X Francesco:
Quindi il riferimento rispetto all' iPOD diventa il tuo impianto ma...... come la mettiamo se quello che esce dal tuo impianto è diverso da quello che si è generato realmente in un altro posto (ambiente, strumenti dal vivo ecc.ecc.) .....e questo (a meno che tu abbia fatto parte dell'avvenimento primario) che relazione ha con la realtà?
Qui non c'è la realtà "vera" perchè non c'è l'evento "vero" a cui la tua memoria può fare riferimento.
Possiamo dire che ascoltando l'iPOD ci si può immaginare come suonerebbe l'impianto e che sentendo l'impianto ci si può immaginare come suonerebbe dal vivo?.........mi sono incasinato??
Certamente Francesco, non posso aver assistito a tutti gli eventi sia dal vivo che registrati, ponevo come condizione di partenza una ragionevole conoscenza diretta degli eventi, quel tipo di cultura può aiutarti a scegliere ed a capire...
Per l'Ipod, vale la regola che il numero di informazioni che riesco ad estrarre col mio impianto è enormemente superiore, se il pezzo l'ho ascoltato molte volte l'effetto memoria si sovrappone a ciò che ascolto con l'Ipod stesso. Questo mi consente di ricostruire passaggi che chi si trova di fianco a me nello stesso istante, non può certo immaginare, non avendo avuto il pregresso.
Banale esempio?..quando nella musica folk o pop, si sovrappone alla solista qualche corista, spesso sembrano univoche ed invece..oppure quante volte se hai un impianto adatto scopri che il complicato passaggio è fatto da più strumenti, di quanto un ascolto alla buona lasciasse supporre?
La parte finale del tuo intervento è meno incasinato di ciò che si possa supporre

, quando la cosa potrà essere perfettamente sovrapponibile, non avremo più niente su cui disputare...
X Mauro
In fondo, anche nella tua risposta emergono aspetti che vanno a sostenere il forte ruolo della mnemonica nel contesto "riproduzione", quindi mi pare che questa costante (elaborazione personale delle percezioni) cominci a divenire predominante.
Credo si possa dire che questo elemento non è legato alle problematiche di riproduzione, ma semplicemente alla percezione pura e semplice, ossia a tutti i suoni che si sentono, sia dal vivo che riprodotti.
In questo senso io non ci vedo nulla in comune con i problemi di invarianza, ma questo è un mio punto di vista e forse pure errato (bisognerebbe definire se applichiamo il concetto di "invarianza" alla fisica o alla "psicofisica" ).
Cosa sia la "timbrica strumentale" è noto, ossia "composizione armonica complessa (emessa da uno strumento) in grado di costruire uno specifico suono....". Un esempio elementare di variazione timbrica posta in essere dal contenuto armonico è dato dagli "Harmonyzer", che introducendo una sequenza di armoniche (frequenze multiple del tono primario di eccitazione) permette di modificare il "timbro" della voce o di uno strumento.
In banda fonica siamo in grado di percepire variazioni infinitesimali di armoniche (decimi di dB per un range armonico molto ampio) a patto di disporre di una "banca dati" consistente.
Ovviamente un grosso peso specifico ce lo mettono anche i famosi tempi di attacco e decadimento del suono (che si combina con l'inviluppo armonico specifico), ma la cosa si fa complessa....
Insomma, lo strumento ci mette il tono principale, ed il nostro cervello scandaglia la memoria per identificare una similitudine con la sua banca dati.
Una volta individuato lo strumento, se il cervello dispone di una serie di informazioni aggiuntive, esso concentra l' analisi totalmente sulle "sfumanture" , comparando in tempo reale tutti i parametri armonici in arrivo con il suo files personale.
Secondo me la ragione per cui non si trova una teoria condivisa su queste cose è semplicemente che la nostra mente esegue molto bene "le comparazioni di segnale relative" (ossia tra 2 segnali simili o tra quello che si ode e quello che si ha in memoria), non le "percezioni assolute".
ciao
Mauro
Ahinoi, il quesito verte sul cercare le premesse del Russo pensiero ( chi ha tanto messo in discussione la pertinenza delle misure con tanta autorevolezza prima di lui, alivello dei comuni fruitori?), si era aperta anche una discussione (morta) sulla psicoacustica, ma tu ed io, avevamo ragionato anche in precedenza sull'importanza del pregresso, per poter essere un giudice (di "valore") sull'importanza dei valori in gioco.
SE mettiamo l'accento anche sui tempi di attacco e di decadimento, ecco che la sola indagine sulla composizione armonica non basta più. Il loro valore sulla timbrica appare molto evidente. Allora quando parliamo di timbrica teniamone conto, accidenti!
Io un analisi della struttura meccanica e della relativa incidenza, a parte qualche blando consiglio, non l'avevo MAI sentita prendere in considerazione, a parte Russo.
Se qualsivoglia sordastro si accorge di cosa succede al cambio di un piedino e se l'incidenza della struttura si può quasi azzerare, cosa si aspetta a farlo di prassi?
Vogliamo indicare una direzione verso cui procedere ( visto che si parla di approccio), o continuiamo a parlare SOLO di ricostruzione del messaggio usando memoria e fantasia ( o il canto delle sirene che piace tanto a qualcuno)?
O prima aspettiamo che qualcuno riesca a commisurare le sensazioni in ralazione ai parametri classici? (Fabio ( Teslacoil) in testa? Che spero mi scuserà la citazione senza intento polemico, tesa solo sottolineare la leggerezza, con cui si era approcciato ad un discorso molto molto complesso).
Ciao, Roberto