e.g. ingresso induttivo
Originariamente inviato da UnixMan - 13/10/2008 : 20:11:05
A quel punto che te ne importa di avere un grosso condensatore d'ingresso?
Originally posted by Luc1gnol0 - 13/10/2008 : 21:22:03
...di uscita, o quantomeno intermedio (in caso di cella LCLC). Se metti un C in "ingresso" non e` piu` un "ingresso induttivo"...
Per "blutourist":
Con qualsiasi topologia di filtro (CRC, LC, CLC, ecc) una capacita` generosa (*) in uscita puo` servire ad abbassare l'impedenza dell'alimentatore (specie alle frequenze piu` basse) e migliorare la regolazione. Salvo ovviamente il gia` da altri accennato problema che in genere quantita` e qualita` "non vanno daccordo" (o quantomeno fanno lievitare esponenzialmente costi ed ingombri nel caso si tenti di coniugare le due cose...).
(*) N.B.: generosa quanto basta: le "lattine" servono per gli OTL (a tubi o stato solido che siano) laddove l'alimentazione "vede" direttamente le basse impedenze del carico... in un classico SET come quello in questione dove il carico e` "traslato" dal TU e la minima impedenza "vista" dall'alimentatore e` nell'ordine di qualche Kohm o giu` di li` capacita` esagerate non servono e anzi possono essere controproducenti.
IMVHO la regola generale e` dimensionare il condensatore di uscita in modo che la sua "Xc" (reattanza capacitiva) alla minima frequenza riproducibile (nel caso in esame tipicamente si pone pari alla Ft inferiore del TU) sia di un ordine di grandezza inferiore alla minima impedenza che puo` essere "vista" dall'alimentatore che, in questo caso, non sara` mai inferiore alla somma della Rp del tubo con la minima impedenza riflessa dal TU (in corrispondenza al "caso peggiore", i.e. al carico minimo che ci si puo` aspettare dal diffusore).
Proviamo a vedere due numeri:
poniamo di avere un TU con imp. riflessa di 2.5K -> rapporto 2.5k/8 ~= 300
Supponiamo che un ipotetico (pessimo!) diffusore con imped. nominale di 8 ohm abbia una impedenza minima di 1 ohm (N.B.: un "coso" del genere sarebbe assolutamente inadatto a lavorare con i tubi!), ci ritroviamo con una impedenza riflessa minima pari a circa 300 ohm.
N.B.: in un caso "estremo" come questo l'impedenza interna del tubo e` almeno dello stesso ordine di grandezza (spesso maggiore) di quella del carico riflesso, per cui la minima impedenza "vista" dall'alimentatore e` molto maggiore di questa.
Ad esempio, nel caso in questione (2A3), se non ricordo male nel punto di lavoro tipico la "Rp" e` di circa 800 ohm, per cui la minima impedenza vista dall'alimentatore e` di circa 300+800=1.1K. Vogliamo quindi che la Xc del condensatore di uscita alla "frequenza minima" sia <= 1100/10 = 110 ohm.
Poniamo ora che la "frequenza minima" (Ft inferiore del TU) sia 10Hz.
Xc = 1 / 2*Pi*f*C ==> C = 1/ 2*Pi*f*Xc
C = 1 / 6.28*10*110 =~ 150uF
anche trascurando l'impedenza riflessa (i.e. ipotizzando x assurdo che in casi estremi il TU possa comportarsi come un perfetto corto-circuito) e puntando quindi ad ottenere una Xc di 800/10=80ohm (sempre a 10Hz), abbiamo:
C = 1 / 6.28*10*80 =~ 200uF
Viceversa, in un caso un po` piu` tipico per un diffusore adatto ai tubi, Zmin => 1/2 Znom. Ne segue che la minima imp. riflessa sarebbe >= 1.2K, da cui:
C = 1 / 6.28*10*((800+1200)/10) =~ 80uF
Quindi, in pratica, nel caso reale 100uF sono gia` piu` che sufficienti e 220uF piu` che abbondanti.
Mettere capacita` molto piu` grandi di queste non serve assolutamente a nulla (again, IMVHO).
Ciao,
Paolo.