Le rivoluzioni dell'Homo videns

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UnixMan
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Le rivoluzioni dell'Homo videns

Messaggio da UnixMan »

Con l’avvento di tv e computer è finita la lunga epoca del "sapiens" che si formava soprattutto leggendo.

Sostiene Raffaele Simone, in un libro appena uscito ( qui si fa riferimento a La terza fase pubblicato nel 2000) che dopo la scrittura e la stampa siamo ora giunti ad una terza fase nella quale accade che molte cose si imparino non dai libri, ma per averle viste o sentite.

La scuola è un problema anche perché negli ultimi 30 anni ha trascurato questo mutamento radicale seguitando a privilegiare metodi di apprendimento tradizionali, quasi al riparo del nuovo. Cambiare non sarà facile.

Prima la televisione e poi il computer, questi “elettrodomestici gentili” come vuole la loro iniziale reputazione, oggi hanno gettato la maschera rivelandosi per quel che sono: i più formidabili condizionatori di pensiero, non nel senso che ci dicono cosa dobbiamo pensare, ma nel senso che modificano in modo radicale il nostro modo di pensare, trasformandolo da analitico, strutturato, sequenziale e referenziale, in generico, vago, globale, olistico. Questa trasformazione non è necessariamente un guaio. Il pensiero analitico ha duemilacinquecento anni di storia che coincide con la storia dell’Occidente. Prima non si pensava in modo analitico e sequenziale, ma olistico e globale, e oggi, grazie alla televisione e al computer, si torna a pensare in quel modo.

Le conseguenze sono già visibili nella nostra scuola, che nessuna riforma può migliorare se prima non ci si rende conto di questa trasformazione che pone in conflitto la cultura della scuola con la cultura dei giovani. La scuola educa all’analiticità, al controllo linguistico, all’esplicitazione verbale, alla consequenzialità proposizionale, allo spirito critico, alla necessità di tradurre in parole il proprio mondo interiore e la propria esperienza. Rispetto a questo modello, la cultura giovanile è quanto di più dissonante vi possa essere, perché all’esplicitazione verbale preferisce l’allusione, così come predilige l’esperienza vissuta all’analisi dell’esperienza e alla sua nominazione.

Per i giovani le esperienze è meglio averle, viverle, rievocarle che raccontarle analiticamente e tradurle in strutture discorsive, per cui andare a scuola finisce con l’essere una finzione, quando non una penitenza, finita la quale, si può tornare alla realtà vera e autentica che non si articola in proposizioni verbali, ma in emozioni totali, come la musica, ad esempio, che non è una materia scolastica, ma qualcosa di infinitamente più profondo e coinvolgente, che accomuna una cultura all’altra, mettendo in secondo piano la differenza linguistica e la sua articolazione proposizionale.

Leggo queste cose in un bellissimo libro di Raffaele Simone, La terza fase. Forme di sapere che stiamo perdendo. La prima fase coincise con l’invenzione della scrittura che permise di dare stabilità alle conoscenze che sono un patrimonio fragile, delicato, sempre esposto al rischio di andare perduto. La seconda fase si aprì venti secoli dopo con l’invenzione della stampa che fece del libro, fino allora costosissimo e non riproducibile, un bene a basso costo e alla portata di tutti, che consentì a milioni di persone di attingere a cose pensate da altri a immense distanze di tempo e di spazio.

Negli ultimi trent’anni siamo traghettati nella terza fase, dove le cose che sappiamo, dalle più elementari alle più complesse, non le dobbiamo necessariamente al fatto di averle lette da qualche parte, come accadeva fino a trent’anni fa, ma semplicemente al fatto di averle viste in televisione, al cinema, sullo schermo di un computer, oppure sentite dalla viva voce di qualcuno, dalla radio, o da un amplificatore inserito nelle nostre orecchie e collegato a un walkman. A questo punto sorgono spontanee le domande che Raffaele Simone opportunamente si pone: come la trasformazione della strumentazione tecnica modifica il nostro modo di pensare? E ancora: quali forme di sapere stiamo perdendo per effetto di questo cambiamento?

Con l’avvento della scrittura il vedere acquistò un primato rispetto all’udire, ma non lasciò senza cambiamenti la stessa vista che, da visione delle immagini del mondo, dovette imparare a tradurre in significati una sequenza lineare di simboli visivi. Se leggo la parola “cane”, la forma grafica della parola e quella fonica non hanno niente a che fare con il cane, e allora la visione dei codici alfabetici comporta un esercizio della mente che la visione per immagini non richiede. Ciò ha comportato un passaggio da un tipo di intelligenza che Raffaele Simone chiama simultanea a quell’altro tipo di intelligenza considerata più evoluta che è quella sequenziale.

L’intelligenza simultanea è caratterizzata dalla capacità di trattare nello stesso tempo più informazioni, senza però essere in grado di stabilire una successione, una gerarchia e quindi un ordine. E’ l’intelligenza che usiamo ad esempio quando guardiamo un quadro, dove e’ impossibile dire che cosa in un quadro vada guardato prima e cosa dopo. L’intelligenza sequenziale, invece, quella che usiamo per leggere, necessita di una successione rigorosa e rigida che articola e analizza i codici grafici disposti in linea.

Sull’intelligenza sequenziale poggia quasi tutto il patrimonio di conoscenze dell’uomo occidentale. Ma questo tipo di intelligenza, che fino a qualche anno fa sembrava un progresso acquisito e definitivo, oggi sembra entrare in crisi ad opera di un ritorno dell’intelligenza simultanea, più consona all’immagine che all’alfabeto. Non a caso si assiste in tutto il mondo ad un arresto dell’alfabetizzazione che da diversi anni non si schioda dal quel 47 per cento di analfabeti, per cui sembra si rovesci quel processo, che sembrava irreversibile, che aveva portato l’uomo dall’intelligenza simultanea a quella sequenziale. Radio, telefono e televisione hanno riportato al primato l’udito rispetto alla vista, e ricondotto la vista dalla decodificazione dei segni grafici alla semplice percezione delle immagini che sugli schermi si susseguono, con conseguente modificazione dell’intelligenza la quale, da una forma evoluta, regredisce a una forma più elementare.

Naturalmente guardare è più facile che leggere e quindi, cari amici del libro, apprestiamoci ad essere sempre più rari e, in questo mondo mediatico, anche un po’ strani. L’homo sapiens, capace di decodificare segni ed elaborare concetti astratti è, come dice Raffaele Simone, sul punto di essere soppiantato dall’homo videns che non è portatore di un pensiero, ma fruitore di immagini, con conseguente “impoverimento del capire” dovuto, secondo Giovanni Sartori (Homo videns. Televisione e post-pensiero) all’incremento del consumo di televisione. E come è noto, una moltitudine che “non capisce” è il bene più prezioso di cui può disporre chi ha interesse a manipolare le folle. “Non ho letto il libro, ma ho visto il film”, così si giustifica la gente che non legge. Ma quali segni di mutamento profondo nell’uso della nostra mente nasconde questa semplice frasetta? Raffaele Simone ne elenca alcuni: innanzitutto il ritmo mentale che nella lettura è autotrainato, nella visione è eterotrainato dall’emittente, per cui chi guarda è costretto a seguire il ritmo imposto dallo spettacolo. Ciò comporta una riduzione della correggibilità per cui chi guarda, a differenza di chi legge, non può fermarsi per verificare se ha ben capito quel che ha visto. La possibilità di fermarsi consente in ogni fase della lettura di richiamare la nostra enciclopedia di conoscenze precedenti, mentre la cosa non è consentita a chi vede, perché la successione delle immagini, non lasciandogli il tempo, non glielo permette. La concentrazione, il silenzio, la solitudine sono essenziali a chi legge, mentre si può guardare collettivamente, convivialmente e addirittura facendo altre cose. Condizioni, queste, che non favoriscono per nulla la riflessione e l’approfondimento.

In compenso la visione esercita la multisensorialità, per cui se si perde quel che trasmette il canale uditivo è possibile seguire quello visivo e viceversa, alla fine qualcosa rimarrà, e l’utente si sente da questo rassicurato. Inoltre, a differenza della lettura, il carattere iconico della visione, consente di afferrare a prima vista il proprio oggetto e quindi di coinvolgere immediatamente l’emozione, che però cattura l’anima senza il tempo di un’elaborazione. La “fatica di leggere” non può competere con la “facilita’ di guardare”, e allora, rispetto al libro, la televisione sarà il medium più amichevole perché è quello che “dà meno da fare”.

Oggi la scuola va male perché da trent’anni a questa parte ha a che fare sempre meno con l’homo sapiens e sempre più con l’homo videns, la cui mente finisce con l’essere diversamente conformata. Ancora buona per conoscenze iniziali complesse come la matematica, che si continua a imparare meglio a scuola che fuori, la scuola va perdendo terreno ogni giorno di più perché, invece di interagire con l’espansione esponenziale delle informazioni, superficiali finché si vuole, ma comunque elementi di conoscenza messi a disposizione dai media, sembra un rifugio in cui ci si rinchiude per essere protetti dal fluire della conoscenza e dal suo accrescersi.

La scuola infatti è cognitivamente lenta finché si limita a trasmettere un pacchetto delimitato e statico di conoscenze selezionate, e metodologicamente lenta nella sua difficoltà ad accedere a quei luoghi di conoscenza che non sono solo le enciclopedie e i vocabolari, ma le banche dati e i repertori. Per cui oggi la scuola non è più il luogo della movimentazione della conoscenza, ma quello in cui alcune conoscenze, dopo essere state trasmesse e classificate, si sedentarizzano, stagionano, e si staticizzano.

Che fare? Non lo so. Ma è già un passo avanti prender conoscenza di almeno due cose: innanzitutto che l’intelligenza sequenziale, che finora ha caratterizzato l’Occidente nella costruzione delle sue conoscenze, cede ogni giorno di più il passo all’intelligenza simultanea, e in secondo luogo che la scuola ha ormai a che fare con un universo giovanile che fatica enormemente di più che in passato a seguire il carattere sequenziale dell’intelligenza a cui la scuola affida quasi esclusivamente la trasmissione del suo sapere.

Per i passaggi epocali non ci sono ricette pronte, ma sfide di pensiero e di paziente sperimentazione. Mettiamoci al lavoro.


Umberto Galimberti
fonte: http://www.facebook.com/notes/noam-chom ... 3615449759
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Re: Le rivoluzioni dell'Homo videns

Messaggio da MBaudino »

UnixMan ha scritto:
Con l’avvento di tv e computer è finita la lunga epoca del "sapiens" che si formava soprattutto leggendo.
Sostiene Raffaele Simone, in un libro appena uscito ( qui si fa riferimento a La terza fase pubblicato nel 2000) che dopo la scrittura e la stampa siamo ora giunti ad una terza fase nella quale accade che molte cose si imparino non dai libri, ma per averle viste o sentite.
Forse io e Raffaele Simone viviamo in mondi paralleli. Sostiene il Simone che <<è finita la lunga epoca del "sapiens" che si formava soprattutto leggendo>>.
Mia nonna si è formata pochissimo leggendo (nata a fine 1800). Sua nonna forse sapeva dell' esistenza dei libri. La nonna di sua nonna forse non aveva mai visto un libro diverso dalla Bibbia del parroco.
Come faccio ad entrare nel mondo di Simone?
Mauro
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UnixMan
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Re: Le rivoluzioni dell'Homo videns

Messaggio da UnixMan »

Che discorsi fai? Forse la tua quadrisavola non ha mai visto un libro, e forse neanche una delle mie bisnonne (l'altra era un'insegnante, moglie di un medico). Ma la cultura è cresciuta e si è diffusa grazie alla scrittura fin dagli albori della civiltà. La stesse definizione di "storia" (e preistoria) è in qualche modo legata alla scrittura!
Ciao, Paolo.

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Re: Le rivoluzioni dell'Homo videns

Messaggio da SolderWoman »

interessantissima analisi di una triste realtà che vi assicuro vissuta dall'interno della scuola diventa un problema ancora più serio. Purtroppo la lentezza nella trasmisione del sapere spesso troppo enciclopedico è il naturale percorso proposto da insegnanti un pò avanti con l'età e soprattutto molto stanchi. che a fatica riescono a rapportarsi alle nuove generazioni .
La realtà che viviamo è drammaticamente triste, ma è come se tutti si siano posti nella condizione di apatia, naturalmente per colpa di quel processo del piatto già pronto. La televisione, la tecnologia fornisce mezzi di facile utilizzo soprattutto per la risoluzione immediata di un problema.
Quando frequentavo il liceo si chiamava la compagna brava per la traduzione del giorno dopo..Ora basta fare una ricerca su google. Le ricerche stesse erano fatte per appassionare i ragazzi alla conoscenza ...era il piacere di sfogliare le grandi pagine delle enciclopedie..ora? google...control c, control v, stampa e via! Come credete si possa andare avanti in questo modo?
Perchè la storia o la preistoria sono stati periodi di enormi cambiamenti? Perchè l'Homo sapiens, ma anche le specie ancor a precedenti hanno dovurto mettere a frutto un 'espeirenza. La scheggiatura della pietra, la scoperta del fuoco e dopo la scrittura erano il frutto di una intelligenza stimolata dalla curiosità, dal bisogno,dalla necessità.
Ora non esiste la curiosità. il bambino di fronte anche a qualcosa di stupefacente come ossa di animali preistorici(è quello che ho vissuto negli ultimi anni) non cerca di comprendere per custodire ciò che sta imparando in quell'occasione attarverso anche un approccio diverso da quello scolastico, ma si ferma alla superficie delle'esperienza, non si fa tesoro dell'esperienza perchè non si conosce il valore e l'essenza del vissuto.
i libri, ol a scrittura sono il mezzo migliore che abbiamo noi oggi per riflettere, e custodire un sapere. siamo il frutto di una lunga storia che però a quanto pare ha avuto un arresto profondo. Sarà anche vero che le tecnologie le nuove scoperte in ambito scientifico hanno migliorato o risoloto delle situazioni, ma che fine ha fatto la voglia di conoscere?Aalla fine anche io ho proposto solo dei problemi e dei dati di fatto, ma sono convinta che se qualcuno anche solo qualcuno prendesse veramente coscienza di ciò potrebbe inizizre a fare qualcosa. una soluzione? lo svecchiamento della scuola, maggiore dinamicità nei percorsi di studio, maggiore attenzione da parte dei genitori...i bambini conoscono tutto del pc, ma non sanno che la pasta viene dal grano e non nasce direttamente nella busta!!!
Forse la mia posizione può sembrare esagerata, ma sono un'archeologa preistorica e credo nelle coscienza come elemnto e potente arma di distinzione dell'uomo rispetto alle altre specie.
é vero anche mia nonna o mio padre stesso non ne hanno visti moltissimi di libri perchè facevano i contadini, ma la loro capacità risolutiva nei confronti di tutte le situiazioni, la continua opportunità di mettresi alla prova (dovuta certo anche dalla necessità) ne ha fatti delle persone dal bagaglio culturale immenso. Mio nonno a 80 anni ha iniziato a scolpire perchè girando per i campi notava delle pietre dalla forma particolare da cui riuscire a far emergere delle figure particolari...eppure ha fatto la terza elementare e non la scuola delle belle arti.
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Re: Le rivoluzioni dell'Homo videns

Messaggio da MBaudino »

x solderwoman

".i bambini conoscono tutto del pc"
Nel mio mondo non sanno una fava dei PC: bambini, ragazzi e giovani. Sanno come si accende, come si manda una mail o si inserisce un video, sanno un poco di google ed altre 4 cazzate . Su 16 giovani che lavorano per me, uno solo conosce un pochino di piu i PC; i giovanissimi in stage sono imbarazzanti per la loro ignoranza dei PC.


" ma non sanno che la pasta viene dal grano e non nasce direttamente nella busta!!!"
L' importante è assolvere sempre gli insegnanti e ( se possibile) dare la colpa alla TV ( e quindi a berlusca). Nel 1960 ho imparato da dove viene il pane, perchè il mio maestro elementare ci faceva seminare i chicchi (che poi ovviamente morivano), poi ci portava i chicchi da macinare ecc....
Ritengo comunque che la visione obbligatoria dei canali dal 401 al 425 di Sky debba essere un must nelle scuole.

Mauro
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hobbit
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Re: Le rivoluzioni dell'Homo videns

Messaggio da hobbit »

x solderwoman

Mah.... certo che se la si vede così poco di buono si profila all'orizzonte.
Nonostante tutto insegnando sto scoprendo che i ragazzi sono spesso migliori di noi. I pregiudizi che hanno sono responsabilità nostra. Siamo noi che li inculchiamo nella loro testa.
Ad esempio, durante un consiglio di classe dei ragazzi dicono mi dicono che dovrei rispiegare meglio la triangolazione.
Va beh, si l'ho fatta velocemente, appena riesco....
Fuori dal consiglio mi avvicinano le mamme e mi dicono, "professore, ma secondo lei il messaggio dei ragazzi non poteva essere che non gli piace la fisica? Sa io da ragazza l'ho sempre odiata". Io rispondo, beh che non mi sembra proprio che siano mal disposti.
Capite? Come possono essere i ragazzi se gli adulti hanno un tal pregiudizio. E ci si lamenta che non gli piace la matematica e le scienze in generale?
Perciò il problema del copy and paste è un problema degli adulti. I giovani utilizzano lo strumento per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Finché i loro genitori non gli chiederanno altro che di andare avanti fregandosene dei loro veri interessi e disinteressandosene. Finché gli insegnanti avranno paura di investire del tempo per capire qualcosa di questo strumento dicendo che non sono retribuiti per farlo.
Sia io che mia moglie rientriamo tutti i giorni da scuola depressi a causa dei comportamenti di molti dei nostri colleghi più che dai ragazzi.
Il problema è di un adulto che non c'è, che non educa, che non ama e si disinteressa anche dei propri figli e dei propri discenti. Il problema è che la colpa è sempre degli altri, dei media, dei politici, dei giornali, degli stati, ..... mai la nostra.
Avrei molto da dire ma sono OT, spero che si capisca ugualmente quello che intendo.

PS. non ho niente di personale contro di te è solo un piccolo sfogo che prende spunto da alcune cose che dici e che sento ripetere spesso....
Se adopera spesso l'Anello per rendersi invisibile, sbiadisce: infine diventa permanentemente invisibile e cammina nel crepuscolo sorvegliato dall'oscuro potere che governa gli Anelli.
(J.R.R. Tolkien)
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Re: Le rivoluzioni dell'Homo videns

Messaggio da mr2a3 »

Ora non esiste la curiosità. il bambino di fronte anche a qualcosa di stupefacente come ossa di animali preistorici(è quello che ho vissuto negli ultimi anni) non cerca di comprendere per custodire ciò che sta imparando in quell'occasione attarverso anche un approccio diverso da quello scolastico, ma si ferma alla superficie delle'esperienza, non si fa tesoro dell'esperienza perchè non si conosce il valore e l'essenza del vissuto.
Purtroppo, e lo dico perchè è anche peggio, sono d'accordo con Francesco.

Non faccio l'insegnante ma per l'amore che ho per i ragazzi avrei voluto farlo, e probabilmente per il tempo che gli dedico, senza falsa modestia, sono considerato "un mito" per molti figli di amici (ovviamente la definizione è loro).

Il triste è che l'unica ragione per meritarmi l'appellativo è che non rispondo a qualsiasi domanda vagamente tecnica o impegnativa "perchè è così" ma tento sempre una spiegazione, adeguata all'età, che sia comunque sensata.
Intendo anche per il bambino di 5 anni che chiede "perchè se schiaccio il bottone qui la luce si accende la?".

Questo vale anche per la fisica o la trigonometria, e non sono io ad essere particolarmente intelligente perchè non faccio che riportare quanto presente su libri divulgativi alla portata di tutti (tipo la fisica dei supereroi o chimica in cucina).
In pratica non faccio che calare quello che studiano nella vita quotidiana, vale anche per storia inglese o quant'altro, limitandomi a togliere quella patina di "teoria pura" che dipende sempre dall'approccio passivo del professore di turno e dalla "stanchezza" del genitore che al massimo interroga seguendo il libro.
Ciao, Massimo
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Re: Le rivoluzioni dell'Homo videns

Messaggio da vince »

ragazzi i vostri interventi mi fanno riflettere, non sono assolutamente polemico, è solo che mi rendo conto che forse non conosco bene la faccenda. Se le cose stanno veramente come dite sono più triste di prima. Quello che fa Massimo mi illudevo fosse la gioia di insegnanti e genitori: spiegare il mondo ai piccoli. Qualche ragazzo più grande con cui ho a che fare, a volte mi irrita perché dico: possibile che non te ne frega nulla di quello che succede tra il pigiare il bottone e il risultato finale? Non avevo mai considerato le vostre osservazioni, pensavo che fosse disinteresse e basta.
Boh!?
Vincenzo
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Re: Le rivoluzioni dell'Homo videns

Messaggio da SolderWoman »

scusate ma forse come al solito la mia veemenza nei confronti di questo problema ha fatto si che fossi fraintesa.
Prima di tutto è ancora più triste che appunto i giovani se usano il pc lo fanno solo in modo semplicistico e non con la voglia di capirci qualcosa o soprattutto con la consapevolezza che si tratta di tecnologie utili...e da qui il problema degli insegnanti o della scuola e dunque dei genitori.
Caro Hobbit, come anche io ho detto, se tutti, genitori ed insegnanti facessero un pò di più, dunque stimolare i ragazzi, stargli vicino per quanto è possibile, farli uscire da una situazione di apatia, le cose andrebbero meglio anche perchè spesso c'è anche terreno fertile su cui lavorare. (mai generalizzare)
Sono ben consapevole del problema genitori, pur non avendo ancora la fortuna di esserlo, ma come hai detto tu i ragazzi sono il frutto di un modo di pensare di fare che inevitabilmente li pone in una situazione di stallo.
Circa i canali skype, anche qui non so di cosda si tratta o meglio gli argomenti o i programmi trasmessi e nulla vieterebbe il loro uso nella scuola e potrebbe essere una di quelle rivoluzioni che io ho indicato come approccio dinamico (in maniera essenzialmente semplicistica), ma mettere i ragazzi di fronte alla tv senza che un insegnante metta seriamente a frutto questo nuovo espediente e supporto di per sè "utile", che ne resta?
è un pò come appunto la figura mito di qualcuno di voi, che senso ha far leggere qualcosa ad un ragazzo se non se ne da dimostrazione? Infatti è proprio il tuo modo di fare che stimola la loro curiosità e facilità di apprendimento.
Insomma credo che fuori dai fraintendimenti e per questo scusatemi, siamo tutti più o meno sulla stessa linea di pensiero e mi sembra importante prendere coscienza di dover fare qualcosa ognuno nella propria posizione.

MA
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Guarda la televisione responsabilmente

Messaggio da UnixMan »

«A proposito del discorso di ieri sull'homo videns, vi proponiamo una presentazione dell'interessantissimo saggio di Giovanni Sartori intitolato, appunto, "Homo videns", sulle influenze (per lo più nefande) che la televisione esercita sull'homo sapiens.»
Non c'è niente che negli ultimi trent'anni abbia rivoluzionato la vita degli individui in maniera capillare e pervasiva più della televisione. E lo ha fatto pure subdolamente. Già, perché la televisione è entrata nelle case in punta di piedi, sull'onda dell'entusiasmo di una moderna lanterna magica, capace di stupire, informare, divertire, interessare, un focolare moderno attorno al quale condividere esperienze ed emozioni. Ma a mano a mano che prendeva confidenza con le proprie smisurate possibilità, la televisione è mutata in ben altro e la sua mutazione ha trascinato con sé anche i suoi "utenti". E' diventata spacciatrice di commerci. Cavallo di Troia di opinioni. Dispensatrice di illusioni. Consulente di comportamenti. Il tutto senza la patente per farlo, né l'obbligo all'avvertenza. La televisione fa tutte queste cose non solo senza dirlo, ma anche autoscagionandosi e ammaestrando i suoi utenti ad assolverla attraverso l'alibi della libertà di telecomando. E così gli spettatori finiscono per lasciarsi sottomettere, nell'immersione di una comoda e calda inconsapevolezza. Insomma, niente negli ultimi trent'anni ha rivoluzionato i modi di pensare degli individui più della televisione.

Eppure nessuno parla al grande pubblico di questo fenomeno sociale ampissimo che, nel nostro paese ha avuto persino delle connessioni politiche non proprio trascurabili. La televisione è come un frullino o una caffettiera, qualcosa di amico e di familare. Chi perde tempo a filosofeggiare su una lavastoviglie? Se proprio volete è roba per massmediologi e sociologi. E invece no. Per fortuna abbiamo ancora Giovanni Sartori, classe 1924, forse il maggior politologo vivente, che in Homo videns per una volta mette da parte la saggistica politica per osservare e circoscrivere con il suo consueto spirito e acume, senza risparmiare la vis polemica, conseguenze e pericoli di quello che significa al giorno d'oggi appartenere alla mutata razza dell'homo videns. Così il libro di Sartori, non più recentissimo, ma ancora trovabile, diventa (o dovrebbe diventare) un libro per tutti, un libro importante, un libro necessario, perché non c'è come la consapevolezza che, prima di ogni altra cosa, contribuisce a portarti in salvo.

La citazione:

«La televisione non è soltanto strumento di comunicazione, è anche, al tempo stesso, paidèia, uno strumento "antropogenetico", un medium che genera un nuovo ànthropos, un nuovo tipo di essere umano.»

Homo videns. Televisione e post-pensiero, di Giovanni Sartori - Laterza
fonte:
http://www.facebook.com/pages/Noam-Chom ... 2114435866
http://www.facebook.com/note.php?note_i ... 5207599163
Ciao, Paolo.

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Re: Le rivoluzioni dell'Homo videns

Messaggio da audiofanatic »

UnixMan ha scritto: Con l’avvento di tv e computer è finita la lunga epoca del "sapiens" che si formava soprattutto leggendo.

Sostiene Raffaele Simone, in un libro appena uscito ( qui si fa riferimento a La terza fase pubblicato nel 2000) che dopo la scrittura e la stampa siamo ora giunti ad una terza fase nella quale accade che molte cose si imparino non dai libri, ma per averle viste o sentite.

La scuola è un problema anche perché negli ultimi 30 anni ha trascurato questo mutamento radicale seguitando a privilegiare metodi di apprendimento tradizionali, quasi al riparo del nuovo. Cambiare non sarà facile.

Prima la televisione e poi il computer, questi “elettrodomestici gentili”
il problema IMHO non è nell'oggetto, ma nella capacità di usarlo, noi (io ho cominciato a vedere la TV a 10 anni perchè mio padre diceva che rincretiniva i bimbi...) siamo cresciuti avendo a disposizione degli strumenti di gestione, anche perchè fino alla prima metà degli anni 70 la TV non era così invadente (la TV iniziava le trasmissioni alle 16 circa e finiva alle 24), oggi i ragazzi non hanno strumenti critici per gestirla. Se oggi dai il Mein Kampf a un tedesco lo saprebbe gestire, 80 anni fa fu uno strumento del nazismo, e le cose non sono strettamente legate ai tempi, dato che l'Hagakure http://it.wikipedia.org/wiki/Hagakure nacque come codice di vita dei samurai nel 1700 e poi venne strumentalizzato dai militari giapponesi del 900 quando la cultura profonda della filosofia dei samurai era andata a perdersi, quindi la popolazione era priva degli strumenti interpretativi necessari a capirne il vero significato, e gli alleati alla fine della guerra addirittura lo misero al bando e ne bruciarono migliaia di copie, ma gli americani dei samurai non capivano e non potevano capire nulla, la cosa ha una sua logica...

Filippo
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