con i propri diffusori (generalmente a tromba), si rivolgevano a Behringer e compagnia come una sorta di soluzione sicura.

A parte l'OT, non hai proprio niente da chiarirmi, per aiutarmi? :oops:

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Messaggio da MBaudino »

A parte l'OT, non hai proprio niente da chiarirmi, per aiutarmi? :oops:
Sarebbe il sordo che parla con il diversamente udente :D

Non posso ne capire ne provare, quindi sto ''assiso''.
L' invito alla prova di Nullo dovrebbe forse essere maggiormente accolto.
Se io dicessi che ho pitturato di viola il telaio e ne ho ottenuto miglioramenti, il coro di pernacchie sarebbe legittimo ed auspicabile.
Mi pare che la storia di Russo sia diversa dalla mia; quando lessi su VHF i suoi primi interventi (un pochino burrascosi) pensavo che fosse uno dei tanti tizi strani che girano in tutti i settori di nicchia, il genio eternamente incompreso in lotta con tutte le multinazionali. Non capivo neppure di cosa parlasse: demerito della mia ignoranza, ma anche molto della sua tecnica di comunicazione. Poi Nullo aveva iniziato il 3d sulle molle, e continuavo a non capire bene quale fosse il nocciolo del Moss pensiero. Poi gli interventi di FMF, dr Paolo ecc. mi hanno fatto capire che proprio **** non erano, anzi: le prove di Nullo e Paolo (che non conosco, ma ritengo equilibrati ed attendibili) mi hanno confermato l' impressione che la strada fosse almeno tracciata, se non incisa nel bronzo: abbastanza chiaramente, in maniera piuttosto economica - per lo meno per diversi suoi aspetti-, probabilmente difficilmente implementabile nelle sue forme piu' complete da parte chi debba accettare compromessi domestici.
Dipingere un telaio di viola, levare un coperchio e far si che la sorgente sia una sola non mi sembrano tre prove equivalenti. Viola a parte, mi ero già posto in un 3d il problema se il telaio potesse essere un componente; che molti componenti di un amplificazione valvolare siano microfonici è noto a tutti e le soluzioni di Russo sono apparentemente molto economiche ed efficaci. Che l' ambiente di ascolto sia sicuramente piu' influente di permutazioni infinite di schemi elettrici correttamente dimensionati è un altra cosa evidente a chi ha (se non sperimentato) almeno girato per mostre e salette. I ragionamenti di Russo (si può dire Russo?) sulla rigidità del diffusore, sull' emissione unica ecc , mi sembrano logici: anche se non li capisco del tutto, anche se il diffusore che piu' mi ha impressionato fino ad ora è stato il Tipolo.

In sintesi: chi può capisce, chi vuole cerca di capire, chi è un vero DIY sperimenta, chi sa spiega, chi non sa spiega. E chi non ha voglia di fare un belino -come me- sta assiso, almeno con la consapevolezza che il treno sta passando o che l' acqua nel fiume scorre.

Mauro, sordo e assiso
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Messaggio da Luc1gnol0 »

Sarebbe il sordo che parla con il diversamente udente :D
Originariamente inviato da MBaudino - 21/03/2007 : 16:49:31
Non auto-nomarti "sordo", in certe situazioni... "esposte". :oops:

Ma nemmeno cose "banali", tipo... farsi "spalletta"? :D Tipo: già lo sapevo, è simile a quel che ho capito io, è del tutto dissimile da come l'ho capita io, ma perché sei intervenuto... :D

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Messaggio da mauropenasa »

Bah,
a me la spiegazione di Luca sembra coincidere con il vissuto comune.
Messa in quei termini, la cosa potrebbe avere pure un senso, in effetti.

Personalmente non sono molto d'accordo con molte conclusioni (o ipotesi di studio ?) messe li da Roberto e altri per sollecitare la discussione.

Avevo preparato un bel discorso a punti, ma poi mi sono convinto che è abbastanza inutile discutere "del nulla". Per me l' implementazione che va per la maggiore altro non è che un felice metodo "di insonorizzazione ambientale", peraltro tutto da dimostrare che sia poi riproducibile e che il livello finale sia poi cosi fantasmagorico.

Invito solo a cercare di comprendere che la progettazione elettronica, da sola, è un' esercizio che non tutti (i progettisti) sono in grado di perseguire con un minimo di successo. Ridurre tutta al fatto che sia presente o meno un coperchio, un bypass o quant' altro sminuisce il lavoro di chi ha studiato seriamente delle soluzioni.
Ricordo che ci sono stati fior di tecnici nei decenni che hanno passato il loro tempo sugli strumenti per "garantire" un certo coefficiente, e sminuire il tutto in nome delle farneticazioni di pochi credo non sia molto serio.

Scusate, ma con tutto il rispetto per l' intelligenza di molti astanti, in base a che principio si ritiene che un progettista sia cosi masochista da s********rsi per un coperchio ?

A si, scusate..... :oops: perchè i progettisti sono degli sprovveduti mentre i geni frequentano tutti i forum amatoriali..... 8)

ciao




Mauro
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Messaggio da nullo »

Personalmente non sono molto d'accordo con molte conclusioni (o ipotesi di studio ?) messe li da Roberto e altri per sollecitare la discussione.
..ipotesi di discussione quante ne vuoi, per le ipotesi conclusive, l'unica è, che difficilmente è prevedibile la somma di tutte le iterazioni, ma direi che è scontata :D
Avevo preparato un bel discorso a punti, ma poi mi sono convinto che è abbastanza inutile discutere "del nulla".
Male, molto male....
Invito solo a cercare di comprendere che la progettazione elettronica, da sola, è un' esercizio che non tutti (i progettisti) sono in grado di perseguire con un minimo di successo. Ridurre tutta al fatto che sia presente o meno un coperchio, un bypass o quant' altro sminuisce il lavoro di chi ha studiato seriamente delle soluzioni.

Questa proprio non te la perdono :D

Sono uno dei pochi qui dentro che sa benissimo che il massimo non si improvvisa :D ( la faccina spiega che il tono è faceto, prima che qualcuno arruffi il pelo, lo sottolineo), che uno possa giocare va bene, che uno impari a giocare duro anche, ma se ci spingiamo ai limiti ( limiti), la cosa è tutt'altro che banale.

TU però non svilire l'altro concetto così come è stato fatto da molti altri :) .

Ora ,che un banale CDP, sia MAL costruito è la norma, se riferito all'assoluto vertice, che una persona con semplici test prenda coscienza che la meccanica in una elettronica sia parte integrante è giusto.

Che si dica che la meccanica vale più della elettronica che contiene è CRETINO.

Che se vogliamo prestazioni di vertice assoluto, dobbiamo tenerne conto NON è cretino.

Che progettare un cavo perchè DEVE far bene il suo lavoro è giusto ( non infarcirlo di perline colorate per trombare qualcuno è altrettanto giusto), capire perchè si dovrebbe farlo così e non cosà, aiuta a scegliere fra quello con le perline e quello con i contenuti.

Io ho il massimo rispetto per i progettisti, ma tutti i progettisti hanno il massimo risetto per noi Mauro? Come distinguiamo fra quelli che sanno il fatto loro e gli altri?

Io ero partito con l'intenzione di capire come superare i limiti attuali, tu parti dal presupposto che non si possano superare, Piercarlo dice che non è interessante superarli. Un bel trio, non c'è che dire :D

Qualcuno dice che un buon impianto suoni dappertutto, che un buon paio di casse suonino con qualsiasi ampli pure, che..., beh..io credo che il mondo sia un pò più complicato...e sono convinto che tu la pensi allo stesso modo.

Ciao, Roberto

PS, non startene in disparte, mi piace "battibeccare" con te...imparo sempre qualcosa
Ciao, Roberto

Conoscete qualcuno che scelga i propri apparecchi ed accessori con le misure e non con l'ascolto degli stessi in un particolare contesto?
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Messaggio da Luc1gnol0 »

a me la spiegazione di Luca sembra coincidere con il vissuto comune.
Messa in quei termini, la cosa potrebbe avere pure un senso, in effetti.
...
Per me l' implementazione che va per la maggiore altro non è che un felice metodo "di insonorizzazione ambientale", peraltro tutto da dimostrare che sia poi riproducibile e che il livello finale sia poi cosi fantasmagorico.
Originariamente inviato da mauropenasa - 21/03/2007 : 19:58:37
Personalmente non la metterei in questi termini.

Provo a spiegarmi.

Premetto, per chiarezza nei confronti dei fraintenditori per professione o per vocazione, che di qui in avanti parlerò più a braccio, perché ancor meno sono le certezze (o parvenze di) che mi sorreggono. Correzioni, specificazioni, anche richieste di chiarimenti sono pertanto ancor più benvenute.

"L'implementazione che va per la maggiore" a mio avviso non è indicativa di alcunché di significativo: sarebbe come voler giudicare la bontà del MyRef o dell'Evolution sulla base della media delle realizzazioni fatte da persone che non sanno, se non forse minimamente, cosa sia un feedback in corrente, un test di reverse driven, di Maynard o dell'iniezione inversa, o financo come si faccia un percorso di massa a regola d'arte su PCB: hai un'idea precisa di in mano a chi finiscano i tuoi progetti? Data in ipotesi una base sufficientemente ampia di installato (superiore a quella concreta ed attuale magari), si è ragionevolmente sicuri che le realizzazioni pratiche sarebbero all'altezza della cura con cui hai assemblato il MyRef per te stesso o per gluca (es.)?

Il cardine su cui fare perno dovrebbe/potrebbe invece essere, secondo me , l'intuizione potente, cioè feconda, gravida di conseguenze, sottesa a certi dettagli implementativi "che vanno per la maggiore".

La definizione nel dominio del tempo come storia spazio temporale dei suoni musicali ha, sempre e solo a mio avviso (cioè di chi non ha capito poi moltissimo, tenetelo sempre come stella polare), ha degli aspetti affatto banali, non da senso comune.

Riprendendo solo per un momento l'appoggio descrittivo iniziale, cosa accadrebbe se la serie di blocchi di elaborazione vedesse alterata la sequenza dei campioni in ingresso, cioè se se la traslazione temporale di D campioni del segnale di ingresso producesse una non identica traslazione nel segnale di uscita, e cioè x(n-D) producesse in uscita y(n-E)? Viola la seconda proprietà degli LTI, perché i sistemi lineari sono tali se ad x(n-D) corrisponde sempre e solo y(n-D). In conseguenza NON vale il principio di sovrapposizione degli effetti, in conseguenza il sistema non è più descrivibile tramite la propria risposta all'impulso.

I dettagli implementativi "del senso che potrebbe avere la cosa" per quanto riguarda il trattamento dell'ambiente riflettono il concetto di confinamento inerziale dei tempi di esistenza (questo è il nome dello specifico trattamento), ma non lo esauriscono.

Qualcuno ha meglio specificato la mia (non so quanto chiara) sommaria esposizione, notando come la proprietà di non invarianza del blocco di elaborazione uomo ed il mascheramento del suono sono la stessa cosa, ovvero il sistema è non invariante perché (da quel che ho capito) in presenza di mascheramento è tale. Se il blocco elaborativo fosse stato, invece che un uomo, un microfono, anche in presenza dello stesso mascheramento, esso invece non dovrebbe (il condizionale è d'obbligo, perché *io* non ho sufficiente esattezza dei confini del discorso) essere tale (non invariante).

Questo spiegherebbe, secondo me, anche il perché di certi "mantra" come "non si vede il fondo".

Le cose stanno veramente così? Che cosa produce il mascheramento? Sempre da un punto di vista descrittivo, è "facile" rappresentarsi che un'alterazione dei tempi di esistenza dei suoni musicali produce (o meglio, è) un'alterazione della esatta sequenza degli stessi.
Se un'alterazione dei tempi di esistenza è un'alterazione della sequenza dei suoni musicali, come per il blocco di elaborazione di un sistema a tempo discreto (per il trattamento dei segnali) usato poc'anzi come esempio (in cui x(n-D) produce in uscita y(n-E)...), questa condizione violerebbe (come sopra) la proprietà di invarianza rispetto al tempo. In conseguenza di quanto detto, a me sembrerebbe da un punto di vista logico "(di)mostrata" l'identità tra mascheramento e non invarianza, e dunque la ideale interpretazione della sequenza in ingresso non avrebbe (ha) correlazione con la ipotetica interpretazione dei campioni in uscita.

La conseguenza è che, mantenendo l'impostazione dell'analisi nel dominio del tempo, NON solo per quanto riguarda l'ambiente bisogna evitare/limitare l'alterazione dei singoli tempi di esistenza dei singoli suoni (e di conseguenza del loro rapporto), ma in ogni blocco funzionale della serie, se si vuole che il sistema, la serie, sia lineare.
Daltronde anche in un'analisi in frequenza ci si prefigge la massima linearità del sistema, o mi sbaglio clamorosamente? Sarebbe peraltro ben curioso un "felice sistema di insonorizzazione" basato su principi validi in ristretti ambiti di ipotesi (secondo me), ma quest'ultima, se vuoi, è solo una nota di colore fornita da un assoluto ignorante.

Mi sembra di poter inferire che, come per l'ambiente (tramite gli acconci sistemi di trattamento), bisognerebbe prendere, per ciascun blocco LTI della serie, tutti gli accorgimenti necessari per attuare lo stesso confinamento inerziale dei tempi di esistenza (leggi: riduzione dell'errore sistematico attraverso il). Vorrei aggiungere "in banda di riferimento", ma questo è un concetto, che al di fuori di una debole intuizione relativa all'esempio del pendolo che oscilla a 1Hz (se sia fermo o meno), non ho affatto ben capito.

Se appare almeno a livello intuitivo relativamente chiaro come si attui a livello ambientale, secondo me occorre chiedersi come si attua viceversa il confinamento inerziale dei tempi di esistenza dei suoni musicali, e ribadisco CIOE' del segnale nella sua interezza, quando il segnale medesimo è ancora a livello della sorgente, o delle elettroniche.

Se sembrano relativamente intuibili i contributi che in toto definisco (impropriamente) "meccanici" (il famoso Eldorado rappresenta infatti il disegno del giradischi che NON può vibrare, e pure per la sospensione elastica di alcuni componenti "canterini", come i tubi a vuoto ed i trasformatori, la forma del "confinamento", di protezione dal mascheramento, è sufficientemente intuitiva), la questione è PER ME meno intuibile nella fase in cui il segnale è in forma elettronica ed attraversa l'amplificatore, il crossover, l'altoparlante, anche qui, esaminando il segnale nel dominio del tempo.

Lascio al dr. Paolo Caviglia, se e quando vorrà tornare sulla questione, l'argomento di crossover, celle di ritardo, diffusori ed ai sistemi di confinamento inerziale dei tempi di esistenza dei suoni musicali in tali ambiti.

A te lascerei, col tuo permesso, invece qualcosa scritto da altri, sperando che una tua riflessione possa illuminare (per me) meglio la questione (per come *io* l'ho posta, raccontata, cercato di descrivere), e nello specifico lo scritto riguarda la controreazione:
Sono tutti li a considerare che il segnale della controreazione è in ritardo rispetto al segnale utile ed in assoluto è così perchè prima di prelevare il segnale all'uscita e riportarlo all'ingresso, per definizione il segnale E' GIA' PASSATO, ma se consideri una banda limitata in frequenza che viene enormemente allargata dal riporto all'ingresso del segnale di reazione ti accorgi che all'interno della banda originaria il ritardo è trascurabile mentre all'interno della NUOVA è nullo perchè è la controreazione CHE LA CREA!
La tecnica pone un problema di STABILITA' del sistema controreazionato attraverso la condizione di Nyquist, soddisfatto il quale per ogni condizione di carico tutto il resto sono CAZZATE.....more solito e poi per stabilire un rapporto prestazionale tra controreazione e suono ci vuole ben altro che l'attrezzatura cogliona degli scienziati della controreazione.
Un problema di instabilità, anche minima, pone invece serissimi problemi dal versante dei tempi di esistenza con relativi fenomeni di ampiezza infinita, ma di questo non saprebbero nulla neanche dopo averlo LETTO!
Sia chiaro Mauro: io, per me, a mio beneficio, ho bisogno di, sto cercando una spiegazione, interpretazione, uno spunto: le demolizioni per partito preso, o per insulto preso, personalmente a me non interessano, tant'è che - notatelo, vi prego - sono ancora qui a cercare di capire certe questioni, nonostante il tritacarne in cui qualcuno mi ha infilato.

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Messaggio da Piercarlo »

Piercarlo dice che non è interessante superarli.
Quando ho detto questo? Io ho detto soltanto che sarebbe opportuno (e forse più vantaggioso) imparare a convivere con l'erorre (e a neutralizzarne gli effetti negativi) piuttosto che vederlo sempre come un nemico assoluto da battere ad ogni costo. Era implicito (forse troppo... ma pazienza!) che dietro ci sta l'accettazione del fatto che l'errore comunque non te lo togli mai veramente di torno. Il massimo che puoi fare è ridurlo a un tasso noto e (si spera) controllabile entro quel tasso con i mezzi dispnibili. Ma controllabile in questo caso va ben chiarito che NON è sinonimo di debelllabile né una tantum né una volta per tutte.

Quanto all'interessante... posso solo dare un mio "sentire" personale: per me le nuove o migliori soluzioni di un problema sono davvero interessanti solo quanto, investendo DI MENO, riescono a ottenere di più. Allora le cose si fanno davvero interessanti perché significa che dietro un risultato del genere ci sono *idee nuove* su come ottenerlo, ci sono, detto in altro modo, idee che *semplificano il lavoro senza sminuirne la qualità*. Un evento in effetti che, pur succedendo di sovente (ci sono MILIONI di ingegneri di ogni tipo pagati apposta per dare la caccia a questi risultati), non succede però così spesso quanto lo si ama raccontare in giro.

Se invece un risultato viene ottenuto solo per via di forza bruta dei mezzi impiegati ("più pompo e più ottengo") allora sì che le cose diventano, per me, poco interessanti perché, al di là della *eventuale* spettacolarità dei risultati, in realtà non si è fatto niente di veramente nuovo per migliorare lo stato dell'arte. Che è, prima di ogni altra cosa, un fatto di qualità più che di quantità.

E' tardi ma spero di essere riuscito a chiarire un po' il mio punto di vista.

Ciao
Piercarlo
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