Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.
Inviato: 09 nov 2010, 20:32
Il sito indipendente degli audiocostruttori Italiani
https://audiofaidate.org/forum/
beh, mi pare che al momento di quello stessimo parlando. Non mettiamo troppa carne al fuoco, altrimenti non ne usciamo più.Luc1gnol0 ha scritto:UnixMan ha scritto:Ma se la percezione fosse "completamente" tempo-variante, sarebbe completamente scorrelata dal campo acustico. Il che implicherebbe però che la percezione dovrebbe essere assolutamente casuale rispetto al campo acustico, cioè completamente indipendente da esso! Cosa che è evidentemente falsa.
I termini della questione vanno precisati, rispetto a quanto vai scrivendo.
Un conto è parlare di percezione dei suoni tout court.
ecco, questa dei cd. "suoni musicali" è la prima cosa che non ho ancora capito... che *****^H^H^H^H^H cos'è un "suono musicale"? che vuol dire? percettivamente parlando, che differenza fa se sto ascoltando musica "live" o riprodotta piuttosto che un cane che abbaia? certo cambiano le reazioni cognitive e/o emotive che ne derivano, ma i meccanismi "di più basso livello" deputati alla percezione del suono non sono sempre gli stessi?Luc1gnol0 ha scritto:Un altro, più limitato, e secondo il cd. metodo Moss qualitativamente diverso conto è parlare di percezione dei cd. "suoni musicali" (musica, pre-registrata, poi riprodotta, et c.).
questo si riallaccia alla domanda di Vincenzo...Luc1gnol0 ha scritto:Secondo me la questione non sarebbe da affrontare in certi termini, ma viste alcune conseguenze che ti sembra di inferirne, vediamo il caso più generale che poni: la percezione è possibile che sia scorrelata dal campo acustico?
Con certezza quasi assoluta, no: come un po' credo tu sappia, per quel che si conosce la natura sostanzialmente stocastica della percezione/trasmissione nervosa fa si che nei centri corticali vadano a formarsi delle strutture, appunto, statisticamente più probabili rappresentative del percepito ("il grande mondo laggiù").
Ci si può chiedere se queste strutture possano essere sempre le stesse per tutti gli esseri umani.
Parlando in senso assoluto si potrebbe dire che in teoria si, in pratica no: nel senso che, se davvero si desse una identicità di soggetto sperimentatore (identico cervello biologico, identico ambiente, identica educazione, identica cultura, identiche esperienze anche emotive, et c.), solo allora *si* (per cui, no).
non so, io oserei supporre che quello che conta non è che le strutture siano simili tra loro, quanto che lo sia il loro "significato" per l'individuo cui appartengono.Luc1gnol0 ha scritto:Possiamo però con discreto grado di approssimazione supporre che, nel caso di elevata similitudine di tutte le condizioni al contorno, in via generale ed astratta le strutture andranno ad essere ragionevolmente simili (almeno su di un piano probabilistico: della serie, per molti ma non per tutti).
permettimi di dissentire. Se è senzaltro vero quello che dici, è anche vero che delle regole generali - in qualche modo valide per tutti gli esseri umani - che stabiliscono una serie di "relazioni" tra il suono (fisico) e la sua percezione sono state trovate. Alcuni meccanismi "percettivi" comuni sono noti. Magari non sappiamo come e perché funziona così ma, empiricamente, "dall'esterno" sappiamo che la nostra black-box si comporta in quel modo. E "mediamente" è così per tutti. Prova ne è (come già detto) l'esistenza di mp3 e compagni. Che se il sistema fosse così variabile, imprevedibile e soggettivo evidentemente non potrebbero funzionare. O no?Luc1gnol0 ha scritto:UnixMan ha scritto:È viceversa evidente che, "mediamente", tutti sentiamo e vediamo (percepiamo) le stesse cose (fisiche) all'incirca allo stesso modo.
"Sfortunatamente" la funzione descrittiva della formazione e del funzionamento delle strutture del cervello deputate alla decodifica degli stimoli sensoriali è al momento del tutto o quasi incognita, sconosciuta, non inferibile dai dati in possesso, e questo, in aggiunta al funzionamento non lineare auto-adattativo dell'orecchio pure questo matematicamente poco noto (specie nella sua interazione col sistema nervoso centrale), esclude quasi ogni utilizzabilità pratica e diretta delle supposizioni fatte poc'anzi, e vieppiù esclude in radice la formulabilità di una correlazione tra il determinismo chimico della macchina cervello ed il determinismo del mondo fisico ad esso esterno. Ed abbiamo tralasciato le altre modalità di percezione (via endossea) per motivi di semplicità.
Per quanto riguarda l'ambiente mi pare ovvio... siamo geneticamente e culturalmente programmati per "vedere con le orecchie", cioè per analizzare le alterazioni nei suoni introdotte dall'acustica dell'ambiente in cui sono stati prodotti e da questo ricostruire mentalmente l'ambiente in cui ci troviamo, oltre che ovviamente localizzare i suoni stessi. Tali informazioni sono inevitabilmente sovrapposte a qualsiasi campo acustico "naturale" (che non sia stato prodotto e registrato in una camera anecoica...) ed oserei dire altrettanto "ovviamente" sono registrate dai microfoni.Luc1gnol0 ha scritto:Nel caso più limitato, viene ad emergere quello che a me pare l'altro lato del motivo del problema "conoscibilità".
Viene posta (secondo il cd. metodo Moss, o quel che io ne ho capito) una ipotesi aggiuntiva: ovvero che, nell'atto della registrazione, l'interazione tra il campo prodotto dai musicisti e l'ambiente introduca delle variazioni particolari nel dominio del tempo nel primo (ma c'è davvero un prima ed un dopo? O è tutto "contemporaneamente"? Mi sembro nullo!), che le strutture del cervello di cui sopra interpretano come afferenti alla localizzazione spaziale
??? questa non l'ho capita. Che vorrebbe dire?Luc1gnol0 ha scritto:ed alle modalità espressive (termine mio) del suono stesso.
??? "a casa mia" definiscono semplicemente il segnale registrato! (che ovviamente comprende anche gli effetti dell'ambiente di registrazione)Luc1gnol0 ha scritto:Queste "modulazioni nel dominio del tempo" dei componenti del "suono" prodotto al momento della registrazione portano alla definizione del cd. "suono musicale".
e su questo "non ci piove", così come non ci piove sul fatto che le due distinte informazioni di ambienza (quelle dell'ambiente di registrazione e quelle dell'ambiente di riproduzione) mandano segnali diversi e contraddittori al cervello che non sa come interpretare la cosa.Luc1gnol0 ha scritto:Quando il "suono musicale" viene re-immesso nell'ambiente durante il processo ri-produttivo, per la stessa ipotesi in discorso l'interazione con l'ambiente va a produrre nuove e diverse variazioni dello stesso tipo.
a parte il nonsense del termine "suono musicale", fin qui siamo daccordo.Luc1gnol0 ha scritto:La sovrapposizione operata dalle strutture del cervello del "suono musicale" per come registrato, e delle variazioni prodottesi ex-novo renderebbe la percezione del "suono musicale" stesso non fedele, non congruente,
??? scusa ma qui non capisco proprio il senso.Luc1gnol0 ha scritto: ma soprattutto da (AFAIK/IIRC) luogo alla tempo-varianza in senso stretto (presumo perché in larga parte dipendente dalla unicità delle condizioni di ciascuna riproduzione: nel caso, si ricadrebbe, per certi versi nella condizione che esemplificavi prima, e cioé ciascun singolo ascolto non è mai esattamente identico ad un certo modello di se stesso).
cosa che onestamente non vedo dove/come differisca dal pensiero comune...Luc1gnol0 ha scritto:Per il cd. metodo Moss dunque il concetto di "alta fedeltà" sarebbe da intendersi come "fedeltà" al campo come registrato
tutto qui?!Luc1gnol0 ha scritto:ovvero con quei "tempi di esistenza" dei "suoni musicali" e non altri, arbitrari, aggiunti/dipendenti dal sistema (sistema+ambiente) di riproduzione.
o bella... se non agisci sul campo, su COSA altro vuoi/puoi agire?Luc1gnol0 ha scritto:UnixMan ha scritto:Quindi IMHO se ne può dedurre che per ogni campo acustico dato è definibile una "percezione media" che è invariante.
Per quanto detto sopra, in via generale si può solo supporre, non essendo nota una funzione descrittiva della percezione (globalmente intesa), e non dedurre. E' ragionevole supporlo, ma allo stato relativamente incongruo pensare di potervi influire con cognizione di causa agendo solo sul lato "invariante" (il campo) del fenomeno, stante l'interdisciplinarietà dello stesso (fisica, chimica, neuroscienza, psicologia, et c.): domani non so cosa porterà la marea.
si ma... quali sono questi errori sistematici? (se non le solite distorsioni lineari e non lineari?)Luc1gnol0 ha scritto:La soluzione, nel caso limitato, non è di nuovo asserire il caos cognitivo, ma passa attraverso la minimizzazione a priori degli errori sistematici introdotti dal processo riproduttivo, cosa che credo (supposizione) sia poi quel che l'ing. Russo ha chiamato "modellizzazione a componenti perfetti".
Luc1gnol0 ha scritto:UnixMan ha scritto:Questo implica che posso intervenire sul campo acustico per influenzare la percezione e posso definire cosa è meglio e cosa è peggio. Posso fare misure e cercare una correlazione tra i risultati di queste (i parametri fisici del campo) e tale "percezione media". Infine, posso utilizzare le conoscenze acquisite per progettare il mio sistema di riproduzione affinché sia pecettivamente migliore. Tutte cose che ovviamente non potrei fare se il sistema fose "completamente" non-invariante.
No, questo non è logico: per influenzare la percezione, l'influire sul campo fisico è solo una parte e neanche maggioritaria del problema, essendo allo stato esclusa in radice allo stato una correlazione diretta tra il determinismo fisico del campo ed il determinismo chimico del soggetto.
Luc1gnol0 ha scritto:UnixMan ha scritto:Delle teorie di Moss non sono mai riuscito a vedere un compendio comprensibile e da quel poco che ho letto in giro fondamentalmente non ci ho capito un accidente.
Nemmeno io, ma non è un problema, non più per me.
Luc1gnol0 ha scritto:Scusa, capisco che non ne sappiamo nulla del cd. metodo Moss, ma almeno studiati quell'Ando che rappresenta quanto di più vicino ci sia, tra il materiale accessibile, allo stato dell'arte della scienza cd. ufficiale (almeno fino a tre anni fa): il link credo sia nella pagina precendente di questo thread.
Luc1gnol0 ha scritto:UnixMan ha scritto:il problema in tutta questa questione IMHO è proprio questo. Se non sappiamo come le informazioni vengono elaborate, come facciamo a progettare un sistema di riproduzione? su quali basi lo progettiamo?
I dunno. O meglio, io mi tengo stretto il Radiotron (metafora), almeno non piglio la scossa e non mi fumano i trasformatori.
che vuoi dire?Luc1gnol0 ha scritto:Il problema che poni in chiusura, "se tutto è davvero inconoscibile, siamo perduti" (ho sintetizzato), secondo me si scontra col cartesiano e sempre vero: cogito ergo sum.
Concordo, cioè voglio dire che anche io l'ho capita cosi... solo che tu come al solito l'hai spiegata in maniera "fulminante".Luc1gnol0 ha scritto: Viene posta (secondo il cd. metodo Moss, o quel che io ne ho capito) una ipotesi aggiuntiva: ovvero che, nell'atto della registrazione, l'interazione tra il campo prodotto dai musicisti e l'ambiente introduca delle variazioni particolari nel dominio del tempo nel primo (ma c'è davvero un prima ed un dopo? O è tutto "contemporaneamente"? Mi sembro nullo!), che le strutture del cervello di cui sopra interpretano come afferenti alla localizzazione spaziale ed alle modalità espressive (termine mio) del suono stesso.
Queste "modulazioni nel dominio del tempo" dei componenti del "suono" prodotto al momento della registrazione portano alla definizione del cd. "suono musicale".
Quando il "suono musicale" viene re-immesso nell'ambiente durante il processo ri-produttivo, per la stessa ipotesi in discorso l'interazione con l'ambiente va a produrre nuove e diverse variazioni dello stesso tipo.
La sovrapposizione operata dalle strutture del cervello del "suono musicale" per come registrato, e delle variazioni prodottesi ex-novo renderebbe la percezione del "suono musicale" stesso non fedele, non congruente, ma soprattutto da (AFAIK/IIRC) luogo alla tempo-varianza in senso stretto (presumo perché in larga parte dipendente dalla unicità delle condizioni di ciascuna riproduzione: nel caso, si ricadrebbe, per certi versi nella condizione che esemplificavi prima, e cioé ciascun singolo ascolto non è mai esattamente identico ad un certo modello di se stesso).
Per il cd. metodo Moss dunque il concetto di "alta fedeltà" sarebbe da intendersi come "fedeltà" al campo come registrato (a prescindere anche dal problema della sua eventuale conoscibilità/indagabilità/misurabilità), ovvero con quei "tempi di esistenza" dei "suoni musicali" e non altri, arbitrari, aggiunti/dipendenti dal sistema (sistema+ambiente) di riproduzione.
Già, è una "zucca" anche lui, se glielo chiedi, non dice nulla, ma se non glielo chiedi...marziom ha scritto:
Concordo, cioè voglio dire che anche io l'ho capita cosi... solo che tu come al solito l'hai spiegata in maniera "fulminante".
L'ipotesi è suggestiva.Russo ha scritto:"il suono musicale è una storia spazio temporale che l'ambiente costruisce
a partire da quanto emesso dallo strumento."
Il campo registrato dovrebbe essere già al netto dei difetti e non è detto che lo sia. Certamente, se registriamo con un particolare occhio a certe problematiche, le soluzioni in campo non saranno più quelle che vediamo di norma oggi. Se noi pensiamo al sistema, possiamo solo operare ritenendo perfette le registrazioni, non possiamo rincorre ogni singola metodologia, per ottimizzare la riproduzione. Se si opera in tal senso, verranno a dilatarsi le differenze fra le varie registrazioni, non solo, all'interno dello stesso disco le registrazioni dei vari brani appariranno spesso molto diverse tra loro, cosa che non pare possibile avvertire altrimenti.Luc1gnol0 ha scritto:Per il cd. metodo Moss dunque il concetto di "alta fedeltà" sarebbe da intendersi come "fedeltà" al campo come registrato (a prescindere anche dal problema della sua eventuale conoscibilità/indagabilità/misurabilità), ovvero con quei "tempi di esistenza" dei "suoni musicali" e non altri, arbitrari, aggiunti/dipendenti dal sistema (sistema+ambiente) di riproduzione.
Il "problema" (che poi non sarebbe un problema) è che se è così, una volta spogliato di tutta la terminologia "mossiana" impropria e/o inventata di sana pianta, diradata la cortina fumogena delle sovrastrutture irrilevanti e tradotto il tutto in termini tecnici concreti, di fatto non dice poi gran che di nuovo... (in compenso, si avvicina alle idee di Ambrosini o del "Club degli 0.1dB" per quanto riguarda l'importanza della risposta in frequenza... che è come dire per l'appunto delle distorsioni lineari!).marziom ha scritto:Concordo, cioè voglio dire che anche io l'ho capita cosi... solo che tu come al solito l'hai spiegata in maniera "fulminante".
non hai corretto solo i livelli. Quello che devi capire è che tempo, ampiezza e frequenza non sono cose distinte. Ad ogni cambiamento nel dominio del tempo ne corrisponde uno (conseguente/equivalente) nel dominio della frequenza e viceversa. Se cambi una cosa alteri anche le altre.nullo ha scritto:@ Paolo, le riflessioni non sono l'unico problema, ma nel caso lo fossero e con dei pannelli o altro assorbiamo qua e là, che abbiamo fatto? .... abbiamo corretto i livelli?... che altro?
Mi permetto di procrastinare un intervento più puntuale di quello che vado ora a svolgere, perché mi sembra che ci siano da provare a dissipare prima alcuni equivoci di fondo.UnixMan ha scritto:Insomma, tornerebbe tutto...
...solo che la non invarianza non c'entra un fico secco!
direi proprio di no...UnixMan ha scritto:Il "problema" (che poi non sarebbe un problema) è che se è così, una volta spogliato di tutta la terminologia "mossiana" impropria e/o inventata di sana pianta, diradata la cortina fumogena delle sovrastrutture irrilevanti e tradotto il tutto in termini tecnici concreti, di fatto non dice poi gran che di nuovo... (in compenso, si avvicina alle idee di Ambrosini o del "Club degli 0.1dB" per quanto riguarda l'importanza della risposta in frequenza... che è come dire per l'appunto delle distorsioni lineari!).marziom ha scritto:Concordo, cioè voglio dire che anche io l'ho capita cosi... solo che tu come al solito l'hai spiegata in maniera "fulminante".
bel racconto. Quando scrivi così è sempre un piacere leggerti.Luc1gnol0 ha scritto:Perché parlo di equivoci, li intendo in qualche particolare modo?
[...]
Le mie parole non sono sufficientemente precise, spero siano però sufficientemente evocative: nell'ipotesi che il campo sonoro emesso dalla lei di turno fosse esattamente identico nelle due occasioni, la risposta all'impulso del lui di turno è probabilisticamente diversa. E' più facile che sia "2" la prima volta, e "4" l'altra. Il campo fisico ha una qualche attinenza con le condizioni al contorno che determinano tale risposta? Potevano in qualche misura tenerne conto? Per quello che è il mio intento di tutto il discorso, no.
Sta tutto nell'interpretare quel "correttamente", traendo le necessarie conseguenze a livello tecnico. Il punto di partenza tuo, Paolo, confrontato con quello di Fabio, porta a possibili grosse divergenze. Quali? Prova a confrontare due RCF anni '80, veri righelli secondo Fourier, con una coppia, ad esempio, di Avalon, meno righello delle RCF. O anche: prova a passare una settimana a misurare in ambiente una coppia di Quad elettrostatiche. Fourier dice tutto secondo te? Aiuta a capire se suoneranno in modo "musicale"?UnixMan ha scritto: Se parliamo di riproduzione audio, tutto quello che ci interessa (nel senso che fino a prova contraria è tutto e solo ciò che possiamo materialmente fare) è cercare di riprodurre quanto più "correttamente" possibile i suoni registrati presenti sul supporto. Non possiamo certo progettare una sorgente, un amplificatore, dei diffusori o quant'altro affinché questi influiscano in un modo piuttosto che in un altro sulla risposta emozionale di chi ascolta! Questa casomai dipenderà prevalentemente dal "software" che andiamo a riprodurre, dal soggetto che ascolta, dal contesto e solo in parte, anzi direi quasi marginalmente, dalla qualità della riproduzione. O no?
il mio punto di vista lo conosco...misureaudio ha scritto:Sta tutto nell'interpretare quel "correttamente", traendo le necessarie conseguenze a livello tecnico. Il punto di partenza tuo, Paolo, confrontato con quello di Fabio, porta a possibili grosse divergenze.
Certo che no. Altrimenti non starei neanche qui a discuterne...misureaudio ha scritto:Quali? Prova a confrontare due RCF anni '80, veri righelli secondo Fourier, con una coppia, ad esempio, di Avalon, meno righello delle RCF. O anche: prova a passare una settimana a misurare in ambiente una coppia di Quad elettrostatiche. Fourier dice tutto secondo te? Aiuta a capire se suoneranno in modo "musicale"?
Paolo, per me, stai facendo passi da giganteUnixMan ha scritto:
Se ad es. sono in un poligono di tiro e sento il rumore di un colpo di arma da fuoco, verosimilmente non avrò alcuna reazione particolare. Ma se invece sono in mezzo a una strada, altrettanto verosimilmente mi spavento e magari istintivamente mi butto anche a terra! Le reazioni sono completamente diverse, ma nondimeno il suono che ho sentito (percepito) è lo stesso!
vince ha scritto:Ciao misureaudio,
chiaro quello che tu dici, ma non credo sia questo il punto.
Se posso, volevo sapere da qualcuno quale delle due seguenti:
a) il problema è che "correttamente" non è definito, paolo ne è cosciente e vuole trovare un modo per quantificarlo anche se in maniera statistica. Per esempio preso a casaccio, stabilendo che statisticamente un ampli con rapporto tra seconda e terza armonica pari a x permette una riproduzione che alla maggior parte delle persone risulta corretto, on un qualsiasi altra invenzione che può venire in mente.
b) il "correttamente" non è definibile (come forse potrebbe dire fabio?)
se non è definibile che si fa?
Se ho capito bene una delle cose che Paolo diceva in messaggi vecchi è:
posto che il fine sia quello di far percepire la riproduzione uguale all'evento originale (e qui credo che ancora ho dei buchi non riuscendo a capire alcuni passaggi).
Probabilmente qualcuno correggerà la premessa spiegando, magari.
Su quali parametri mi devo basare per progettare correttamente l'apparato di riproduzione?
Se conosci tali parametri li devi usare, se no vai a casaccio.