Personalmente ritengo di si ma vorrei una conferma.
Si quella do Self è l' ennesima opinione sull'argomento....
Io ne farei una media e via...
Ma... il mio dubbio era un altro. Cosa succede in regime dinamico, specie quando il carico e` reattivo (in genere l'uscita dell'ampli pure...) e l'ampli stesso che "alimenta" il loop di NFB, in determinate situazioni (e.g. al "cross-over", oppure per l'approssimarsi dei limiti di tensione, corrente e/o slew rate in uscita, "sag" di alimentazione, etc) rimane per cosi` dire "a corto di fiato"?
Non e` che quando l'ampli "reale" (quello "dentro" al loop) e` in difficolta` l'uscita "fa` fatica" a seguire l'ingresso, l'equilibrio (dinamico) "tende a rompersi", l'impedenza vista dagli ingressi si sbilancia e cosi`, proprio quando ci sarebbe piu` bisogno dell'azione correttiva del NFB, questa finisce invece con l'essere "inquinata" per tutto il periodo di "assestamento"?
In astratto tutto vale.
Questi concetti sono analoghi alle questioni poste da Otala a suo tempo.
La realtà è che tutta la struttura è dominata dalle regole imposte dalla sua larghezza di banda e dai parametri di polarizzazione imposti dal progetto.
Innanzi tutto esistono moltissimi esempio di ampli con capacità dinamiche semplicemente esplosive (basti pensare alle proposte "no-slewing" di Stocchino e varie realizzazioni commerciali con slew rate complessivi di migliaia di volt/uS), ma che non cambiano pressochè nulla nella fruizione di musica. In secondo luogo, uno stadio differenziale di ingresso (degenerato su emettitore) con accoppiamento di transconduttanza sul VAS, (si veda Leach o Borbely o application Motorola in merito, piuttosto che un bellissimo lavoro di Sgandurra negli albi di Suono del secolo scorso), ha capacità dinamiche molto superiori di quelle richieste dalle situazioni operative.
Se esistesse "inquinamento", sarebbe chiaramente visibile sia in regime statico che dinamico, IMD o TIM o TID che si vogliano identificare. Al contrario, sembra che siano molto più apprezzati ampli con elevate dosi di TIM e TID, cosa che noto nessuno vuole affrontare.
Ad es., nel caso dell'ampli "a caso" cui accennavi prima, ovviamente la presenza del loop interno (che gia` da` una bella "spianata" alla distorsione dello stadio di uscita...) dovrebbe aiutare anche in questo. Ma non potrebbe essere meglio accoppiare internamente i due loop in AC e spostare il servo DC sul solo loop interno in modo che gli spostamenti della "baseline" necessari a correggere l'offset di uscita non interferiscano con l'ingresso del 318 (e l'offset di uscita di questo non influenzi il 3886), nonche` cercare di fare in modo che l'impedenza vista dall'ingresso NFB dello stesso sia quanto piu` possibile indipendente da quello che succede al nodo di uscita?
Non so`, magari sono le mie solite fisse, ma ho l'impressione che forse si tende a fare un po` troppo affidamento su un equilibrio (quello dei loop) che per forza di cose sempre cosi` equilibrato poi non e`...
NO, io la penso (evidentemente) esattamente al contrario.
Più il sistema amplificatore interagisce con il carico più si allineano le prestazioni.
IO credo di poter dare affidamento non ai loop NFB in generale, ma a quelli che io progetto.
Vedi, o si parla in astratto o si fanno le rilevazioni teorico pratiche caso per caso.
La questione dell' offset non la ritengo rilevante. LM318 vede una correzione (riportata in ingresso) media di pochi centinaia di microampere, peraltro tutti generati da lui medesimo. Sono ben altre le situazioni che possono mettere in crisi quegli ingressi.
Poi a me non risulta che, nella fattispecie, la regolazione dell' offset dinamica sia a carico della NFB su LM318.
Sull' evo ho sviluppato un metodo che inietta la compensazione sommandosi direttamente alla rete di ingresso, proprio per togliere quel genere di carico dal nodo di NFB, ma la descrizione sarebbe troppo lunga e complessa per essere fatta qui. Mi limito a dire che a differenza del my_ref, sul evo il bilanciamento DC è esterno al loop primario NFB....
Poi bisognerebbe dire che io ho reazionato internamente LM318, limitato ed allineato in frequenza il suo open loop gain, ma anche questo sarebbe troppo lungo da spiegare.
Insomma, sono altri gli ampli e le strutture che devono omologarsi alle nuove tendenze di ricerca, un evo ha ben poco da invidiare a qualsiasi progetto, e fino a prova contraria resta un riferimento come mix tra prestazioni assolute e suono decente.
Analizzando a fondo la struttura che ho messo a punto, si scopre che tutte le problematiche considerate critiche sono state in qualche modo prese in considerazione.
Quello che mi stupisce a posteriori è che tutti i criteri di progetto su quel lavoro nascono da mie esperienze dirette e scelti di conseguenza, praticamente senza curarmi del brevetti o AES sull' argomento, e che ciò nonostante esistono una miriade di corrispondenze ed assonanze con gli esiti di molte pubblicazioni.
Un poco come era solito dire Aloia, ossia che ci sono un sacco di persone che scoprono l' acqua calda pensando che altri prima di loro (o nonostante loro) non siano arrivati alle stesse conclusioni, magari pure con metodologie diverse.......
ciao
Mauro