Soggetto a ozio immobile forzoso, ho la fortuna di vedermi prestato qualche libro.
In passato ho letto un sacco di libri di Camilleri, tra cui ovviamente quelli il cui protagonista è Montalbano.
Una cosa divertente dei romanzi dell'ispettore, è quella specie di siciliano immaginario, una divertita allusione al dialetto, nulla di più, che
contribuisce a creare una confidenza, una curiosità cordiale, del lettore verso il libro.
Dal mio canto, un pochino mi ha rotto i cabasisi, questa cosa.
E, per venire al dunque, riallacciandomi alla premessa, ho appena finito di leggere un libro:
Piergiorgio di Cara, Isola Nera, Edizioni E/O.
L'autore è un poliziotto della Mobile di Palermo. Un poco si sente, i movimenti sono come dire, più esperti, di quelli di Montalbano, e c'è un pizzico di spavalderia, di esagerazione, che alleggerisce la figura. Anche qui c'è un posto "diversamente topografato" un'isola, che in realtà esiste, e si riconosce. La storia è un giallo che ha un pizzico del Simenon del porto delle Nebbie, in qualche modo e insomma, a me è piaciuto.
E la cosa che pure me lo ha fatto piacere è leggere brani in dialetto siciliano. Diciamo in siciliano oggettivo.
Non so quanto costa.
Libro: Isola nera, P. Di Cara, ed. E/O
- riccardo
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Riccardo
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