in riferimento all'individuo?? mi dici cosa hai ricavato col metro se i due possibili "utenti" sono un bambino di tre anni o un giocatore di basket??
Misurare una stanza col metro non serve a una cippa
Originally posted by audiofanatic - 27/07/2009 : 16:57:24
Caro Filippo,
sei in completa confusione.
Misurare una stanza col metro serve eccome!
Perchè puoi anche misurare il giocatore di basket ed il bambino, e trarre le tue conclusioni.
Non c'è nulla che possa ostacolare (ovvero che possa mettere in dubbio l'attendibilità e l'utilità della misura stessa) questa procedura, e la misura ha perfettamente senso.
diciamo misurare una tensione... in riferimento a un individuo?? ci sono elettricisti che cercano la fase con le dita, se lo faccio io mi fulmino...
Misurare una tensione non dice nulla circa l'effetto sull'organismo
Originally posted by audiofanatic - 27/07/2009 : 16:57:24
Continui a far confusione.
Chi è l'utente finale della misura di una tensione all'anodo di una valvola?
Ovvero, perchè lo fai?
Per polarizzare la valvola stessa.
Non certo per "fulminare" un uomo o per "controllarne" gli effetti su di esso.
Non hai chiaro il concetto di "sistema".
Non puoi aver chiaro il concetto di "invarianza" e "non invarianza".
Quando costruisco un amplificatore e mi dedico alla polarizzazione di una valvola o un transistor, eseguo delle misure che sono valide per quel sistema, anzi necessarie.
Tale sistema è invariante, non c'è molto altro da dire (o "filosoffeggiare") in merito.
Lo scopo è la giusta polarizzazione della valvola.
Ho parlato, non a caso, di misurare una tensione anodica, non di costruire una sedia elettrica.
L'uomo e la scossa non c'entrano una "mazza".
La "misura" in ambiente è l'ultima delle cose che, volendo, si può fare
Sarebbe come misurare la risposta in frequenza di un amplificatore...
Se tutti i calcoli fatti circa i vari stadi sono corretti, compresa la misura della tensione sull'anodo, il risultato sarà quasi scontato
Ma per farlo hai dovuto fare delle misure e dei calcoli, altrimenti neppure tu potresti essere sicuro del risultato.
Originally posted by audiofanatic - 27/07/2009 : 16:57:24
V. sopra (non hai presente il concetto di sistema)
La progettazione di una amplificatore, i relativi calcoli e le relative misure ricadono in un ben preciso sistema.
Nessuno ha detto che non debbono essere fatti.
La misura della risposta in frequenza in ambiente, invece, ricadrebbe in un sistema "non invariante".
Non lo dico io. Lo dice la scienza dei sistemi.
E questa misura non ha senso, perchè non potresti correggerla agendo sulla parte invariante del sistema stesso.
Ma io ti ribalto paro paro il ragionamento:
Vuoi realizzare un sistema di altoparlanti a orecchio?
libero di farlo
Originally posted by audiofanatic - 27/07/2009 : 16:57:24
Nessuno ha mai detto che io voglia progettare un sistema di altoparlanti "ad orecchio".
Come già detto sopra, prima di controbattere bisognerebbe aver ben presente la materia del contendere.
; )
L'articolo di Nuti pare un feticcio... ricordo benissimo quando lo lessi, saranno passati più di venti anni, fu molto illuminante e chiarì benissimo p.e. l'assurdità dell'equalizzazione in ambiente...
ma io ti rispondo con la stessa frase di Nuti da te evidenziata
"le variazioni di risposta in frequenza introdotte dall'ambiente non sono più indipendenti dalla storia del segnale".
Nuti sta parlando di "variazioni di risposta in frequenza introdotte dall'ambiente"
e allora rispondimi:
Variazioni a COSA?
la frase stessa presuppone l'esistenza di un qualcosa che possa essere variato
Quel QUALCOSA lo devi definire a priori, e per farlo DEVI fare MISURE
(così come devi calcolare capacità e resistenze e induttanze in un circuito elettrico)
Introdotte su COSA?
la frase stessa presuppone l'esistenza di un segnale che l'ambiente altera
a parte l'ovvietà della cosa, già riscontrata dall'uomo di Neandertal mentre giocava con gli echi nella grotta in cui abitava, ciò di cui si discute parlando di misure non è dell'effetto dell'ambiente, ma del segnale (originario) che nell'ambiente verrà emesso, e magari dei calcoli (preventivi) da fare per minimizzare le "alterazioni" di cui sopra
Ovviamente la cosa ha poco senso se si prende un altoparlante e lo si fa suonare
Cosa ben diversa è "massacrare il segnale originario, affidarne due o tre pezzi a sorgenti differenti farglieli buttare nello spazio e sperare che il tutto si ricombini in qualche modo da qualche parte" il tutto tra virgolette, ovviamente
Ti sfido a far questo "a orecchio"...
questo IMHO è il nodo della questione
Filippo
Originally posted by audiofanatic - 27/07/2009 : 16:57:24
No Filippo, il nodo della questione è comprendere esattamente quella frase di Nuti.
Prova a ragionare sulla dipendenza o indipendenza dalla "storia" del segnale, e magari troverai da solo la risposta.
Se non intendi questo, non riuscirò mai ad esserti di aiuto.
Inutile rispondere alle due domande, perchè prive di senso, nel contesto.
Infine,
l'articolo di Nuti non è un "feticcio", è solo una prima esposizione di un problema.
Esposizione che una volta "assimililata", si "apre" ad ulteriori considerazioni.
saluoni,
Fabio.
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(Al Capone)