E' che ho "sempre" (nei tuoi discorsi pubblici) trovato i tuoi percorsi - di circuiti, di soluzioni, di atteggiamenti - molto, molto personali, a volte quasi estremi, non estensibili (sic et simpliciter). A prescindere dall'ansia di qualità degna del miglior Fedro.
Daltro canto ho "sempre" mal sopportato le speculazioni: il ferro di Mario a fine 2006 costava 25100 yen contro i 36600 odierni: +11500 yen (+46%) in quattordici mesi e nessun altro costruttore del Sol Levante che abbia alzato i prezzi (nonostante la pressione sulle quotazioni delle materie prime).
Considero anche James un produttore altamente "speculativo", ancor più perché cinese e non giapponese (e, pur non conoscendo i loro "nickel", considero la media dei suoi prodotti per nulla superiore ai "degradati" ISO-Tango).
Da prendere "cum grano salis": 'fancùlo ad Hasimoto e compari!
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Ciao, Luca
Originally posted by Luc1gnol0 - 23/04/2008 : 01:36:32
Carissimo,
La osservazione che fai sui miei “discorsi” deriva dal semplice fatto che non riesco a riconoscermi negli "standard" audiofili.
Questo non per "partito preso", ma per carattere, esigenze ed aspettative personali.
M'è sempre parso che il mondo dell'hi-fi abbia intrapreso un cammino a se stante, con convenzioni e credenze molto particolari, fino a creare metri e parametri di valutazione a se stanti, non rapportati a nulla di fisiologico o concreto.
I metri di valutazione sono spesso gli impianti stessi, piuttosto che l'evento musicale.
Con questo non voglio dire che sia possibile riprodurre gli eventi musicali in modo perfettamente “autentico”.
Però credo che sia possibile ottenere alcune "impressioni", che purtroppo non riesco a rilevare quasi mai sulla maggior parte dei sistemi odierni.
Tenendo sempre a mente che si vive di sensazioni e gli eventi non sono comunque mai ripetibili…
Converrai con me che il fine di molti audiofili è l’impianto stesso, inteso come tale e non come mezzo.
Ritengo un non senso girare per fiere e “baracconi” coi soliti 3 CD di test, gli stessi cd utilizzati a casa in un totale di dieci…
Soprattutto ritengo che si ascolti a volumi troppo elevati.
La quantità è intesa come qualità. Sembra che per molti sia importante, più di ogni altra cosa, riprodurre le pressioni sonore “live”.
Quello che non quadra però è il fatto che se mi reco a teatro, anche l’orchestra raggiungesse 110db di pressione sonora, tal pressione non mi creerebbe alcun fastidio.
Gli stessi 110db a casa mi farebbero fuggire, anzi fuggirei a 100db…
Tra le caratteristiche di diversità tra queste due situazioni, anche l’ambiente riveste un’importanza capitale.
110db a teatro sono un conto. A casa risulterebbero “devastanti” per riflessioni e risonanze…
Fortunatamente non sono l’unico a vederla così. Vi è tutto un mondo di “silenti” che preferiscono vivere l’evento casalingo in modo pacato e commisurato all’ambiente.
Negli anni ’80, quando avevi un ampli a casa, spesso la domanda che ti rivolgevano era: “quanti watt?”
In questo, purtroppo, poco o nulla è cambiato…
Di notte, quando il rumore esterno è al minimo, mi bastano ed avanzano 2W su diffusori anche poco sensibili.
Ieri sera, per esempio, un amico mi ha lasciato una coppia di Spendor S3/5 perché vuole un parere.
Non nego che i 2W dell’ampli con le 245 è risultato perfino “esuberante”, costringendo a continui aggiustamenti in basso del volume.
Considerando che le spendor offrono 84db (1W-1m), preso atto della distanza, e degli altri fattori, “a naso” non credo di aver superato i 90db di “pressione”, trovando però più confortevole un ascolto a livelli leggermente più bassi (verosimilmente picchi stimati sugli 85-87 db).
Di giorno è logico che bisogna spingere un pochino di più.
tutto questo per dire che non ho bisogno certo di trombe…
Tali atteggiamenti sono estensibili a chi è solito condurre un ascolto del genere (e, come ti ripeto, non sono pochi), perciò la mia “via” non è così “esclusivista”.
Così come non esiste un’ansia da qualità. Esiste solo un prender atto di certe “Qualità” (oggettive o soggettive che siano).
Ho imparato negli anni che la differenza è fatta dai particolari…e questo in tutti i campi.
Infine, per quel che riguarda i trasformatori, ho molta stima e rispetto per Tamura (che, quando posso, continuo ad acquistare).
Così come ho rispetto per Hashimoto e James al Nickel o i vecchi tango.
Trovo invece gli ISO-tango meno “empatici” col mio modo d’essere.
Delle varie politiche commerciali e relativi risvolti poco o nulla mi importa.
Mi preoccupo solamente dei risultati.
Infine, varrebbe la pena che tu spendessi un pochino di tempo a valutare questi due marchi testandoli sul campo e giudicandoli per quel che sono e per quel che possono offrire, piuttosto che fornire un giudizio di principio, lodevole per quel che concerne il marketing (per carità) ma poco utile per il fine ultimo: l’utilizzo reale.
salutoni,
Fabio.
Pushpull? No, tnx!
("Tira e molla"? no grazie!)