Mono, Stereo e percezione...
Inviato: 05 lug 2012, 10:32
Nota: discussione originatasi nel thread: "Ascolto monofonico"
5 minuti di pace in negozio e ne approfitto per scrivere due righe.
Sappiamo che il nostro sistema di ricezione è in grado di collocare nello spazio i suoni e lo fa aggiustandosi continuamente con anni di apprendimento, in maniera automatica ed in gran parte inconscia. Se chiudiamo gli occhi, e facciamo schioccare le dita davanti a noi risalendo dal basso all'alto, con tutta probabilità, riusciamo a capire a quale altezza si trovino le dita, se ripetiamo la cosa risalendo dal basso all'alto ponendoci a destra e poi a sinistra idem e inoltre rischiamo a individuare anche la angolazione, sempre con una ottima approssimazione.
Se si riflette su questo singolo parametro, si capisce come il meccanismo si meraviglioso e sofisticato. Come questo accada lo si studia senza problemi, almeno a livello di una sufficiente infarinatura, come sia possibile riprodurre la cosa in stereofonia è decisamente più complicato. Spostare alcuni insignificanti parametri crea la magia o il disastro, se consideriamo che la registrazione non è affatto codificata, si può capire la mia ritrosia a citare dischi in particolare.
Ora mi chiedo, se il microfono raccoglie il segnale in un determinato punto, e non filtra certo come può fare un padiglione auricolare, come arrivano a noi le info della disposizione in altezza?
Il punto in cui viene posizionato il microfono e la direzione in cui lavora, la direzionalità dello stesso, la stanza di ripresa, il pannelli, il mestiere... E tutto sembra posto al banco, poi...
Poi, basta un nonnulla, un condensatore, un cavo ecc. e quella piccola alterazione scombina le cose in maniera drammatica, figuriamoci una disposizione approssimativa, o una stanza inadatta.
Con queste premesse, posso capire le ragioni di chi rinuncia in partenza, io, con tutta calma, preferisco perder tempo a cercare di capire quali errori e incongruenze esistano, quali meccanismi entrino in gioco, quali inganni possiamo perpetrare e, come noi impariamo a riconoscere tali inganni, ricordate la fuga davanti al treno in bianco e nero dei fratelli Lumiere? Ora non fuggirebbe di certo nessuno, in qualche caso oggi si può veder chinare la testa di lato, quando in un film 3D un oggetto sembra schizzare fuori dallo schermo, poi ci si abituerà anche a quello. Forse è questo che ci porta a cercare sempre qualche novità, la routine, toglie forza alle sensazioni, l'alternativa è, forse, accendere lo stereo di rado.
5 minuti di pace in negozio e ne approfitto per scrivere due righe.
Sappiamo che il nostro sistema di ricezione è in grado di collocare nello spazio i suoni e lo fa aggiustandosi continuamente con anni di apprendimento, in maniera automatica ed in gran parte inconscia. Se chiudiamo gli occhi, e facciamo schioccare le dita davanti a noi risalendo dal basso all'alto, con tutta probabilità, riusciamo a capire a quale altezza si trovino le dita, se ripetiamo la cosa risalendo dal basso all'alto ponendoci a destra e poi a sinistra idem e inoltre rischiamo a individuare anche la angolazione, sempre con una ottima approssimazione.
Se si riflette su questo singolo parametro, si capisce come il meccanismo si meraviglioso e sofisticato. Come questo accada lo si studia senza problemi, almeno a livello di una sufficiente infarinatura, come sia possibile riprodurre la cosa in stereofonia è decisamente più complicato. Spostare alcuni insignificanti parametri crea la magia o il disastro, se consideriamo che la registrazione non è affatto codificata, si può capire la mia ritrosia a citare dischi in particolare.
Ora mi chiedo, se il microfono raccoglie il segnale in un determinato punto, e non filtra certo come può fare un padiglione auricolare, come arrivano a noi le info della disposizione in altezza?
Il punto in cui viene posizionato il microfono e la direzione in cui lavora, la direzionalità dello stesso, la stanza di ripresa, il pannelli, il mestiere... E tutto sembra posto al banco, poi...
Poi, basta un nonnulla, un condensatore, un cavo ecc. e quella piccola alterazione scombina le cose in maniera drammatica, figuriamoci una disposizione approssimativa, o una stanza inadatta.
Con queste premesse, posso capire le ragioni di chi rinuncia in partenza, io, con tutta calma, preferisco perder tempo a cercare di capire quali errori e incongruenze esistano, quali meccanismi entrino in gioco, quali inganni possiamo perpetrare e, come noi impariamo a riconoscere tali inganni, ricordate la fuga davanti al treno in bianco e nero dei fratelli Lumiere? Ora non fuggirebbe di certo nessuno, in qualche caso oggi si può veder chinare la testa di lato, quando in un film 3D un oggetto sembra schizzare fuori dallo schermo, poi ci si abituerà anche a quello. Forse è questo che ci porta a cercare sempre qualche novità, la routine, toglie forza alle sensazioni, l'alternativa è, forse, accendere lo stereo di rado.