Contribuisco anche io alla confusione, dicendo la mia...
Non vorrei smontare troppo gli entusiasmi, ma credo serva qualcuno che porti su un piano tecnico il discorso....
Che un ampli sia formato da tutto, compreso la spina di rete, è un concetto abbastanza condivisibile, seppur nei logici distinguo (diversa influenza e peso dei singoli componenti sul risultato finale).
Il test che molto volenterosamente vi apprestate a fare però, dal mio punto di vista, tende più alla confusione che alla chiarezza.
Non aggiungerò l' enesimo tormentone che tanto perseguità i DIY per la quale ogni circuito ha necessità e risvolti molti diversi sulla scelta dei componenti, in questo caso il trafo, perche non si può prescindere dal tipo di PSU e dal energia che deve fornire....
Se ci fissiamo sul punto (il trafo), e stiamo generici riguardo al PSU, non facciamo un buon servizio alla comprensione, ma si possono porre sul piatto le dinamiche in gioco:
1. Trafo VS linea;
un trafo per sua natura è un traslatore di energia. Non ho mai capito perchè la gente si stupisce se sulla linea 220V si può facilmente trovare una modulazione da parte del segnale audio. Se il secondario subisce una modulazione a causa della richiesta di energia sul carico, per una logica elementare di elettrotecnica anche il primario ne seguirà "l' inviluppo".
Molti pensano che la presenza di celle filtranti capacitive o induttive sul PSU debba per forza inibire questa dinamica. In parte questo succede, ma una fetta consistende di modulazione resta inevitabilmente. Altro punto è che esiste un rapporto spire "a salire" (per cui una modulazione sul secondario verrà per forza amplificata su primario...) che non aiuta certo a ridurre il fenomeno. Altro punto è che la richiesta di recupero energetico degli elementi reattivi è pur sempre maggiore tanto maggiore sarà il loro peso nel circuito, per cui una "modulazione degli impulsi di carica" sarà sempre una costante nel funzionamento di un PSU reattivo.
Detto questo, è chiaro che evitare di modulare la rete è molto difficile, se non impossibile, lavorando solo sul trafo. Solo una topologia ad "assorbimento energetico costante" e con un sistema di filtratura non modulante potrà ridurre questo fenomeno. Le conseguenze di tale problema possono infuire sugli altri componenti (ma non lo vedrei come una tragedia, nessun carico di rete è immune dal modulare la linea, è un fenomeno naturale...), ma solo in base alla loro "vulnerabilità" al punto 2 e 3....
2. Linea VS trafo (e PSU > ampli):
Questo è un' pò l' oggetto del contendere in questo 3D; Il tema Amletico ricorrente è appunto un trafo lineare in banda passante come un TU o con altre caratteristiche capaci di filtrare. La linea subisce molte modulazioni, e logicamente le "ricarica" agli altri carichi collegati. Un trafo tenderà per sua natura a modulare sul secondario i disturbi di linea, ed anche questo mi sembra elementare. Va detto che anche in questo caso vale la teoria del punto 1, ovvero dipende sempre dall' efficacia del sistema di rettificazione e di filtraggio. Io credo che il trafo non possa quasi nulla, da solo, contro gli eventi di rete. Certo, forse si possono adottare delle tecniche di avvolgimento "di modo comune" per assorbire meglio certe forme di spikes anomali, ma nulla più. Di norma, in ogni caso, qualsiasi trafo ha una sua banda passante molto limitata in frequenza, come tutti sanno anche in ambito TU, per cui il tipo di disturbo "critico" per un trafo non è ad alta od altissima frequenza (che non persiste facilmente neanche sulla stessa linea) . Fatto salvo i buoni criteri riguardanti il dimensionamento, non vedo l' utilità tecnica di trafo potenzialmente a banda più larga, che non siano strettamente legate alla qualità intrinseca del componente (ovvio che un trafo ben dimensionato faccia meglio "il trasformatore" di uno pessimo....).
Di solito, le modulazioni da linea sono una parte minimale nel marasma del rumore di rettificazione di un PSU capacitivo. In pratica, a livello di PSU non si vedono facilmente "dominanti" legate ai fenomeni di linea, e quando presenti (esempio forzando dei toni a livelli surreali sulla linea) restano nel tappeto di rumore già ampiamente presente. Certo, si può ipotizzare una forma di "intermodulazione a catena" tale da disturbare il segnale utile, ma bastano poche decine di dB di reiezione al rumore di PSU del circuito audio per annichilire con efficacia questo rumore.... Io non mi cristallizzerei su questi fenomeni "elementari", salvo casi molto sfortunati....
Viene da se il modesto apporto "alla causa" da parte di semplici filtri LC (come quelli usati negli switching) sulla spina di rete. Loro hanno una buona efficienza solo a frequenze molto elevate (>100Khz) zona in cui il trafo (caricato dal PSU capacitivo...) ha smesso da un pezzo di lavorare. L' unico paliativo sta nel limitare energie impulsive in grado di saturare inutilmente il trafo, nei rari casi in cui esse siano cosi forti....
3. La modulazione per induzione:
Per mia piccola esperienza l' unico problema del mondo audio, caratterizzato da elevate dinamiche di rapporto segnale rumore utile, e livelli di sensibilità al fenomeno abbastanza elevati (impedenze locali relativamente elevate). Fino ad ora, si è parlato di modulazioni in entrata o uscita da un ampli su un piano elettrico. Da quel punto di vista, la struttura del cavo di rete e lo stesso trafo ha una rilevanza molto limitata. Valutiamo però il fenomeno dal punto di vista induttivo (campo magnetico indotto):
-cavo di rete; un cavo di rete soggetto a modulazioni di corrente, siano esse prodotte dal ampli o da altri carichi (spikes), produce per ovvie ragioni una suo proprio campo magnetico, con energia direttamente proporzionale alla frequenza di modulazione. La caratteristica di questo tipo di energia irradiata è estremamente subdola ed efficace, in grado di modulare qualsiasi conduttore nelle vicinanze, indipendentemente dal fatto che esso sia schermato o meno. Ecco perchè un cavo rete studiato per essere anti induttivo tende a produrre un "migliore suono" (minore disturbo sul segnale che potenzialmente transita nelle vicinanze).
- trafo: A parte il discorso dei cablaggi, parallelo a quello fatto sul cavo di linea (ed amplificato nel caso dei secondari vs rettificatori), le differenze un trafo le fa su un piano strettamente magnetico (e relativo campo di energia indotta). Voi saprete per vostra esperienza che ogni tipo di trafo ha un suo particolare flusso disperso, un suo raggio d' azione e delle caratteristiche di "modulabilità" del campo disperso stesso in base alle energie modulanti interne (leggi efficienza magnetica vs frequenza ecc...). Queste sono a mio avviso le differenze che incidono sul suono. I circuiti audio possono essere influenzati da questi fenomeni molto facilmente, attraverso i componenti e le piste di collegamento...
Almeno l' 80% degli ampli è caratterizzato da modulazioni indotte, mediamente sotto i 2-3 KHz (sono il frutto delle correnti impulsive richieste dai rettificatori...), direttamente dal flusso disperso del trafo di linea (pure del TU, ma questa è un ' altra storia...). Esse formano un "tappeto", con armoniche di solito a steps di 50 o 100Hz con ampiezza e larghezza di banda che dipende appunto da quella del nucleo magnetico del trafo. Questo tappeto di norma non si nota, perchè in un circuito ben fatto si assesta intorno ai -80 -90 dB, di norma nel rumore residuo. Per notarlo serve fare una misura "a valore medio" in modo di evidenziare solo la parte ripetitiva del disturbo e non il rumore (notoriamente aleatorio e non ripetitivo...). Chiunque conosca i rudimenti alla base delle leggi di intermodulazione, saprà che la presenza di segnali con questo caratteristiche genera con enorme facilità serie complesse di "bande laterali" sul segnale musicale, alla stregua dei fenomeni di jiitter sui CDplayer. Questo genera un suono apparentemente più o meno nitido, ma il vissuto soggettivo (come nel caso del jiitter...) può essere opposto alla realtà strumentale, dipende tutto dal contenuto armonico aggiunto dal fenomeno. Personalmente credo anche che alla base di un certo "calore" espresso da molti valvolari ci sia anche questa "modulazione aggiunta", dato che mediamente il residuo idotta dai ferri nel circuito raramente è inferiore ai -70dB, e se "si sentono" i -90 dB....
Ecco perchè non credo in una prova di ascolto. Con molta probabilità ci si orienterebbe verso quel trafo che "scalda" meglio il suono in base al contenuto armonico delle sue emissioni magnetiche, per non parlare del grado diverso di ricettività del circuito audio (alla fine è lui a ricreare le bande laterali giuste...).
PS: Le differrenze tra 2 trafo toroidali di diverse marche che ho riscontrato si vedono a diverse decine di Cm dai cavi di segnale o PCB. Un trafo a lamierini non schermato a dovere è capace di influire oltre i 30cm di distanza direttamente sui connettori di ingresso, ammesso che i componenti attivi più vicini ne siano immuni...
In sintesi:
-Il rumore introdotto da un circuito rettificatore nel flusso magnetico disperso è molto critico perchè trasmesso per via magnetica (induttiva) e quindi sottovalutato.
-La sua larghezza di banda irradiata, oltre che ovviamente il livello energetico, dipende totalmente dalle caratteristiche di dispersione magnetica del trafo di rete.
-le modulazioni di rettificazione sono presenti anche sul primario, per cui anche i cablaggi di linea possono indurre rumore sulle sezioni di segnale.
- la zona di influenza tipica di queste modulazioni armoniche si assesta perfettamente nella banda fonica, zona di massima sensibilità umana.
Io ritengo che il miglior trafo, dal punto di vista del suono finale, sia quello che non irradia (magneticamente) entro un range di -100-110dB in condizioni di carico ordinario.
ciao
Mauro