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Inviato: 22 mar 2007, 06:13
da Piercarlo
O ci sono ragioni per le quali invece sarebbe più "accettabile" (magari solo perché più "consolidata", in qualche modo "rassicurante")? A me la tua pare una posizione concettualmente piuttosto opinabile, espressa così come sopra.

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Ciao, Luca


Originariamente inviato da Luc1gnol0 - 20/03/2007 : 23:42:38
Diciamo che stiamo di due cose completamente diverse. Riccardo, per come ho capito il suo modo di operare ("a pelle abbastanza simile al mio) alla fine le cose le fa (o non le fa se non ritiene arrivato il loro momento) per un solo ma ottimissimo motivo: capirle mentre le fa e consolidare le sue conoscenze in merito - ma soprattutto, assolutamente non banale, modificare la consapevolezza di ciò che sa.. perché se è vero che più si sa più si sa di non sapere è anche vero che, dall'altro canto, più si sa e più si scopre che non si sapeva di sapere molte cose. In parti purtroppo minoritarie rispetto a quello che comunque non si sanno... ma non perché è piccina - o poco "assoluta" - mi sembra una soddisfazione da sbatter via, anzi.

Poi cos'abbiano di "banale" i filtraggi capacitivi (ma anche una "banale" pastasciutta fatta in prima persona se è per questo) mi piacerebbe saperlo. A giudicare da quanti utilizzano a piene mani PSU Designer direi che i casi sono due: o le cose sono meno banali di quello che sembrano, oppure la gente è più pigra di un orso in letargo... Se è così fatemelo sapere: il commercio di materassi confortevoli mi appare un'attività imprenditoriale piena di luminose promesse! (a mezzanotte poi...)

Per il resto della risposta "nel merito" ho già detto a Roberto quanto dovevo.e posso solo aggiungere: spingersi oltre i limiti è un gran bell'esercizio a patto che non si abbiano delle pretese utopistiche di poterlo fare sempre e in ogni caso. Ci sono limiti posti all'esterno di noi che possiamo superare, ad essere ottimisti, solo con molta fatica e a grande distanza gli uni dagli altri. Checché ne pensino i più, le vere rivoluzioni (di qualunque natura) sono rare e difficili e implicano sempre quel pizzico di "botta di c.u.l.o" senza la quale probabilmente non saremmo molto più avanti di una società di cavernicoli, anche ben organizzata.

Per quel che riguarda noi autocostruttori, i limiti "facili" la tecnologia se li è pappati da tempo. Sono rimasti solo quelli difficili o che costano troppo per renderli facili. In effetti se ogni tanto a qualcuno di noi è permesso di "risuperare" i limiti "facili" (migliorando i filtraggi di un alimentatore per esempio) ciò è dovuto unicamente alla spilorceria intrinseca delle economie di scala che porta a una quasi intrinseca trascuratezza nei confronti della cura dei particolari, quando questa superi determinati limiti di "rendimento" e quindi lascia margini di "miglioramento" che in realtà non sno altro che finire dei lavori "lasciati a metà" da altri. Per il resto... countentess: tanto non si può fare altro. E alla fine, veramente, non mi interessa altro. Se volevo fare davvero il "primatista" avrei indirizzato la mia vita in un altro senso. Non me ne vogliano i primatisti ma... per me è già abbastanza faticoso essere soltanto un primate.

Ciao e buonanotte a tutti.
Piercarlo

Inviato: 22 mar 2007, 07:26
da sparacchia
Piercarlo dice che non è interessante superarli.
Quando ho detto questo? Io ho detto soltanto che sarebbe opportuno (e forse più vantaggioso) imparare a convivere con l'erorre (e a neutralizzarne gli effetti negativi) piuttosto che vederlo sempre come un nemico assoluto da battere ad ogni costo. Era implicito (forse troppo... ma pazienza!) che dietro ci sta l'accettazione del fatto che l'errore comunque non te lo togli mai veramente di torno. Il massimo che puoi fare è ridurlo a un tasso noto e (si spera) controllabile entro quel tasso con i mezzi dispnibili. Ma controllabile in questo caso va ben chiarito che NON è sinonimo di debelllabile né una tantum né una volta per tutte.

Quanto all'interessante... posso solo dare un mio "sentire" personale: per me le nuove o migliori soluzioni di un problema sono davvero interessanti solo quanto, investendo DI MENO, riescono a ottenere di più. Allora le cose si fanno davvero interessanti perché significa che dietro un risultato del genere ci sono *idee nuove* su come ottenerlo, ci sono, detto in altro modo, idee che *semplificano il lavoro senza sminuirne la qualità*. Un evento in effetti che, pur succedendo di sovente (ci sono MILIONI di ingegneri di ogni tipo pagati apposta per dare la caccia a questi risultati), non succede però così spesso quanto lo si ama raccontare in giro.

Se invece un risultato viene ottenuto solo per via di forza bruta dei mezzi impiegati ("più pompo e più ottengo") allora sì che le cose diventano, per me, poco interessanti perché, al di là della *eventuale* spettacolarità dei risultati, in realtà non si è fatto niente di veramente nuovo per migliorare lo stato dell'arte. Che è, prima di ogni altra cosa, un fatto di qualità più che di quantità.

E' tardi ma spero di essere riuscito a chiarire un po' il mio punto di vista.

Ciao
Piercarlo



Originally posted by Piercarlo - 22/03/2007 :  00:24:32
Certo che sei proprio un caso patologico. :x
Se "l'uomo" ragionasse in questo modo vivrebbe ancora nelle caverne!
E' piu' vantaggioso convivere con l'errore piuttosto che ridurlo al minimo possibile? Mi sembra una bestialita'. E te lo dimostro con un caso che appartiene ormai al passato.
Hai mai sentito parlare del maya blu? Era la tinta che usava il popolo maya per dipingere i propri monumenti ed opere d'arte. I maya avevano creato, sperimentando e MINIMIZZANDO TUTTI I POSSIBILI ERRORI (per garantirsi la perfetta funzionalita', efficacia e riproducibilita'),
una ricetta talmente ben riuscita che gli consegnava un colorante (blu)resistente praticamente a tutto! Acidi compresi. La colorazione e' rimasta praticamente intatta nel corso dei secoli. Dio solo sa quanto gli e' costata.
Intanto, incuriositi, gli scienziati moderni hanno incominciato a cercare di carpirne i segreti. Ancora non hanno capito tutto al 100%, ma secondo te come sono si sono avvicinati a quella conoscenza perduta seppur parzialmente? Sempre con lo stesso metodo: osservando, individuando cio' che era ERRATO nei procedimenti, riducendo al minimo tali errori e ricominciando. Con meno errori in gioco!
E cosi' sara' fin quando non ci riescono, sempre che ci riescano!!!
Tutta questa sperimentazione costa. E pure parecchio.
Quello di cui tu parli e' roba gia' pronta da tempo, abbondandemente sperimentata ed utilizzata da pochi per un certo periodo e per la quale si arrivati ad una seconda fase in cui si e' trovato un procedimento tecnologico e di mercato dei grandi numeri che ne abbatte i prezzi.
Aspetta e spera.....magari fra 10 o 20 anni le soluzioni di mister X saranno a buon mercato.
Intanto tu avrai buttato molti anni di goduria musicale! Sta bene sta bene tutti. Se non ti piace la teoria scientifica di mister x, tirati fuori che fai piu' bella figura.....gli altri hanno incomiciato ad ingranare!!!!! Fra poco t'accoppano!!!
AUGH!!!

Pierpaolo.

Inviato: 22 mar 2007, 12:50
da Luc1gnol0
Poi cos'abbiano di "banale" i filtraggi capacitivi (ma anche una "banale" pastasciutta fatta in prima persona se è per questo) mi piacerebbe saperlo.
Se intendi qualcosa di "negativo", hai sbagliato indirizzo (o forse non mi son fatto capire).

Per quanto concerne le persone, io apprezzo quello che fa Riccardo, mi piace il suo metodo e la sua curiosità, ed ho scaricato tutti i suoi contributi al riguardo, trovandoli spessissimo utili, divertenti (oltre ad apprezzare lo stesso Riccardo come moderatore - e mi ha moderato! - e come poster - l'ho inserito con gluca e plovati tra i poster più divertenti di audiofaidate -).

Per quanto riguarda l'attività di progettazione di alimentatori (a filtraggio... qualsiasi), è per me, per quanto ben documentata dal Radiotron al PSUD, tutt'altro che semplice: tuttavia, a me pare che con nessuno mi sia mai vantato di essere più che un caprone dell'autocostruzione, in particolar modo con gli alimentatori. Quando affermo che non ho certe basi o certi strumenti concettuali non lo dico per piaggeria verso nessuno, semplicemente non mi nascondo dietro ad un dito (sono sempre "quello" di pochi post fa, in fondo, quello troppo pigro per essere intelligente).

Invece, per limitarmi alla questione dell'aggettivo, il termine scelto (banale, e limitatamente ad un effetto di contrapposizione a quanto tu esprimevi in generale su di un certo tipo di teorie e/o implementazioni "ardite", o anche supposte tali) sta semplicemente per "convenzionale" (3° significato tra quelli proposti per il termine "banale" dal dizionario De Mauro - Paravia, online).

Infine, per quanto riguarda quello che è sembrato a me il tuo atteggiamento, così come esposto nel tuo precedente intervento, a me esso ha sul momento ricordato la mia pigrizia, ha suggerito come una tua rinuncia anticipata (ed io so bene quanto almeno la mia pigrizia sia poco "produttiva").

Cercata di spiegare in questi termini, ti sembra sempre così poco felice la scelta del termine "banale"? :oops:

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Ciao, Luca

Inviato: 22 mar 2007, 12:59
da Luc1gnol0
Se non ti piace la teoria scientifica di mister x, tirati fuori che fai piu' bella figura.....gli altri hanno incomiciato ad ingranare!!!!! Fra poco t'accoppano
Originariamente inviato da sparacchia - 22/03/2007 : 02:26:04
Personalmente, per quanto riguarda l'aspetto linguistico, sentivo proprio la mancanza di alcune scelte terminologiche/comunicazionali (esiste "comunicazionale"? Ho coniato un orribile neologismo?) in *questa* discussione... grazie, sparacchia...

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Ciao, Luca

Inviato: 22 mar 2007, 14:23
da plovati
Vorrei fare testardamente un passo indietro. Qui siete un pò tutti ripartiti dando per scontato l’errore che non è mai stato definito. Né è mai stata definita una metodologia di discriminazione per determinare cosa è ‘buono’ e cosa è errore.
Siamo in presenza di una riproduzione di un pezzo che nessuno ha mai ascoltato dal vivo nel locale (e nella posizione) in cui è stato registrato e in una situazione, per adottare il gergo che sta’ ormai attecchendo, di vissuto temporale differente e quindi per il postulato di non invarianza di una percezione dell’ascoltatore necessariamente diversa. Quello che in qualche maniera giudico ‘errore’ in fase di ascolto che relazione ha con il segnale musicale della esecuzione originale?
Chi mi dice che se appendo tutte le valvole come pigne all’albero di natale il suono (pardon il suono musicale) è più corretto? Posso dire che mi piace di più, che lo trovo più coinvolgente, ma già per questo secondo aspetto c’è bisogno di un’allenamento specifico, come per apprezzare la pittura di Kandinskij.
Ma qui si cade in quel soggettivismo del “mi piace di più” che nullo ha sempre rifuggito e mi ha rinfacciato più di una volta.

Potrebbe anche essere un metodo basato su un campione statistico ragionevolmente significativo, analogo a quanto si utilizza per la determinazione della qualità del video, ma non richiederebbe un campione selezionato di persone? Di scegliere cioè ascoltatori con un certo grado di preparazione ed esperienza, i tipici melomani? Oppure, la potenza universale della musica (io direi certa musica) travalica queste distinzioni?


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Piergiorgio

Inviato: 22 mar 2007, 14:30
da mr2a3

Qualcuno ha meglio specificato la mia (non so quanto chiara) sommaria esposizione, notando come la proprietà di non invarianza del blocco di elaborazione uomo ed il mascheramento del suono sono la stessa cosa, ovvero il sistema è non invariante perché (da quel che ho capito) in presenza di mascheramento è tale. Se il blocco elaborativo fosse stato, invece che un uomo, un microfono, anche in presenza dello stesso mascheramento, esso invece non dovrebbe (il condizionale è d'obbligo, perché *io* non ho sufficiente esattezza dei confini del discorso) essere tale (non invariante).


Originariamente inviato da Luc1gnol0 - 21/03/2007 :  23:50:28

Luca, se parli di lotta alle vibrazioni e ottimizzazione dell'ambiente posso essere (o non questo è irrilevante) d'accordo, non c'è nulla di nuovo e Cadeddu (TNT-Audio) da anni lo propone attraverso i più disparati interventi.
Compreso tutto quanto ripetuto in questo 3D sul coperchio, sul contenitore, financo un diffusore (di Nicoletti) sospeso su elastici e un corredo di suggerimenti economici che vanno dai salvaporta alle spugnette per calli, tutto utile e dignitosissimo.

Quando però si cerca di teorizzare, qualcosa lo vorrei dire.

Secondo me il tuo testo che ho riportato semplicemente è sbagliato.
L'aspetto soggettivo (ripeto parlerò di non invarianza quando qualcuno avrà chiarito come qualcosa di invariante in qualche modo viene negato) è tutto legato alla presenza dell'uomo. Li inizia e li finisce tutto questo discorso e se qualcuno lo può smentire in modi urbani (a modo suo lo fa anche x ma non considero gli insulti una smentita valida) lo faccia, imparo sempre volentieri.

Che poi il mascheramento sia un fatto vero, rilevabile da uno strumento di misura (microfono) non vedo cosa c'entri e peraltro è argomento ben trattato quanto meno negli studi sulla compressione dei dati (non loseless).

Perchè non dare alle cose il nome che hanno ?
Qui si parla di insonorizzazione e lotta alle vibrazioni (magari con metodi rivoluzionari ma questo è) il che non esclude che possa essere la cosa più importante.

Ciao
Massimo

Inviato: 22 mar 2007, 16:42
da Davide

Riprendendo solo per un momento l'appoggio descrittivo iniziale, cosa accadrebbe se la serie di blocchi di elaborazione vedesse alterata la sequenza dei campioni in ingresso, cioè se se la traslazione temporale di D campioni del segnale di ingresso producesse una non identica traslazione nel segnale di uscita, e cioè x(n-D) producesse in uscita y(n-E)? Viola la seconda proprietà degli LTI, perché i sistemi lineari sono tali se ad x(n-D) corrisponde sempre e solo y(n-D). In conseguenza NON vale il principio di sovrapposizione degli effetti, in conseguenza il sistema non è più descrivibile tramite la propria risposta all'impulso.

Ciao, Luca


Originally posted by Luc1gnol0 - 21/03/2007 :  23:50:28
Ecco, questo mi sembra un buon esempio di quello che può succedere quando non sono ben chiare e soprattutto condivise le "definizioni" delle proprietà.

Il comportamento descritto, immagino che l'ipotesi data per scotata sia che ad x(n) in ingrasso corrisponde y(n) in uscita, è rappresentativo di un sistema tempo-variante, non di un sistema non lineare. Sono proprietà distinte; per inciso: un sistema può essere tempo variante pur essendo lineare e quindi continuando a valere il principio di sovrapposizione degli effetti, cosi come può essere il contrario.

Scusami Luca se ho preso il tuo discorso ad esempio, non è per far polemica, è per (cercare di) fare chiarezza.

Ciao

Davide

Inviato: 22 mar 2007, 17:29
da Piercarlo
Se non ti piace la teoria scientifica di mister x, tirati fuori che fai piu' bella figura.....gli altri hanno incomiciato ad ingranare!!!!! Fra poco t'accoppano!!!
AUGH!!!

Pierpaolo.


Originariamente inviato da sparacchia - 22/03/2007 :  02:26:04
Visto che lasci intendere di essere un fisico, prova a spiegarla tu la teoria scientifica di "mister x". Mister x non lo capisco ma i fisici un (bel) po' sì.

Vuoi provarci? Poi dopo sei libero di darmi della bestia. Ma DOPO non prima.

Rimango in attesa.

Ciao
Piercarlo

PS - Se vuoi "sbrodolare" di matematica fai pure. Ho già chi può aiutarmi a capire queste cose.

Inviato: 22 mar 2007, 18:00
da Piercarlo
Infine, per quanto riguarda quello che è sembrato a me il tuo atteggiamento, così come esposto nel tuo precedente intervento, a me esso ha sul momento ricordato la mia pigrizia, ha suggerito come una tua rinuncia anticipata (ed io so bene quanto almeno la mia pigrizia sia poco "produttiva").

Cercata di spiegare in questi termini, ti sembra sempre così poco felice la scelta del termine "banale"? :oops:

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Ciao, Luca


Originariamente inviato da Luc1gnol0 - 22/03/2007 :  07:50:50
Ci provo. Una rinuncia effettivamente c'è, anche se non tanto anticipata. Ed è la rinuncia a pretendere di raggiungere, come semplice autocostruttore, obiettivi che, ammesso che in termini di ricerca di spiegazioni e rimedi siano alla portata di un singolo, lo sono comunque solo a singoli *molto* provvisti di risorse e mezzi scientifici (leggi anche: laboratori degni di questo nome, non tavolacci su cui gira un oscilloscopio usato, un paio di tester, carta, penna e calcolatrice e un panino per far "carburare" il cervello nelle situazioni difficili). E' la rinuncia che deriva dall'accettazione che, oltre un certo limite, un hobbista o, su scala appena più grande, un singolo ricercatore in proprio, semplicemente non ci può andare, punto e basta.
Al più il singolo ricercatore brillante può avere, vedendo una pentola che bolle, un'idea su come progettare un reattore nucleare ma poi quel singolo ricercatore, per cavare un ragno dal buco, ha dovuto farsi coprire le spalle da quel "qualcosa" che è la marina degli Stati Uniti con tutte le risorse (soprattutto $$$$$ è il caso di dirlo!).

Questo atteggiamento, spinto oltre un certo limite, è pigrizia e rassegnazione (e l'età non facilita certo il NON spingersi oltre quel limite) ma rimane, a prescindere dalle sue possibili evoluzioni negative, l'unico atteggiamento che ti permette di scegliere tra cose "limitate" ma fattibili e realizzabili in proprio - con tutte le soddisfazioni del caso) e cose forse molto più spettacolari e "portentose" che però, salvo eccezioni, sono semplicemente fuori portata e rischiano di tradursi in imprese che non portano da nessuna parte se non a perdite di tempo e frustrazioni.

Perdonami se ricorro a un paragone calcistico per spiegarmi: per fare il calciatore alla domenica non ci vuole niente di più che la voglia di muoversi; per fare il calciatore in serie A ci vuole MOLTO di più della voglia di muoversi. Se tu parti con l'obiettivo modesto ma alla tua portata di andare a tirare quattro calci al pallone per non stare a poltrire tutte le domeniche davanti alla TV, puoi trarne soddisfazione anche a 70 anni (ne ho visti!), fin quando praticamente non ti chiudono la cassa addosso. Se invece parti con il "grande obiettivo" di fare il grande calciatore... se non sei tra i pochissimi fortunati (e determinati!) a 17 anni hai chiuso e non ti diverti più. I calci al pallone sono gli stessi ma gli obiettivi e il contesto in cui ottenerli assolutamente no.

Spero, questa volta, di essere riuscito a spiegarmi.

Ciao
Piercarlo

Inviato: 22 mar 2007, 20:03
da sparacchia
Vorrei fare testardamente un passo indietro. Qui siete un pò tutti ripartiti dando per scontato l’errore che non è mai stato definito. Né è mai stata definita una metodologia di discriminazione per determinare cosa è ‘buono’ e cosa è errore.


Originariamente inviato da plovati - 22/03/2007 :  09:23:17
Questo e' il momento di passare ai fatti. Entra in gioco l'esperienza. Un errore non e' definibile ai priori, indipendentemente da tutto specialmente se parti da zero. Non mi preocupperei piu' di tanto.
Ti devi porre un obiettivo, anche solo parziale, sperimenti osservi trai conclusioni. Solo allora puoi cominciare a capire cosa e' buono e cosa no.
Ti faccio un esempio.
Negli anni 90 si e' avuto un forte sviluppo nell'alimentazione dei motori delle automobili: common rail per il diesel ed iniezione diretta per la benzina. Con essi si sono evoluti anche i carburanti, al fine di ottenere risultati sempre migliori sia intermini di prestazioni pure che di consumi.
Ad un certo punto pero', ci si e' resi conto che ci sono troppe auto in giro e che l'inquinamento stava e sta inflendo troppo negativamente sulla Natura. Allora tutta la ricerca fatta su quei carburanti che fino a quel momento sembrava al limite della perfezione non era piu' tale! Ci si e' accorti di un ERRORE (cioe' qualcosa che prima non era stato osservato e/o tenuto in considerazione). Quindi ci si e' posti un nuovo obiettivo, quello di minimizzare tale errore e cioe' ridurre le emissioni inquinati senza perdere in prestazioni. E cosi via......
Con cio' ho voluto semplicemente dire che l'esperienza e' la base di partenza e da un certo punto in poi solo essa puo' dare informazioni. Ragionare sui nuovi concetti va bene ma non si va tanto lontano se non c'e' esperienza.
Ciao,
Pierpaolo.

Inviato: 22 mar 2007, 20:20
da riccardo
e se abbandonassimo l'inseguimento del fenomeno errore, e in positivo provassimo a chiederci cosa significa "informazione primaria" e quindi provare a osservare in germe le strade di conservazione della stessa?

Saluti

R.R.
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Atomo e vuoto sono in noi
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Inviato: 22 mar 2007, 20:20
da plovati
Proprio l'esempio della benzina verde che fai dimostra l'opposto:
avrei evitato ben volentieri questo tipo di esperienza.
Sostituire il piombo, che è tossico ma localizzato con idrocarburi aromatici che sono cancerogeni e si diffondono nell'aria avrebbe richiesto una indagine a priori, sulla base di dati già noti.

La marmitta catalitica non è efficace sotto i 20minuti di viaggio e non viene rinnovata mai nella vita di una automobile, cause della maggiore quantità di composti aromatici rilasciati (per inciso più economici del piombo tetraetile). Tutte caratteristiche note prima dell'adozione del benzene e passate sotto silenzio per la convenienza di pochi e l'insipienza dei più.

Non vorrei insistere più oltre con esempi che sono OT, ma ribadisco che una definizione tautologica di errore mi sembra una fondamenta labilissima per una teoria o tecnica che si propone di limitare l'errore nella riproduzioni di suoni musicali al minimo 'teorico'.

benzina verde:
http://www.greensite.it/inquinamento/benzinaverde_1.htm

_________
Piergiorgio

Inviato: 22 mar 2007, 21:47
da sparacchia
Proprio l'esempio della benzina verde che fai dimostra l'opposto:
avrei evitato ben volentieri questo tipo di esperienza.
Sostituire il piombo, che è tossico ma localizzato con idrocarburi aromatici che sono cancerogeni e si diffondono nell'aria avrebbe richiesto una indagine a priori, sulla base di dati già noti.

La marmitta catalitica non è efficace sotto i 20minuti di viaggio e non viene rinnovata mai nella vita di una automobile, cause della maggiore quantità di composti aromatici rilasciati (per inciso più economici del piombo tetraetile). Tutte caratteristiche note prima dell'adozione del benzene e passate sotto silenzio per la convenienza di pochi e l'insipienza dei più.

Non vorrei insistere più oltre con esempi che sono OT, ma ribadisco che una definizione tautologica di errore mi sembra una fondamenta labilissima per una teoria o tecnica che si propone di limitare l'errore nella riproduzioni di suoni musicali al minimo 'teorico'.

benzina verde:
http://www.greensite.it/inquinamento/benzinaverde_1.htm

_________
Piergiorgio


Originariamente inviato da plovati - 22/03/2007 :  15:20:50
Affatto. Calza benissimo. Non puoi mica sperare di risolvere un errore cosi' macroscopico alla prima botta. Magari la vita fosse cosi' semplice!
ciao,
Pierpaolo.

Inviato: 22 mar 2007, 21:52
da plovati
Affatto. Calza benissimo. Non puoi mica sperare di risolvere un errore cosi' macroscopico alla prima botta. Magari la vita fosse cosi' semplice!
Originally posted by sparacchia - 22/03/2007 :  16:47:44
Vuoi dire che mi sto prendendo il cancro perchè insomma si deve sbagliare per imparare? Allora in fondo a Chernobil hanno fatto bene, dovevano pur sperimentare per scoprire gli errori no?

Ho paura a chiederti che lavoro fai, fino a che mr.X gioca con gli elastici fa male magari solo alle orecchie dei vicini, ma una visione del genere applicata ad un fisico che gioca con un acceleratore di particelle mi fa un pochino preoccupare...

_________
Piergiorgio

Inviato: 22 mar 2007, 22:12
da sparacchia
Affatto. Calza benissimo. Non puoi mica sperare di risolvere un errore cosi' macroscopico alla prima botta. Magari la vita fosse cosi' semplice!
Originally posted by sparacchia - 22/03/2007 :  16:47:44
Vuoi dire che mi sto prendendo il cancro perchè insomma si deve sbagliare per imparare? Allora in fondo a Chernobil hanno fatto bene, dovevano pur sperimentare per scoprire gli errori no?

Ho paura a chiederti che lavoro fai, fino a che mr.X gioca con gli elastici fa male magari solo alle orecchie dei vicini, ma una visione del genere applicata ad un fisico che gioca con un acceleratore di particelle mi fa un pochino preoccupare...

_________
Piergiorgio


Originariamente inviato da plovati - 22/03/2007 :  16:52:24
No Chernobil e' un'altra cosa perche' li' sapevano benissimo a cosa andavano incontro. Sapevano benissimo di andare al di la' dei limiti di sicurezza, che ernano noti. Quella e' stata pura incoscienza ed irresponsabilita'.
Nel caso della polluzione, gli scienziati stessi ancora non hanno inquadrato definitivamente il problema. Ad esempio ci sono ancora grossi dubbi su cosa puo' essere dovuto all'uomo e cosa e' naturale riguardo ai cambiamenti climatici. Ancora non e' stato stabilito un limite.
Cioe' la conoscenza del fenomeno e le contromisure vanno a braccetto.
Certo e' che gia' la presa di coscienza e' un enorma passo avanti.
Comuque adesso siamo un po' OT....meglio tornare in tema.

Ciao,
Pierpaolo.

P.S.
Sto imparando anch'io da alcuni vostri interventi.

P.S.
Faccio proprio quel lavoro! Ma non sono incosciente :D

Inviato: 22 mar 2007, 22:35
da plovati
P.S.
Sto imparando anch'io da alcuni vostri interventi.

Originally posted by sparacchia - 22/03/2007 :  17:12:33
Succede in un forum che ha una linea editoriale dedicata al confronto rispettoso e utile per una crescita tecnica e culturale dei partecipanti e non alla denigrazione sistematica.
;)

_________
Piergiorgio

Inviato: 22 mar 2007, 22:51
da Davide

Affatto. Calza benissimo. Non puoi mica sperare di risolvere un errore cosi' macroscopico alla prima botta. Magari la vita fosse cosi' semplice!
ciao,
Pierpaolo.


Originally posted by sparacchia - 22/03/2007 :  16:47:44
Pierpaolo, scusate se insisto in OT, forse Piergiorgio voleva suggerirti un altra chiave di lettura dei fatti... la benzina verde non è stata introdotta per correggere un errore, è stata abilmente "imposta" perchè... costa meno produrla ed avrebbe (ha) portato ad un "rilancio" del settore auto generando una "spinta" al rinnovamento del "parco macchine"...

Il Benzene, come forse saprai, fu bandito praticamente da tutti i prodotti commerciali negli anni settanta in quanto è una delle poche sostanze per le quali si ha l'assoluta certezza che è altamente cancerogena.

Nella benzina verde ce n'è circa l'1%... prova ad immaginare se avrebbero consentito ad es. ad un colorificio di provincia di mettere l'1% di benzene nei propri prodotti vernicianti... i petrolieri non solo ce l'hanno messo, ma ci hanno fatto addirittura credere che facesse bene all'ambiente!!

Altro che errore, questa secondo me è una presa per il c...o attentamente studiata!!

Ciao

Davide

Inviato: 22 mar 2007, 23:06
da sparacchia

Affatto. Calza benissimo. Non puoi mica sperare di risolvere un errore cosi' macroscopico alla prima botta. Magari la vita fosse cosi' semplice!
ciao,
Pierpaolo.


Originally posted by sparacchia - 22/03/2007 :  16:47:44
Pierpaolo, scusate se insisto in OT, forse Piergiorgio voleva suggerirti un altra chiave di lettura dei fatti... la benzina verde non è stata introdotta per correggere un errore, è stata abilmente "imposta" perchè... costa meno produrla ed avrebbe (ha) portato ad un "rilancio" del settore auto generando una "spinta" al rinnovamento del "parco macchine"...

Il Benzene, come forse saprai, fu bandito praticamente da tutti i prodotti commerciali negli anni settanta in quanto è una delle poche sostanze per le quali si ha l'assoluta certezza che è altamente cancerogena.

Nella benzina verde ce n'è circa l'1%... prova ad immaginare se avrebbero consentito ad es. ad un colorificio di provincia di mettere l'1% di benzene nei propri prodotti vernicianti... i petrolieri non solo ce l'hanno messo, ma ci hanno fatto addirittura credere che facesse bene all'ambiente!!

Altro che errore, questa secondo me è una presa per il c...o attentamente studiata!!

Ciao

Davide


Originally posted by Davide - 22/03/2007 :  17:51:17
Si ho capito cosa voleva dire Piergiorgio. Non ho nominato la benzina verde.
Ho cercato di porre l'attenzione su un altro fatto (l'inquinamento) che dal nulla (errore inesistente), pian piano, e' diventato la cosa piu' importante (errore grosso). Purtroppo gli interessi economici non sempre concordano con il resto. Adesso magari avranno messo apposto questo aspetto e si va avanti, oppure ancora no.....ma non era questo il punto. Prendete le cose troppo alla lettera.
Ciao,
Pierpaolo.

Inviato: 23 mar 2007, 05:21
da Luc1gnol0
Quando però si cerca di teorizzare, qualcosa lo vorrei dire.
Per carità Massimo (posso chiamarti Massimo?), la devi dire.

Come ho premesso nel mio "primo" intervento, mi sono esposto, pur non avendone i requisiti, solo perché nessuno, di quelli che sembra li abbiano, ha provato ad andare oltre lo scambio d'artiglieria, o i dinieghi non motivati (e ripeto, basta poco per notare che sono stato passato al tritacarne da x, quindi non ho certo motivi estranei alla volontà di capire).
Secondo me il tuo testo che ho riportato semplicemente è sbagliato.
Detto questo, anzi, proprio perché ho detto questo, io non sto teorizzando nulla (non ne sono in grado), ho solo ragionato sulle obbiezioni mossemi altrove che ora integralmente ti riporto: magari le ho semplicemente capite, elaborate male
La non invarianza dipende SOLAMENTE dal mascheramento il quale può essere per suono correlato o scorrelato ma è il mascheramento che fa si che i suoni che GIUNGONO alla "elaborazione" dipendono da tutto quello che era presente fino al momento considerato ovvero dalla SEQUENZA onnero dalla STORIA SPAZIO TEMPORALE che come più volte detto E' la definizione corretta di suono musicale che non è definibile come un aggregato di armonici.
Tu dici che il testo mio era semplicemente sbagliato ma, per come ho capito io, non mi hai detto dove.

Anzi, per citare non mi ricordo chi :) : "ditemi quello che ho detto e vi aiuterò a capirlo meglio".

Peraltro, pur chiamando la "non invarianza" con il termine "soggettività", a me pare che poi tu abbia sostanzialmente ripetuto lo stesso ragionamento, arrivando ad un concetto che io giudico sovrapponibile al mio, e cioé che se il termine finale è l'ascoltatore, la situazione è diversa rispetto a quella in cui ci sia al suo posto un microfono. L'uomo rivela la condizione di "soggettività", il microfono no. Risostituendo idealmente a "soggettività" l'espressione "non invarianza", l'identità di pensiero mi appare chiara.

Quindi mi confondo leggendo il tuo "è semplicemente sbagliato".

Il punto dirimente a me invece sembra la tua premessa di non veder il motivo di definire qualcosa come "non invariante" se prima non ti si "dimostri" che ci sia un "invariante" negato (se non ti ho capito male).

Da quel che capisco io, *questa* è la vera obbiezione.
E sempre da quel che capisco io, allora essa non ha nulla a che vedere col mio testo da te riportato (che solo presuppone l'ipotesi di non invarianza, e che in base a tale ipotesi a me invece pare corretto).
Semmai la tua obbiezione avrebbe più a che vedere con il mio post precedente, in cui rispondevo a te, ed a cui non l'hai mossa specificatamente.

Se dunque è questa la vera obbiezione, io proverei a ricapitolare quanto ho detto nel primo messaggio, così magari puoi indicarmi dov'è che c'è un errore, dove non c'è l'invarianza, o dove manchi la negazione dell'invarianza. Perché, secondo me va chiarito, tu usi il termine "invariante" (nome), ma qui non c'è un "invariante" (nome) negato, un "ente": come nelle premesse iniziali del mio primo post, qui c'è un principio, una condizione di invarianza temporale negata. Il principio di invarianza temporale != invariante ("ente", come il il tensore energia-quantità di moto dei miei esempi).

Nel mio primo post, ho cercato di portare un esempio per aiutarmi a visualizzare, quello di un sistema a tempo discreto che sia lineare tempo invariante, o LTI, Linear Time-Invariant, un argomento che credo sia noto a quegli ingegneri qui presenti che abbiano studiato i circuiti e gli algoritmi per il trattamento dei segnali.

Tale esempio/modello non è quindi un concetto introdotto o inventato da x.

Ho preso la definizione di cosa sia un sistema a tempo discreto lineare tempo invariante da questi signori dell'Università di Verona:

Davide Rocchesso e
Pietro Polotti

e l'ho descritto in base alle tre proprietà/condizioni indicate dagli stessi.

Ho "definito" (almeno in senso atecnico, analogico, correggetemi, nel caso), per i nostri scopi, come "sistema" un qualsiasi blocco di elaborazione che, presa in ingresso una sequenza di campioni x(n), produce in uscita una sequenza di campioni y(n).

E' una definizione sufficiente per i nostri scopi? Vediamo: a naso (solo a naso io posso dirlo), e proprio per la sua generalità, al momento direi di si.

Altrettanto mi pare che si possa definire in maniera sufficiente un segnale (qualsiasi) come una sequenza di campioni ordinata nel tempo (rappresentazione nel dominio del tempo).

Prendiamo dunque un "sistema" fatto così: e se i campioni vengono da una serie temporale, abbiamo un sistema a tempo discreto, ma i principi descritti si possono generalizzare anche al caso di segnali di variabile continua (come dicono i tizi dell'Università di Verona).

Ho detto: poniamo altresì l'ipotesi che questo "sistema" sia (debba essere) lineare.

Come deve essere il "sistema" per dirsi lineare?
Anche qui non ho inventato, ho solo letto cosa veniva detto: un "sistema" (descritto in quel modo generale) è lineare se per esso valgono tre principi/condizioni.

1) vale il principio di sovrapposizione degli effetti.
Non ho riportato la matematica indicata (sempre per prudenza dovuta all'ignoranza), ma te la riporto ora: se y1 e y2 sono le risposte del sistema agli ingressi x1 e x2 allora la risposta all'ingresso composito a1x1+a2x2 è l'uscita composita a1y1+a2y2

2) vale il principio di invarianza rispetto al tempo.
Cosa si intende con ciò? Sempre solo riportando, ho scritto che un sistema è invariante rispetto al tempo se la traslazione temporale di D campioni del segnale di ingresso produce una identica traslazione nel segnale di uscita, cioè x(n - D) produce in uscita y(n - D).

A questo punto ho chiosato (riprendendo ovviamentela specificazione originaria): un "sistema", supposto lineare, per cui vale il principio di invarianza rispetto al tempo si dice LTI, linear time-invariant. Arriviamo al terzo principio dei sistemi a tempo discreto/continuo LTI.

3) Vale il principio che detti "sistemi" LTI possono essere descritti completamente dalla risposta che forniscono ad un impulso di ampiezza unitaria.

Quando un tale "sistema" viola la condizione 2) di invarianza temporale?
Laddove il sistema cambia le proprie caratteristiche nel tempo.

Fin qui x non c'entra niente, abbiamo un sistema lineare tempo-invariante compiutamente descrivibile dalle leggi della fisica.

A questo punto si fa l'ipotesi posta da x, l'ipotesi falsificabile.
L'ipotesi è che il "suono musicale" (e cioè un segnale codificato stereo inciso su un supporto contenente un brano di musica) non sia (rispetto all'uomo) un semplice aggregato di armonici, ma una sequenza ordinata nel tempo di suoni ciascuno con un proprio tempo di esistenza (comprensivo di attacco, durata, decadimento).

E' questa definizione astrattamente compatibile con quella di sistema a tempo discreto/continuo LTI? Vediamo: in linea di principio si, i campioni in ingresso saranno rappresentativi di una certa quantità di tempo.

Proviamo ad applicare il modello all'impianto di riproduzione: diciamo che il campione in ingresso sia un suono nell'attimo in cui "lascia" il cono ed inizia a trasmettersi attraverso l'aria. Rappresentato nel dominio del tempo è già caratterizzato da un "tempo di esistenza" (come detto comprensivo di attacco, durata, decadimento) così come già registrato sul supporto (CD, LP, etc). Passiamo al secondo campione, a sua volta caratterizzato da un proprio "tempo di esistenza" che è in un già determinato rapporto con il campione precedente. Cosa succede se il "tempo di esistenza" del primo campione emesso è diverso (non *limitatamente* all'influenza dell'ambiente, ma in generale) da quello "originale" (inciso)? Succederà per esempio che è durato troppo poco, o troppo e quindi si sovrapporrà in modo diverso al "tempo di esistenza" del secondo campione. Torna indietro al momento dell'emissione del primo campione da parte dell'altoparlante: considera come momento di "emissione" non questo, ma ad esempio il momento in cui quel primo campione è stato letto sul disco dalla puntina: la cosa è (mi pare) la stessa. Sul disco c'erano "programmati" dei tempi di esistenza, che se sono variati non sono più nel loro rapporto originario fra di loro. Ora moltiplica i campioni (aumentando a dismisura la ns. ipotetica frequenza dei campioni), rendi il segnale continuo: hai una (possibile) immagine del suono che maschera se stesso.

Che effetto ha sul sistema come sopra definito? Abbiamo definito la invarianza temporale del sistema quella proprietà per cui la traslazione temporale di D campioni del segnale di ingresso produce una identica traslazione nel segnale di uscita, cioè x(n - D) produce in uscita y(n - D).
Dunque sul disco c'era tra 2 campioni una distanza D: ritrovo questa stessa distanza D (che, se non mi confondo goffamente, è un tempo, perché stiamo parlando di un sistema a tempo discreto/continuo, rappresentato nel dominio del tempo) nei campioni in uscita?

Vado dunque a vedere l'uscita: siccome D era a sua volta un tempo, se sono variati i "tempi di esistenza" dei singoli campioni, la differenza temporale degli stessi è variata, e sarà E. Se il primo campione doveva durare 2sec ma invece dura 3sec, ed era a distanza D di 2sec dal secondo campione, D era in ingresso di 0sec, ed invece in uscita la distanza è di E -1sec: si sono sovrapposti. Ecco (per me) violata la non invarianza del sistema, e come la non invarianza coincida con il mascheramento.

Analizziamo il blocco d'uscita: se è un microfono, ci si accorge di qualcosa? No. Il microfono riporta fedelmente tutti e due i suoni, ma nulla ci dice dell'alterazione della loro "distanza" temporale rispetto all'ingresso. La fisica non descrive affatto questo fenomeno che nella descrizione che ho fatto mi pare invece avvenga.

Consideriamo ora come blocco di uscita l'ascoltatore umano.
Come mostrato dal dr. Paolo Caviglia il segnale stereo contiene tutta una serie di informazioni, per es. spaziali che, in una rappresentazione nel dominio del tempo, sono tutte "entro-contenute" nei tempi di esistenza dei suoni e nei loro reciproci rapporti. Una alterazione di questi tempi e rapporti, rispetto al segnale originario, porta a sentire l'ascoltatore umano un suono lì, invece che là, alto invece che basso, etc.
L'ascoltatore umano, per via della ricostruzione che fa delle informazioni che il microfono, evidenzia la non invarianza costituita dal suono che maschera se stesso.

E, se non c'è l'invarianza, allora cade la costruzione del modello come sistema a tempo discreto/continuo lineare tempo-invariante: nel cervello dell'ascoltatore niente sovrapposizione degli effetti, nessun impulso descriverà mai in maniera univoca il comportamento, la legge del "sistema": in conseguenza, nessuna legge fisica sarà in grado di dirci cosa accade.

OH! (© by gluca) Tutto quanto ho detto va interpretato entro ben precisi limiti. Tutto questo, per quanto ne so, NON è la teoria di x, che immagino possa essere descritta in maniera matematicamente rigorosa: è, come detto l'altro giorno in premessa, un esempio, o meglio un aiuto alla visualizzazione dell'impostazione data da x a certi problemi.

La soggettività (o soggettivanza come qualcuno dice saccentemente) ci fa dire questo mi piace, questo no. La non invarianza ci porta a dire cose diverse: le informazioni spaziali, l'immagine immaginaria dei suonatori, della cantante, dei passi nella stanza, sono cambiate e cambiate in un modo non congruente, cioè in maniera da non potersi riportare all'evento come inciso. Cosa significa praticamente non congruente? Provo ad aiutarmi ancora per immagini. Non ricordo in quale thread, né quale poster di audifaidate, abbia fatto un esempio molto simile: se in una stanza ci fossero due uomini, uno di fronte all'altro, e ad una certa distanza fra di loro, se uno dei due parlasse ma senza che la "sensazione" della sua voce fosse riferibile da parte dell'altro alla bocca del primo (per mezzo di un trucco qualsiasi, per esempio perché in qualche strano modo ventriloquo, o perché il suono provenga da altoparlanti nascosti, etc), quale sarebbe la reazione dell'uomo che ascolta? Se fosse al corrente del trucco (qualunque sia) o comunque lo potesse immaginare, reagirebbe in un modo "controllato" allo strano effetto, se ne farebbe capace, entro un tempo ragionevolmente breve magari. Se non fosse al corrente del trucco, se non avesse alcun strumento intellettivo per elaborare l'effetto, sarebbe nel caos perché alla sua percezione uditiva non corrisponderebbe (non congruisce a) nessuna regola di esperienza (così come tutte le volte che abbiamo contrabbassi di tre metri e cantanti femminili tutte col buchino in mezzo agli incisivi, vorrei chiosare: ma mi astengo, sarebbe una battuta la mia).

Ecco perché, io credo, x parli poi di "caoticizzazione della storia spazio temporale" (o espressione simile, mica me lo ricordo).
Che poi il mascheramento sia un fatto vero, rilevabile da uno strumento di misura (microfono) non vedo cosa c'entri e peraltro è argomento ben trattato quanto meno negli studi sulla compressione dei dati (non loseless).
Originariamente inviato da mr2a3 - 22/03/2007 : 09:30:03
Attenzione Massimo: come sopra forse evidenziato, io non ho mai detto che il mascheramento sia rilevabile da un microfono, anzi, ho detto (forse a torto) l'esatto contrario. Ho detto che il mascheramento per suono correlato è, coincide, con la causa di non invarianza del blocco di elaborazione uomo (per quel che ho capito!).

Un microfono rileva solo un particolare modo di emissione, e per quante volte ripeta la misura avrò dei dati ragionevolmente confrontabili attraverso misure, leggi fisiche.
In caso ci sia un uomo, in presenza di mascheramento (che c'era pure prima, pur non rivelato), invece no, i dati delle misure (ascolti?) non saranno più tra loro "confrontabili" (per mezzo di leggi fisiche?).

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Ciao, Luca

Inviato: 23 mar 2007, 05:51
da Luc1gnol0
Ecco, questo mi sembra un buon esempio di quello che può succedere quando non sono ben chiare e soprattutto condivise le "definizioni" delle proprietà
Questo forse lo devi dire ad x, non a me: purtroppo io mi sforzo, cerco di capire certe "definizioni", non di definirle o ridefinirle. E, come detto fino alla noia, non ne ho né le basi, né gli strumenti.
Il comportamento descritto, immagino che l'ipotesi data per scotata sia che ad x(n) in ingrasso corrisponde y(n) in uscita

Non è data per scontata, è stata data esplicitamente qui.
è rappresentativo di un sistema tempo-variante, non di un sistema non lineare. Sono proprietà distinte; per inciso: un sistema può essere tempo variante pur essendo lineare e quindi continuando a valere il principio di sovrapposizione degli effetti, cosi come può essere il contrario.
Originariamente inviato da Davide - 22/03/2007 : 11:42:36
Assolutamente condivisibile: e non me la prendo se decidi di intervenire correggendomi, anzi, l'auspicavo proprio perché più della buona volontà di capire non posso metterci: tu puoi metterci le basi e gli strumenti, se ora vuoi. :oops:

Peraltro, al riguardo faccio notare due cose.

Io non parlo di comportamento riferito ad un sistema LTI, ma utilizzo, come è esplicito nel testo da te riportato, un sistema LTI quale mero appoggio descrittivo, per visualizzare, rendendomi conto che la modellizzazione di x ed un sistema a tempo discreto per trattamento di segnale NON sono la stessa cosa.

Inolte, la non linearità al sistema la aggiunge, a mio modo di vedere, la presenza dell'uomo, il funzionamento del suo, nostro, cervello.
A meno che qualcuno ora non dimostri, o semplicemente mostri, che il cervello sia un sistema lineare e le nostre percezioni descrivibili attraverso delle "leggi" di tipo lineare. Il ns. cervello non conosce la sovrapposizione degli effetti, almeno nei termini in cui la "conosce" un microfono.
E per questo basta l'esperienza quotidiana: se prendiamo ad esempio il microfono di un telefono, quante volte a ciascuno di noi è capitato di sentire i suoni da questo captati (per es. i rumori ambientali) in maniera del tutto diversa da come li percepiva chi parlava a quello stesso microfono? :oops:

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Ciao, Luca