Ciao a tutti.
Dall'alto della mia profonda ignoranza in materia di fisica e diffusori, tento di fare la parte dell'avvocato del diavolo (in questo caso il diavolo potrebbe essere rappresentato da alcune teorie esposte da Giussani ed Allison....).
Riguardo alla necessità o non necessità di analisi complesse dei modi di riverberazione, credo che si potrebbe esporre un "Ni" alle conclusioni di Paolo.
Il problema credo non sia nella analisi (le ultime generazioni di dsp offrono ottime performances analitiche), ma nel sapere cosa si vuole ottenere, ossia nella definizione delle "finestrature parametriche" o soglie di accettabilità di un dato modo di riverberazione ecc....
E' scontato, credo, che non si possa prendere un locale a caso e trasformarlo in auditorium; Ma vorrei porre alcuni elementi su cui far ragionare i nostri frequentatori competenti di altoparlanti e di fisica:
- I modi di risonanza (e generazione di onde stazionarie) sono particolarmente evidenti e difficili da gestire (in ambienti domestici arredati) in zona di frequenze che vanno da 20Hz (ammesso e non concesso che il locale sia in grado di "reagire" a queste frequenze.....) a circa 500Hz.
- In generale, il range definibile "basse frequenze" (20-500Hz) non ha una funzione molto importante nella definizione della "geometria tridimensionale" ipotizzata dalla tecnica di ripresa "stereo", perchè è noto che a queste frequenze la distribuzione spaziale dei suoni in campo ravvicinato è percepita come una diffusione "omnidirezionale" (senza una precisa collocazione spaziale), totalmente fino ad almeno 150-200Hz e con qualche avvisaglia di percezione tra 200-500Hz, ma nulla a che vedere con l' importanza che questo parametro assume oltre i 500Hz....)
- La geometria della fonte di suono (o di sollecitazione) è importante almeno quanto quella della stanza. Un sistema di altoparlanti di piccole dimensioni ha la possibilità, ad esempio, di essere posizionato con molta più cura di uno di grandi dimensioni, specie se si ragiona sui problemi di cui sopra.
- I modi di risonanza ambientale sono quasi sempre di natura strutturale (mura e geometrie fisiche del locale e relativa disposizione dei diffusori) mentre quelli di riverberazione (legati a frequenze più elevate per una semplice questione percettiva umana) sono legati al tipo di finitura del locale. Le due cose sono piuttosto diverse sia come problema che come soluzione....
- Se uso un sistema stereo in un locale simmetrico, ho un buon vantaggio (secondo Allison, Giussani e pure me, per quel che conta...

) legato alla possibilità di controbilanciare i modi di risonanza a bassa e bassissima frequenza usando tecniche di "asimmetria". Se un diffusore mi sollecita una risonanza strutturale ad una determinata frequenza, ho la possibilità di posizionare il secondo diffusore in modo di "assorbire" tale sollecitazione, almeno entro un certo limite.
Faccio alcuni esempi elementari, da uomo della strada:
Le onde stazionarie sono "visualizzabili" in modo semplicistico da una sinusoide che si estende su un'asse (dato che in ambiente siamo in 3D meglio semplificare ragionando su un' unico, elementare, asse, poniamo quello orizzontale....). Essa avrà un punto di massima sollecitazione (esempio parabola positiva della seno) in corrispondenza di una precisa posizione fisica, mentre ad altre posizioni corrisponderà un punto di massima attenuazione (seno negativa) o di neutralità (passaggio per lo zero).
Ne consegue che si può ipotizzare che un diffusore a 3m dal mio punto di ascolto (predefinito con un certo margine di tolleranza) potrebbe trovarsi nel massima risonanza a 100hz (esempio elementare). Se però mettiamo il secondo diffusore in un punto corrispondente alla minima risonanza a 100Hz, la risultante misurabile nel punto di ascolto sarà prossima ad un rendimento "flat". Infatti l' emissione di un tono a 100Hz in un sistema audio è perfettamente simmetrico ed in fase tra i 2 canali.
Ragionevolmente, una tale asimmetria di emissione potrà dare i suoi frutti anche a frequenze diverse, almeno adiacenti a quelle incriminate.
Altro esempio, uso di subwoofer come "equalizzatore ambientale".
Prendendo ad esempio il caso di prima, possiamo anche ipotizzare di disporre di uno o più unità per la bassa frequenza, e di potere disporle in ambiente con una certa libertà. Stesso risultato di prima, con in più la possibilità di lavorare con le opposizioni di fase che questi sistemi permettono (inversione di fase e talvolta sfasamenti programmabili....).
Altro esempio, stesso caso di prima, ma usando i famosi risuonatori passivi tanto in voga, posizionati in zone strategiche (spero non negli angoli come molti fanno....).
A questo punto, con un certo grado di esperienza, abbiamo una risposta in bassa frequenza vagamente definibile "adeguata", ma non abbiamo risolto quasi nulla, nel senso che ci siamo limitati ad evitare che una scala di basso venga percepita come una sorta di "altalena energetica". La maggior parte della gente ha questo problema ma ci convive senza grandi patemi, solo chi ascolta musica d' organo e poco altro potrebbe considerare inaccettabile tale situazione. Nei normali brani musicali, in genere, la modulazione di gamme comprese tra 20hz e 100-200Hz è molto "costante" (prevalentemente accompagnamento ritmico), per cui rende meno evidente l' eventuale scalino di emissione tra una certa nota e l'altra.....
A questo punto scopriamo che il vero elemento che caratterizza i sistemi casalinghi diventa "il campo riverberato". Questo vale particolarmente in banda fonica (300-3000Hz), per ragioni fisiologiche elementari.
Qui esistono alcune scuole di pensiero, quella degli altoparlanti "monitor" direttivi e con scarsa emissione fuori asse e quelli che cercano il contrario (omnidirezionali e dipoli su tutti).
In entrambi i casi si può (o si deve) gestire il grado di riverberazione usando prevalentemente sistemi fonoassorbenti, che in base al materiale usato avranno una efficienza specifica in range di frequenze specifiche.
L' alterazione del campo riverberato è prevalentemente compiuta dalle riflessioni (mi si permetta l'abominevole approssimazione...

) che il segnale utile può subire sulle pareti adiacenti, durante il percorso tra il diffusore ed il punto di ascolto. Ne consegue che il segnale che arriva diventi una somma vettoriale di quello principale con tutte le forme di riflessione dello stesso (quindi con vari ritardi temporali), quindi un segnale falsato.
Se usiamo una emissione direttiva, la maggiore fonte di riverbero non voluta può essere quella del segnale principale che rientra dopo una riflessione sulla parete opposta ai diffusori (dato che lateralmente si suppone di avere una scarsa emissione), per cui si tende a rendere fonoassorbente proprio quella parete.
Se usiamo una emissione molto "dispersiva", sarà importante distribuire equamente il fonoassorbente a partire dalla parete di emissione.
In pratica, stante ai nostri soliti Giussani e compagnia, "i rimbalzi" che si devono curare molto sono "le prime riflessioni", ossia i percorsi di rimbalzo più diretti e brevi. Se un segnale di errore percorre uno spazio ragionevolmente alto (riflessioni multiple), in parte perde molta energia e diventa poco rilevante rispetto a quello diretto, in parte assume ritardi tali da non riuscire più a "confondere" il nostro cervello.....
Spero di essere stato vagamente utile a Mauro....
Purtroppo non ho per le mani link a letteratura specifica....
ciao
Mauro
http://www.webalice.it/mauro.penasa/index.html