Giame direi che quando avrai tempo di riprendere il 3D didattico sulla controreazione, se integrerai questa "visione dall'interno" di Piercarlo e Mauro farai qualcosa di realmente nuovo rispetto a quanto disponibile su CHF ecc. ecc.
In attesa che Giaime raggiunga felicemente le vacanze natalizie senza l'incubo di esami da rifare, ne aprofitto per dare un suggerimento: mi piacerebbe che invece di trattare la controreazione nel solito modo, con la solita classificazione in tipi e il solito corredino di formulette, ci si provasse un po' ad approfondire "l'insight" su quello che secondo me è il vero *cuore* di un sistema retroazionato - cioè la creazione di un anello che trasforma un accrocchio di componenti in un *sistema* con regole proprie, dovute proprio al fatto che *costituisce un sistema* che, pur appoggiandosi alle proprietà dei componenti che fanno parte di tale sistema (guadagno di potenza, risposta in frequenza ecc.), ne costituiscono però una sovrastruttura con *vita propria*.
Il paragone che mi viene più spesso in mente per descrivere il tipo di "salto" qualitativo che avviene tra "prima" della costituzione dell'anello e "dopo" di essa, è quello della connessione in un circuito chiuso di induttanze e capacità che da vita ad un sistema - il circuito risonante - i cui comportamenti, pur appoggiandosi alle proprietà fisiche degli elementi che lo compongono (e che rimangono di per sé immutate), sono peculiari proprio al suo essere circuito risonante, che esistono fintanto che esiste il circuito: altrimenti condensatori e induttanze ritornano ad essere semplicemente se stessi senza altre conseguenze.
La faccenda potrebbe sembrare un invito a fare accademia ma:
1) da questa faccenda dipendono le caratteristiche e le modalità di un *grosso* problema potenzialmente presente in qualsiasi circuito retroazionato, quello della stabilità (al punto che qualcuno una volta mi ha detto: "un circuito retroazionato incondizionatamente stabile è un circuito: (a) spento; (b) guasto; (c) morto").
2) Questa stessa faccenda sposta sotterraneamente, in un circuito, l'accento dalla sua risposta in frequenza alla sua risposta temporale che più o meno si assomigliano finché lo stimolo a cui viene sottoposto il sistema è più lungo dei tempi di risposta di quest'ultimo (e gli da quindi il tempo di assestarsi) ma si somigliano sempre meno via via che i tempi di stimolo e di adeguamento allo stimolo divengono sempre più direttamente confrontabili se non sovrapponibili.
3) Anche se per evitare di incorrere in instabilità, il guadagno dei circuito viene regolato in modo tale che quando lo stimolo raggiunge velocità pericolosamente troppo vicine a quelle di reazione proprie del sistema, rimane il fatto che, a rigore, non si può veramente parlare di "stabilità assoluta" di un circuito retroazionato ma solo di stabilità *relativa* cioè il circuito si può definire relativamente stabile fin quando gli stimoli provocano (come *non possono fare a meno di provocare*) inneschi che si estinguono in tempi tali da non danneggiare la risposta del sistema ma non può *mai* essere assolutamente stabile, cioè privo di inneschi. Non lo può essere *proprio* perché è un circuito controreazionato.
4) Ho il forte sospetto che buona parte dell'arricchimento spettrale della distorsione che si verifica in un sistema controreazionato, più che dipendere dal "ricircolo" di componenti sinusoidali che costituiscono lo stimolo (ricircolo che in effetti non c'è, almeno nei termini in cui viene lasciato intendere di solito: un circuito non ha memoria della sua vita e "sente" solo il presente delle condizioni istantanee in cui si trova - ha però una "memoria" legata ai suoi tempi di reazione, altrimenti il problema della stabilità non si porrebbe neppure), dipenda anzitutto dalla produzione di questi "microinneschi" che, soprattutto ad alta frequenza, costituiscono a tutti gli effetti una sorta di "alone" di rumore aggiunto al segnale che, in presenza di segnali diversi da toni sinusoidali puri, porta, imho, alla generazione di componenti nuove della distorsione di intermodulazione la cui entità assoluta potrebbe dipendere non tanto dalle frequenze che compongono lo stimolo quanto dalla velocità con cui varia il suo inviluppo nel tempo.
Mi fermo qua... Ora tirate fuori i cannoni se volete...
Ciao
Piercarlo