Innanzitutto una premessa: un "campo sonoro" non porta in sé nessuna informazione, se non quella relativa alla sua pressione (e alla sua frequenza).
fantastico, è proprio l'unica cosa che si vuole misurare...
Una sedia di casa (o un tavolo, se preferite, o anche un microfono ; ) ) inserito all'interno di un campo sonoro non trae nessun giovamento da ciò, come pure non trae nessun giovamento ad essere inserito in un campo elettromagnetico alla frequenza che noi chiamiamo "della luce visibile".
giovamento non saprei, ma di sicuro ne subisce l'influenza...
A riprova di ciò potete mettere il vostro stereo col volume "a palla" collegato a tutte le trombe e i trombini che volete, in una stanza in cui sia presente solo una sedia (o un microfono) e la luce accesa.
Ebbene, se voi vi allontanate da quella stanza e dentro ci lasciate solo la sedia (o il microfono), credete che la "musica" o i "colori" esistano in quella stanza ?
si comincia a fare confusione... prima parli di radiazione elettromagnetica e campo sonoro, ora cambi termini e passi a "musica" e "colori", questo si chiama imbrogliare le carte... senza stare a fare troppi sofismi ti potrei dire che per certe persone determinata "musica" è "rumore" e il daltonismo è più diffuso di quanto si pensi, quindi anche con un uomo nello stesso ambiente la "musica" e i "colori" possono non esistere...
Invece il "campo sonoro" e la radiazione elettromagnetica continuano a esistere
Se vogliamo rivelarli in maniera oggettiva servono strumenti di misura
Evidentemente no !! In quella stanza c'è solo una sedia (o un microfono) inserita in un campo sonoro e in un campo di radiazione elettromagnetica alla frequenza della luce visibile, ma non esiste né la musica, né i colori, perchè non c'è un "percettore" degli stessi.
non c'è un percettore umano (peraltro fallibile nel giudizio, come già detto), ma questo non toglie che il fenomeno esista, non si spiegherebbe perchè con Mozart le galline facciano più uova...
e se si volesse estremizzare si potrebbe tranquillamente andare a indagare l'effetto del campo sonoro sulla materia, motivo per cui esiste p.e. la litotrizione
La "musica" (quello che gli uomini chiamano "musica") non esiste neppure a livello dell'orecchio esterno, a livello dell'orecchio medio e a livello dell'orecchio interno, ma esiste solo a livello dell'elaborazione cerebrale.
Addirittura non serve neppure la stimolazione neurale proveniente dai nervi dell'orecchio per creare la "musica" nel cervello umano; ho già citato (e due !) la casistica clinica del neurologo Oliver Sacks che riportava una serie di casi del genere, nemmeno accaduti tra musicisti, peraltro.
bravo, quello che gli uomini chiamano musica, ma c'è musica che viene percepita come rumore, e come la mettiamo? come possiamo interpretare il concetto di "rumore" espresso dal soggetto investito da un campo sonoro che noi chiamiamo "musica"?
Lasciamo per favore perdere anche quell'immane str@@@@@ta del "cocktail party effect" , perchè qualcosa di più sensato sul mascheramento io l'ho letto a partire da
QUI (e tre !!).
Ma anche questo non risolve nulla, se non si comprende la reale portata delle affermazioni relative alla non invarianza e al sistema "non invariante", che comprende l'ascoltatore umano.
OK, lasciamo perdere
Anzi dirò di più: in senso strettamente sistemistico è possibile trovare almeno un ambiente che non abbia le caratteristiche della tempovarianza; Nuti aveva quindi torto ? No, perchè -e lo ripeto- la tempovarianza è inserita nel sistema dall'ascoltatore umano, senza il quale la musica non esiste !
Chiariamo quindi questo punto: in un sistema tempo variante l'evoluzione del sistema dipende dalla "storia" degli istanti precedenti e ciò non ha nulla a che fare con la "linearità" o "non linearità" del sistema stesso.
La musica, per l'uomo che ne è fruitore, non è un "campo sonoro" indistinto, ma una storia temporale di istanti di stimolazione neurale, elaborati dal cervello: l'istante n+1 dipende strettamente dall'istante n precedente, e così via e ad ogni istante è associato il proprio rapporto "segnale/rumore" che è strettamente correlato ad esso e solo ad esso.
Qui siamo forse al nodo della questione, perchè stiamo parlando di significato.
In una parola vi è una sequenza di suoni, non sono i suoni a determinare il significato, ma la sequenza con cui questi suoni vengono emessi...
E allora?
La "musica" assume significato (variabile da individuo a individuo) nella sequenza di suoni armonici o meno, a seconda delle culture, dei tempi, delle mode e delle circostanze, ma questo nulla ha a che vedere con il "campo sonoro" che costituisce la "musica" stessa, poichè il campo sonoro è asettico, non condizionato da interpretazioni e da significati
In un evento di prima generazione (concerto dal vivo) il cervello si accorge di ciò e si regola di conseguenza; in un evento di seconda geenerazione sorgono invece un casino di problemi.
Innanzitutto in ambiente circoscritto (stanza di casa) che il cervello identifica con una propria impronta "sonora" si viene a sovrappore un secondo evento (musica riprodotta), nato in altro ambito spazio-temporale.
A ciò si aggiunga la caoticizzazione dell'evento di seconda generazione, creata dalla stanza e dall'errata progettazione della apparecchiature di riproduzione sonora.
Va benissimo, il problema è perfettamente conosciuto, anche se gli viene attribuito un potere "distruttivo" sulla comprensione del "significato" che andrebbe ridimensionato.
Ma il nodo della questione dov'è?
Il nodo è nel volere/potere (ri)produrre un campo sonoro contenente un "significato" in un luogo diverso e in un tempo diverso
Tornando al paragone con la parola e alla sequenza di suoni che ne determinano il significato, possiamo tranquillamente fare un parallelo tra un testo scritto in una lingua sconosciuta (la cui sequenza di suoni, anche se l'evento fosse originario, non avrebbe alcun significato) e la traduzione dello stesso.
Come per il testo scritto si può dire che le infinite sfumature lessicali del testo originale finiscono per dare maggior "profondità" e, di fatto, la traduzione perde (o può far perdere) o stravolge determinati dettagli, si può ben dire che (ri)produrre la "musica" fa perdere, o può far perdere determinati significati.
Ci sono alternative?
Assolutamente si, imparare il cantonese o l'hindi per gustarsi le sottili sfumature poetiche di queste due lingue e andare ad ascoltare la musica solo "di prima generazione", cioè da vivo...
E' ovviamente necessario un corso di spiritismo per evocare p.e. John Coltrane e poi cercare di convincerlo a suonare qualcosa...
Non ci credete ?! E' tutto perfetto !?
Avete presente il modulo di Young del legno con cui sono costruite le "casse acustiche" (mai nome fu più appropriato); credete proprio che quel bel legnetto (ma è medium density da 30 mm o massello da 40 mm , va !) non vibri creando sei voci aggiuntive (le sei facce della "cassa") che vanno a caoticizzare il sistema in maniera imprevedibile. E la membrana del wufe è trasparente al suono oppure no ? E i settemetriecinquanta, calcolati di superficie radiante alla ca@@o aggiuntiva delle mie Infinity (e qui dentro c'è gente che pensa che Arnie Nudell sia stato un grande progettista di altoparlanti !!) ?
A ciò si aggiungano le riflessioni i campi stazionari ecc. e si capirà come la caoticizzazione del sistema raggiunga effetti disastrosi.
stai sfondando una porta aperta, le problematiche di cui parli fanno parte dei compromessi da accettare e/o da risolvere nei migliore dei modi
Ma direi che il problema è che un sistema di altoparlanti non potrà mai ricreare il "campo sonoro" originario, anche perchè gli viene dato in pasto una "fotografia" presa in un centimetro quadrato (la membrana del microfono)
Quindi quella delle "voci" è forse la cosa più semplice da risolvere
(sono stanco, il resto alla prossima -sto diventando come Calabrese-).
Paolo
Originariamente inviato da drpaolo - 31/07/2009 : 00:49:41
dai, che si chiacchiera solo amabilmente...
Filippo