Hai risposto con una sequela di distinguo, precisazioni dialettiche e quant'altro, e man a mano che ti leggevo capivo che si è molto lontani dalla concreta analisi tecnica dei problemi in discussione (evidentemente entrambi, evidentemente non per volontà diretta).
Mauro, molto probabilmente il mio post precedente è tra i miei peggiori quanto a chiarezza, tuttavia gran parte della cautela era dovuta alla mia impressione che ti stessero girando le scatole, che avvertissi una mancanza di rispetto, il che non è. Sgombrando da questa impressione il discorso, tutto può essere detto in maniera più diretta, evidenziando gli equivoci (miei o, eventualmente, anche tuoi).
Riguardo il DF, certo, io do sempre troppe cose per scontate, come il fatto che tutti abbiano visto le mie simulazioni postate mesi o anni addietro, o seguito le decine di link a misure effettive con microfono delle variazioni di risposta in frequenza in base alle variazioni di DF e quant' altro.
Riguardo al test del DF, io ho osservato solo che, nella sintesi del tuo primo messaggio, non avevo capito. Mi hai risposto con un "non c'è molto da capire" (un mezzo ceffone) e poi hai ripetuto:
Se prendi 2 ampli uguali (evidentemente pensati per poter modificare agevolmente alcuni parametri come il DF senza alterare fortemente le altre condizioni di lavoro) uno originale ed uno con un DF modificato per modulo e/o per fase inversa, e fai un' ascolto commutato praticamente in tempo reale, le tue orecchie restano le stesse, cosi come il tuo stato mentale, per cui se noti differenze esse sono da attribuire alle diversità introdotta negli ampli
Al che ti ho detto la mia idea sulla tua spiegazione: se il test presuppone la doppia ipotesi che non vari lo stato mentale (o che un individuo abbia una prestazione mnemonica di un certo tipo), e che la percezione dell'orecchio non vari, queste due ipotesi: 1) non fanno parte del set up (semmai di quell'80% di lavoro di interpretazione a cui fai riferimento anche tu); 2) al contrario della misura, non sono sorrette da dati oggettivi, fisici, a loro volta misurabili.
Questo non significa: 1) che non riconosca la validità della tua esperienza e del setup che ne è scaturito; 2) che non siano veri gli "scalini timbrici" a cui fai riferimento nell'altro thread; 3) che tu non sappia dosare certi "ingredienti" per ottenere i risultati che ti prefiggi.
Come hai detto tu, le differenze si rilevano, la scala di valori di tale differenze è ovviamente attinente a queste ma non è correlata direttamente alle differenze stesse (preferenze soggettive? gusto modulato dall'esperienza?). Siccome il thread ha l'ambizioso titolo di "senso delle misure", a me resta la personale insoddisfazione di non capire (non capire) dove porti una misura "buona": si rileva qualcosa di tangibile, di consistentemente riproducibile (lascio a latere la querelle sul setup tuo e quello tentato da plo'), ma dove porta? Le correlazioni mi dicono se vado in una direzione "giusta" (in base a cosa definire il "giusto"?)?
Il tuo mantra personale mi pare che dica: "ogni giorno qualcosa in meno". Al di là della condivisione di valori, a me sembra ancora (analogamente alle due ipotesi poc'anzi evidenziate) fuori dal setup di misura, fuori dall'oggettivo. E' la tua scelta, è definibile forse come un postulato su cui si regge la misura. E' (forse) la premessa alla misura a cui facevo riferimento nei precedenti miei post di questo thread, quando tu mi davi del "grillo parlante" (espressione più simpatica di "non c'è molto da capire").
O magari non c'entra niente?
Io ho la presunzione di percepire variazioni di livello di pressione a certe frequenze (e shift di frequenza dei cross) causate da variazioni pilotate e misurate di DF, a patto di eseguire un test comparato (commutazione). Esse sono molto più vistose di quelle causate o causabili da molte altre forme di interazione spesso considerate importanti.
Sul test, come descritto in breve (dunque NON come realmente eseguito) ho espresso una perplessità.
Come tu hai evidenziato nell'altro thread attinente (ed ancora a prescindere dalle contestazioni di plovati di questo thread) il test lo si potrebbe fare (sostanzialmente) o con 2 ampli uguali, o con 1 ampli.
Con 2 ampli le condizioni al contorno potrebbero falsare (in una certa misura) i risultati: hai fatto riferimento a temperatura, burn-in e son sicuro che puoi citare altri fattori.
Con 1 ampli "ci sono dei momenti morti che mettono tutto a discrezione della memoria della gente" (usando le tue parole).
A questo punto ho avuto un altro dubbio: questo test può rivelarsi forse un po' troppo critico (domanda per te)? Visto che le variazioni pilotate del DF devono avere riscontro percettivo, quindi non è affidato ad un oscilloscopio, ad un microfono o ad un FFT, in un caso ammetti che ci potrebbero essere "errori sistematici", nell'altro sembra che fai pesante affidamento proprio sulle due ipotesi che io ho ritenuto come "non oggettive", "non dimostrate". Non dimostrate NON significa (però) che non si possano dimostrare.
Sempre sul test ho avuto un ulteriore perplessità, ricordando quello che ho letto nei tuoi interventi sul pilotaggio in corrente e l'assenza di controllo sul Q del trasduttore. Il dubbio si sintetizza così: il damping di quelle curve lo posso ottenere elettricamente, in proporzione al modulo del DF dell'ampli (lascio per semplicità da parte la fase del DF), ma anche FUORI dall'ampli si possono normalizzare picchi e risonanze varie, per esempio nel crossover, con celle RLC. Mi vien da dire che, se uno volesse progettare un ampli cd. "in corrente" dovrebbe preoccuparsi di interfacciarlo a diffusori la cui curva di impedenza sia già "normalizzata", ed è quello che alcuni progettisti suggeriscono peraltro (per es. il troppo citato Luca Chiomenti).
Dunque, il test ha una qualche indicazione generale, o si riferisce solo all'interazione tra quell'ampli e quel diffusore? Mi si risponde, in sostanza, guardati le curve misurate dei diffusori degli ultimi tot anni, sono circa tutte uguali. Potrebbe anche stare bene come risposta (seccata), però ugualmente si possono progettare diffusori su cui il DF dell'ampli abbia una diversa influenza. Se poi tu mi "correggi" quest'impressione a me mica dispiace, sai?
Ho pure la presunzione di credere che tale commutazione riduca al minimo le problematiche legate alla memoria o stati mentali diversi, in quanto contemporanee tra loro.
E, per quello che hai scritto dal novembre '06 (quando sono venuto qui a rompere le scatole),
a me pare fino ad ora una presunzione, un postulato.
Anche se magari hai inventato un microfono che riproduca la risposta adattativa della coclea, o un'altra diavoleria tecnica o concettuale che possano dare dei riscontri alla presunzione sulla commutazione.
Per la questione "misure univoche o complesse o forvianti", il discorso è facilmente sintetizzabile:
Non esistono misure univoche alla portata di chiunque ed a prescindere dalla strumentazione disponibile.
In più, va detto che l' 80% di una misura dipende da chi la esegue (come la esegue e cosa analizza del risultato). Ne consegue che, mi dispiace, o si sa cosa si sta facendo e si dispone di un minimo di strumenti di base, o non serve fare misure.
Originariamente inviato da mauropenasa - 10/04/2007 : 19:11:19
Su questo sono daccordissimo, tanto che se non fossi in cul* alla luna rispetto a dove sei tu, probabilmente mi offrirei di pagarti per insegnarmi a fare misure, piuttosto che per farti costruire un Evolution. E non è un'iperbole la mia, o un atteggiamento ironico.
Quando mi riferivo ai testi anni '40, non lo facevo con atteggiamento fideistico, ma "storico": secondo me l'utilità o il senso di una misura dipendono dalle premesse alle stesse, e da quel che ho capito io già dagli anni '30 o '40 i tecnici più preparati erano in qualche misura consci che le premesse sottese alle misure radiotecniche non erano adeguate al campo della riproduzione sonora "da diporto", alla "fedeltà" della riproduzione stessa.
E, per ora, ma da te voglio imparare, queste sono considerazioni secondo me che prescindono dal sapere o no fare misure, dai mr. X, da filosofie spicciole o da arzigogoli cd. eristici.
In finale riprendo la considerazione iniziale: a me non interessa "avere ragione su di te", o anche "convincerti di qualcosa". Ti considero solo un ottimo interlocutore per chiarirmi io le idee, scusa se la cosa ti da fastidio.
--- --- ---
Ciao, Luca