Una chiacchierata con Joseph Szall, patron della ATD
Di recente ho avuto occasione di conoscere Joseph Szall, che precedentemente mi era noto solo di fama. Joseph è il fondatore/progettista/venditore insomma il factotum di quella strana realtà che è la ATD, una ditta specializzata nel progetto e nella produzione di altoparlanti per alcune tra le maggiori firme hi-end. Dalla chiacchierata improvvisata e dal successivo scambio di e-mail è scaturita questa estemporanea specie di intervista, piena di indicazioni e citazioni poco note.
Da dove arriva quel cognome impronunciabile? Come mai a Milano?
Il cognome impronunciabile è di origine austro-ungarica ed in verità sarebbe Szall-Boegehold, ma farne lo spelling scatenerebbe casi di idrofobia… Milano perché, a parte l'infanzia trascorsa a Roma ed gli anni dell'università in Germania , vi ho sempre vissuto.
Quali studi ha compiuto? Come è nata la passione per l'audio?
Ho studiato fisica a Heidelberg. La passione per l'audio è nata comprando il primo impianto, in maniera molto banale.
Potrebbe raccontarci come si è avvicinato al progetto di diffusori e di altoparlanti?
Ho cominciato nel 1976 come giornalista audio, scrivendo articoli tecnici relativi a crossover , trasduttori ed a tematiche acustiche. Erano i primi tempi dell'audio "esoterico", e non trovando un diffusore sul mercato che in un colpo solo riunisse "tutte" le qualità sonore che cercavo , ho incominciato la mia sperimentazione modificando i miei diffusori dell'epoca ( Spendor BC1 ). Questa sperimentazione prosegui nel più puro stile "Dr. Frankestein"; provando il tweeter X montato sulla cassa A insieme al woofer Y montato sulla cassa B etc. Nel 1981 ho fondato con alcuni amici la Audio Physics per produrre i diffusori "Utopia" e distribuire apparecchi High-End ( Sumo, Spectral, Esoteric Audio Research , etc). Il modello "Synopsis" era la mia visione di allora del "bon son" domesticamente inseribile: diffusore da pavimento piramidale 3 vie con un tweeter a nastro. L'esigenza di proporre un prodotto non-plus-ultra mi ha portato a reperire i migliori (e più cari) trasduttori europei, prodotti da due piccoli laboratori ultra-specializzati: la Sen-Lab in Danimarca e la France Filieres in Francia. In seguito la Sen-Lab cambiò nome in Dynaudio e France Filieres divenne la Focal. Dal rapporto originale con Dynaudio e Focal si sviluppò in seguito una attività di cooperazione e distribuzione con svariate altre realtà (Vifa, SEAS, Scan-Speak, Morel, etc). Il meccanismo per aver incominciato a progettare trasduttori è stato analogo alle motivazioni che mi hanno spinto a progettare diffusori: non era disponibile quello che cercavo. In definitiva, realizzare trasduttori è stata una conseguenza diretta, ovvia e necessaria del fare diffusori. Il trasduttore è l'elemento chiave di un diffusore. Il cabinet ed il crossover possono essere eliminati, il trasduttore no. Se si desidera un risultato ottimale, è pressoché imperativo progettare trasduttore, cabinet e crossover contemporaneamente ed in sinergia.
Quanto contano il crossover e il mobile rispetto ai driver nella resa acustica finale?
Di sicuro il trasduttore è il punto di partenza, ma crossover e cabinet sono assolutamente vitali, ed i 3 elementi non si possono considerare separatamente l'uno dall'altro. Un esempio tipico sono alcuni prodotti degli anni '60 / '70 della Epicure progettati in sinergia driver/cabinet/crossover , con una integrazione acustica dei componenti tale da ridurre il filtro ad un solo condensatore ( incrocio acustico a 2 Khz ). Un altro esempio di grandissima "cucina" acustica sono le Spendor BC1 e le loro sorelle BBC LS3/6 . Ho notato uno "string" relativo alle LS3/5A sul vostro forum. Sfortunatamente è impossibile realizzare un clone delle LS3/5A, vista la indisponibilità dei componenti originali ( T27 SP1032 , B110 SP1003 & SP1228 ), oramai fuori produzione. 20-25 anni fa si potevano comprare tutti gli elementi per fare un clone "vero" del genere presso la Falcon Acoustics di Malcom Jones ( il B110/T27 Monitor Quality Compact ). Tra l'altro il crossover offerto da Malcolm Jones ( nella versione lusso ) era realmente un LS3/5A, surplus da un fallimento RAM. L' LS3/5A , oltre ad essere "il" classico dei minidiffusori, è basato su equilibri molto sottili ( vedere il rapporto di progetto BBC RD 1976/29, disponibile presso AudioFaiDaTe o http://www.bbc.co.uk/rd/pubs/reports/). Con trasduttori diversi non sarà mai una vera LS3/5A, ma un "Wanabee LS3/5A" come varie proposte derivate: Rogers Studio 3, Linn Kann, Harbeth HL-P3ES, Spendor S3/5e, Fried B/2 etc ... Lascia molti dubbi la LS3/5A "V2" della Stirling Broadcast, che malgrado la progettazione di Derek Hughues sembra piuttosto un incrocio tra una HL-P3ES ed una Linn Kann. La definirei una LS3/5A mutante ... Il consiglio migliore è di reperire delle LS3/5A sul mercato dell'usato, piuttosto che fare-da-sé un "pasticcio" ( se l'obiettivo è di avere un buon suono in primis ); costerà senz'altro meno in termini di soldi e tempo . D'altro canto , comprare una LS3/5A usata , con tweeter o woofer distrutti ( a basso prezzo ) , può essere un punto di partenza per realizzare un "Wanabee LS3/5A" Consiglierei di trovare esemplari con i tweeter distrutti , il B110 essendo molto speciale e di difficilissima sostituzione. Per divertimento sarebbe interessante rifare un 13 cm realmente simile al B110 e fare una LS3/5A mutante "più" uguale della V2 di Derek Hughues, ma lanciare una tale produzione richiederebbe 50 coppie. La LS3/5A è in verità una telenovela audio … Per gli studiosi, è invece molto interessante dare una buona occhiata alla struttura del cabinet, ma anche all'ottimizzazione sinergica del tutto ( cabinet + crossover + drivers ). La BBC è una grandissima maestra! Un sito da visitare è www.ls35a.com. "Tutte le LS3/5A sono uguali , ma alcune sono più uguali delle altre"
Come e quando è nata la ATD, ma soprattutto cosa è attualmente? Quanti dipendenti ha? Che futuro intravede?
La ATD è nata 23 anni fa a Milano. ATD significa Advanced Transducer Development e fondamentalmente fa engineering elettro-acustico. Attualmente ha una sede in Europa, a Revello ed una sede in Asia a Hong Kong. In tutto ci sono 33 collaboratori, tra Europa ed Asia. Il futuro prossimo ATD sono i trasduttori Pro/Phile, di qualità molto elevata per applicazioni mirate di Monitoring e High-End. Il futuro più in là sono dei sistemi per applicazioni "wavefield synthesis" basate sulle nanotecnologie.
Per i più impazienti e curiosi, potrebbe descrivere questa tecnologia? Si può considerare una prossima realtà oppure è ancora in fase di sperimentazione?
Sul "wavefield synthesis" basta fare una ricerca su internet , è il futuro della stereofonia , oltre il 5.1. Si tratta di tantissimi e piccolissimi micro-attuatori , pilotati individualmente. (NDR: ad esempio http://www.soundcontrol.tudelft.nl/Rese ... EEE_99.pdf)
Sempre riguardo le tecnologie meno diffuse, distribuisce anche le elettroniche di Berning ( http://www.davidberning.com/ ) che impiegano un sistema di conversione di impedenza basato su una modulazione RF del segnale. Questo sistema 'suona' o è solo una delle tante curiosità?
David Berning è uno dei pochi veri innovatori nell'ambito degli ampli a valvole ( nel 1975 costruì un ibrido transistor/valvole ). Il suo sistema "power plane conversion" è una delle poche novità nell'ambito degli ampli a valvole ( vedere il sito relativo ed il brevetto ). Sonicamente è estremamente neutro ( rarissimo per un apparecchio a valvole ) e viene usato come ampli di riferimento da una serie di costruttori di diffusori, per questa sua caratteristica. Non è un prodotto per audiofili millenaristi.
In Italia ci sono molte aziende specializzate nei diffusori e nella produzione di altoparlanti, tra le più quotate del mondo. A suo avviso c'è una ragione, forse c'entra la ATD in questo successo?
Sono due realtà molto diverse: da una parte diffusori audiophile che hanno definito un "Italian Design" nel mondo per i sistemi di altoparlanti e dall'altra parte ottime realtà nel settore dei componenti professionali ( B&C Speakers , CIARE e 18Sound ) e dei sistemi PA. Penso che l'aver introdotto 25 anni fa in Italia i primi trasduttori specificatamente High-End abbia forse contribuito a mettere un buon motore in bellissime carrozzerie. Infatti, i grandi specialisti italiani dei trasduttori pro non sembrano aver interesse nel mercato home, lasciandolo in mano ai nordici .
Sembra che nel campo degli altoparlanti ci sia una impostazione nordica (Scan Speak, Dynaudio). Esiste anche una scuola italiana dei diffusori con caratteristiche proprie?
La scuola nordica dei trasduttori ha un meritatissimo riscontro. Ragnar Lian è stato un grandissimo innovatore, a lui dobbiamo dei classici come il D2008 Scan-Speak , il D28 Dynaudio etc…. La scuola del sud , con il suo fulcro in Francia, ha pochi portabandiera oramai, e difficilmente può contrastare il monopolio scandinavo, anche se alcuni aspetti del "suono latino" non sono mai stati superati . Basandomi su questa tradizione latina, penso di avere qualcosa di alternativo ed interessante da proporre … Senza però dimenticare gli insegnamenti di altre grandi scuole europee, oltre alla scandinava ( Germania e Inghilterra in primis ). La scuola italiana dei diffusori è soprattutto estetica ( visiva e sonica ) con un motore in genere scandinavo. I progettisti con una chiara teoria tecnica individuale sono o dimenticati o ignorati ( Renato Giussani , Mario Murace etc… ). Un grandissimo ricercatore acustico come il Prof. Cesati è talmente sconosciuto da essere di fatto censurato, mentre piccoli e grandi costruttori spacciano per novità le sue invenzione di oltre mezzo secolo fa. Ma dato che viviamo in un mondo dedito alle apparenze, va bene così...
Nel nostro piccolo (audiofaidate) non sta bene così e cerchiamo sempre di approfondire. Confesso di non aver mai sentito parlare del Prof. Cesati. Potrebbe descriverci qualche suo lavoro?
La memoria storica del Prof. Cesati si trova presso la Outline , a Brescia. Il suo sviluppo più conosciuto ( o più dimenticato ) è la tromba radiale a 360°, nata negli anni '40 e prodotta fino agli anni '70 dalla Decibel. Ci sono molti nuovi arrivati che l'hanno recentemente re-inventata. E' solo una delle tante cose che ha realizzato .
Ha qualche ricordo di un sistema che le è rimasto particolarmente impresso, in altri termini ha un "suono di riferimento"?
Uno dei miei sistemi preferiti è derivato dall'HQD di Mark Levinson. Usare una soluzione di doppie Quad ESL57 ( "stacked" ) in gamma media, completate da un tweeter a nastro in alto ed un subwoofer dedicato, il tutto tri-amplificato , non è affatto male. Il problema è lo spazio necessario! Da anni tutto l'occorrente per realizzare un tale sistema 5 canali ingombra la mia cantina, in attesa di una ( improbabile ) casa idonea. In verità tutti i miei prodotti Capriccio Continuo (NDR www.capricciocontinuo.com) emulano ( o tendono ad emulare ) le qualità di un "double ESL57 + ribbon + sub" in un formato domesticamente compatibile.
Potrebbe invece consigliare un sistema economico, adatto per un autocostruttore senza troppa esperienza e disponibilità economiche?
Tornando indirettamente sul tema LS3/5A, proporrei di prendere ispirazione dall'esatto opposto storico delle LS3/5A: Le Met7 Mk1 di Dick Sequerra. L'unico elemento di somiglianza sono le ridotte dimensioni, tutto il resto le pone ai poli opposti , Ying e Yang … Parlavo con Giacomo Satta ( JS System ) di una tale possibilità, nome in codice "Super Seven" ( come le Lotus o Caterham ). Le motivazione per autocostruire sono profondamente diverse rispetto a 20-25 anni fa . Allora si autocostruiva per realizzare a costo modesto dei cloni ( o presunti tali ) di diffusori 3 volte più costosi High-End. Oggi , con 200-300 Euro si possono comprare eccellenti diffusori ( conseguenza della globalizzazione ), come ad esempio Wharfedale, Indiana Line, KEF, senza doverseli costruire. Chi deve interfacciarsi con dei mobilieri, sa quanto costano per una realizzazione su misura. Dunque il fai da te audio è forse più da tenere in considerazione per realizzazioni no-compromise. Tornando al concetto "Super Seven", è possibile accedere ad una proposta sonora "diversa" dalle proposte commerciali , ad un prezzo modesto e comunque con un occhio alla compatibilità possibile con ampli non costosi commerciali o entry level DIY di tipo "Gainclone". Facilità di realizzazione, piccole dimensione le renderebbero anche ideali per sistemi musicali 5.1.
A suo avviso, chi ha contribuito maggiormente al progresso nella riproduzione realistica del suono?
Vedrei la domanda in una prospettiva storica , e solo relativamente ai trasduttori. Di sicuro possiamo fare riferimento ai ricercatori del primo cinema sonoro ( la nascita dell'audio ), che gravitavano intorno alla Western Electric ed alla Siemens-Halske ( Klangfilm ): Rice, Kellog, Wente, Thuras, Olson, Gerlach, Neumann , Podszus , Riffel , Vogt (inventore di un elettrostatico negli anni 30, non Voigt ) e ne dimentico troppi … Dopo il 1945 nasce l'High Fidelity con James B. Lansing ( ex W.E. ), Rudy Bozak, Paul Klipsch, Ed Vilchur, Briggs , Ted Jordan, Hugh Britten, Guy Fountain, Peter Walker, André Charlin, Joseph Leon e ne ri-dimentico troppi … Vanno menzionati 4 classici dello "studio monitoring " verso la fine degli anni '60: JBL 4311, Spendor BC1, Klein&Hummel OY e Elipson 40.2 che hanno fortemente influenzato lo sviluppo dei prodotti commerciali domestici in seguito. Dopo di questi, molto pochi, ad esempio: Alison, Heil , Winey , Nuddel, Beveridge …
A proposito del dott. Podszus, tempo fa era diventato famoso per via della membrana in 'Zellaton' ampiamente pubblicizzata da un rivenditore milanese. Chi è Podszus e che cosa è lo Zellaton?
Il Dr. Podszus è un ricercatore tedesco più famoso per i suoi lavori sui V1 e sui V2. Nel 1934 sviluppò la prima membrana sandwich, lo Zellaton. Questo tipo di membrana ha caratteristiche sonore extra-ordinarie. Nei mitici monitor della Klein & Hummel OY ( 1968 ) viene usata in gamma media ( 12 cm ) ed in gamma bassa ( 25 cm ). Sono state usati driver Zellaton su prodotti high-end come le Ensemble Reference, Symphonic Line, Brinkmann e Capriccio Continuo. Al momento siamo arrivati alla terza generazione ( Zellaton 3 = Ariacell GTi ). Questi altoparlanti sono utilizzati anche su alcuni modelli ( Mini e Tower ) della Magico di Alon Wolf, che costruisce con le "Ultimate" uno dei diffusori migliori del mondo ( 250 000 dollari la coppia ).
Quando si riproporranno altoparlanti seri? magnete in alnico, equipaggi mobili leggeri, cono in carta con sospensione in tela, scarsa potenza digeribile, efficienza maggiore di 100dB/Wm, insomma, una vera replica di un 416 oppure di un vecchio 515, senza ferrite?
Gli Altec classici sono di nuovo disponibili, o almeno quelli più amati ( 515, 604 etc... ): www.altecpro.com/products_components.asp. Non penso che nell'ambito dei grandi diametri ( 15" & 12" ) ci sarà un ritorno reale ad equipaggi mobili leggeri , visto che la conseguenza in genere è la necessità di volumi di carico importanti . Sia nel pro che nell'hifi c'è un imperativo per cabinet compatti o molto compatti , la potenza elettrica non essendo più un problema . Da qui altoparlanti con Vas ridotte ed ovviamente masse mobili rispettabili . Chi vuole "quel" suono, realmente unico per certi aspetti , deve comprarsi i nuovi Altec 515 o trovarne dei vintage o ancora fornirsi presso un laboratorio che fa repliche o dei consimili. Nell'ambito dei diametri classici hifi ( 8" , 6.5" , 5" ), una riscoperta delle vecchie soluzioni non è una cattiva idea . Masse mobili leggere, coni in carta e sospensioni integrali o in tessuto possono dare ottimi risultati … Molti dei vantaggi dei motori in Alnico sono da attribuire spesso soprattutto ad una configurazione/topologia molto buona del complesso magnetico. L'Alnico ha il grande difetto di essere molto facilmente smagnetizzabile con lo stesso segnale musicale. Oggi come oggi si possono ottenere risultati straordinari con il neodimio, in configurazioni alternative.
Se proprio volessimo fare una lobby di principio per materiali magnetici esotici, perché fermarsi all' Alnico? I magneti al platino sono ancora più interessanti , ma chi paga? Capisco che il problema sia di tipo religioso, vedere le vignette su Maometto. Questo non cambia niente sul fatto che l'Alnico abbia pregi e difetti come tutti gli altri materiali magnetici. Progresso o nostalgia ?
Quindi ATD ha in progetto un woofer 8" ad alta efficienza e bassa massa mobile con magnete in neodimio?
No, ma esiste un medio da 21 cm in neodimio, ideale per una applicazione con l'Altec 515. Relativamente ai midwoofer , esiste un 16.5 cm non troppo costoso "comme il faut", ma in ferrite.
ATD ha prodotto anche diversi largabanda. Come mai? Possono essere definiti hi-fi?
ATD tuttora produce vari larga banda ( Veravox 3" , 5" , 6.5" , 8" ) che si rifanno alla tradizione Princeps e Vega , e rispondono al desiderio espresso precedentemente. I motori sono curati per l'aspetto della migliore linearità. Non esiste una reale richiesta nell'industria per prodotti con queste caratteristiche, ed i costruttori che ne fanno uso ( Beauhorn, Atlantis, Aureavox etc... ) hanno un mercato di nicchia. La motivazione per fare questi componenti è in primis la scelta di "non far morire" un patrimonio europeo storico di buon suono, che si manifesta con qualità in gamma media uniche ( la voce ). Dal punto di vista commerciale, invece , è meglio lasciar perdere ... Secondo me un larga banda monomembrana è un possibile ottimo punto di partenza per un 3 vie , in questo caso è senz'altro hi-fi. Il tema è più complesso ed andrebbe sviscerato più a fondo …
Svisceriamolo, per quanto possibile in queste poche righe. Il monovia affascina indubbiamente per la qualità di riproduzione delle voci e della musica con pochi strumenti. E' tutto dovuto al singolo punto di emissione ed alla mancanza di crossover o ci sono ragioni più complesse?
La sorgente coerente ed il comportamento "minimum phase" del larga banda monomembrana ( i biconici non sono a fase minima ) lo rende un buon candidato per approssimare l' "inverted microphone". Leedh ( con il favoloso WFR 12 ) e Duntech ( "Contessa" ) hanno realizzato degli ottimi minidiffusori monovia su questo schema con dei filtri equalizzatori passivi fase/ampiezza. Prendendo un tale "building block", completandolo in alto ed in basso, usando un filtro attivo di tipo Yamanaka "constant pressure" si può realizzare un ottimo sistema che preserva le qualità ai transienti del monovia ( equalizzato ).
Ha preferenza per un tipo di caricamento particolare?
Il caricamento va scelto in funzione dell'applicazione . Non guasta però se si guarda più in là del "solito" reflex . Recentemente ho avuto risultati positivi con il metodo Simeonov , Vented-ABR . Il testo originale fu presentato ad una Tonmeistertagung del VDT ( Verein Deutscher Tonmeister ).
E per qualche tipo di crossover, magari il mitizzato crossover serie?
Ho da 20 anni una preferenza per i filtri ellittici Yvon/Modafferi e per alcune implementazioni ibride serie/parallelo.
Quali sono i "sacri testi" per i progettisti di altoparlanti e di diffusori?
High Performance Loudspeakers di Martin Colloms per avere una prima idea generale. Le raccolte Loudspeakers 1, 2 ,3, 4 dell'AES per avere una seconda idea generale. Poi ce ne sono a centinaia.
Milano, 23 Febbraio 2006
Intervista raccolta e arrangiata da
Piergiorgio Lovati
Da dove arriva quel cognome impronunciabile? Come mai a Milano?
Il cognome impronunciabile è di origine austro-ungarica ed in verità sarebbe Szall-Boegehold, ma farne lo spelling scatenerebbe casi di idrofobia… Milano perché, a parte l'infanzia trascorsa a Roma ed gli anni dell'università in Germania , vi ho sempre vissuto.
Quali studi ha compiuto? Come è nata la passione per l'audio?
Ho studiato fisica a Heidelberg. La passione per l'audio è nata comprando il primo impianto, in maniera molto banale.
Potrebbe raccontarci come si è avvicinato al progetto di diffusori e di altoparlanti?
Ho cominciato nel 1976 come giornalista audio, scrivendo articoli tecnici relativi a crossover , trasduttori ed a tematiche acustiche. Erano i primi tempi dell'audio "esoterico", e non trovando un diffusore sul mercato che in un colpo solo riunisse "tutte" le qualità sonore che cercavo , ho incominciato la mia sperimentazione modificando i miei diffusori dell'epoca ( Spendor BC1 ). Questa sperimentazione prosegui nel più puro stile "Dr. Frankestein"; provando il tweeter X montato sulla cassa A insieme al woofer Y montato sulla cassa B etc. Nel 1981 ho fondato con alcuni amici la Audio Physics per produrre i diffusori "Utopia" e distribuire apparecchi High-End ( Sumo, Spectral, Esoteric Audio Research , etc). Il modello "Synopsis" era la mia visione di allora del "bon son" domesticamente inseribile: diffusore da pavimento piramidale 3 vie con un tweeter a nastro. L'esigenza di proporre un prodotto non-plus-ultra mi ha portato a reperire i migliori (e più cari) trasduttori europei, prodotti da due piccoli laboratori ultra-specializzati: la Sen-Lab in Danimarca e la France Filieres in Francia. In seguito la Sen-Lab cambiò nome in Dynaudio e France Filieres divenne la Focal. Dal rapporto originale con Dynaudio e Focal si sviluppò in seguito una attività di cooperazione e distribuzione con svariate altre realtà (Vifa, SEAS, Scan-Speak, Morel, etc). Il meccanismo per aver incominciato a progettare trasduttori è stato analogo alle motivazioni che mi hanno spinto a progettare diffusori: non era disponibile quello che cercavo. In definitiva, realizzare trasduttori è stata una conseguenza diretta, ovvia e necessaria del fare diffusori. Il trasduttore è l'elemento chiave di un diffusore. Il cabinet ed il crossover possono essere eliminati, il trasduttore no. Se si desidera un risultato ottimale, è pressoché imperativo progettare trasduttore, cabinet e crossover contemporaneamente ed in sinergia.
Quanto contano il crossover e il mobile rispetto ai driver nella resa acustica finale?
Di sicuro il trasduttore è il punto di partenza, ma crossover e cabinet sono assolutamente vitali, ed i 3 elementi non si possono considerare separatamente l'uno dall'altro. Un esempio tipico sono alcuni prodotti degli anni '60 / '70 della Epicure progettati in sinergia driver/cabinet/crossover , con una integrazione acustica dei componenti tale da ridurre il filtro ad un solo condensatore ( incrocio acustico a 2 Khz ). Un altro esempio di grandissima "cucina" acustica sono le Spendor BC1 e le loro sorelle BBC LS3/6 . Ho notato uno "string" relativo alle LS3/5A sul vostro forum. Sfortunatamente è impossibile realizzare un clone delle LS3/5A, vista la indisponibilità dei componenti originali ( T27 SP1032 , B110 SP1003 & SP1228 ), oramai fuori produzione. 20-25 anni fa si potevano comprare tutti gli elementi per fare un clone "vero" del genere presso la Falcon Acoustics di Malcom Jones ( il B110/T27 Monitor Quality Compact ). Tra l'altro il crossover offerto da Malcolm Jones ( nella versione lusso ) era realmente un LS3/5A, surplus da un fallimento RAM. L' LS3/5A , oltre ad essere "il" classico dei minidiffusori, è basato su equilibri molto sottili ( vedere il rapporto di progetto BBC RD 1976/29, disponibile presso AudioFaiDaTe o http://www.bbc.co.uk/rd/pubs/reports/). Con trasduttori diversi non sarà mai una vera LS3/5A, ma un "Wanabee LS3/5A" come varie proposte derivate: Rogers Studio 3, Linn Kann, Harbeth HL-P3ES, Spendor S3/5e, Fried B/2 etc ... Lascia molti dubbi la LS3/5A "V2" della Stirling Broadcast, che malgrado la progettazione di Derek Hughues sembra piuttosto un incrocio tra una HL-P3ES ed una Linn Kann. La definirei una LS3/5A mutante ... Il consiglio migliore è di reperire delle LS3/5A sul mercato dell'usato, piuttosto che fare-da-sé un "pasticcio" ( se l'obiettivo è di avere un buon suono in primis ); costerà senz'altro meno in termini di soldi e tempo . D'altro canto , comprare una LS3/5A usata , con tweeter o woofer distrutti ( a basso prezzo ) , può essere un punto di partenza per realizzare un "Wanabee LS3/5A" Consiglierei di trovare esemplari con i tweeter distrutti , il B110 essendo molto speciale e di difficilissima sostituzione. Per divertimento sarebbe interessante rifare un 13 cm realmente simile al B110 e fare una LS3/5A mutante "più" uguale della V2 di Derek Hughues, ma lanciare una tale produzione richiederebbe 50 coppie. La LS3/5A è in verità una telenovela audio … Per gli studiosi, è invece molto interessante dare una buona occhiata alla struttura del cabinet, ma anche all'ottimizzazione sinergica del tutto ( cabinet + crossover + drivers ). La BBC è una grandissima maestra! Un sito da visitare è www.ls35a.com. "Tutte le LS3/5A sono uguali , ma alcune sono più uguali delle altre"
Come e quando è nata la ATD, ma soprattutto cosa è attualmente? Quanti dipendenti ha? Che futuro intravede?
La ATD è nata 23 anni fa a Milano. ATD significa Advanced Transducer Development e fondamentalmente fa engineering elettro-acustico. Attualmente ha una sede in Europa, a Revello ed una sede in Asia a Hong Kong. In tutto ci sono 33 collaboratori, tra Europa ed Asia. Il futuro prossimo ATD sono i trasduttori Pro/Phile, di qualità molto elevata per applicazioni mirate di Monitoring e High-End. Il futuro più in là sono dei sistemi per applicazioni "wavefield synthesis" basate sulle nanotecnologie.
Per i più impazienti e curiosi, potrebbe descrivere questa tecnologia? Si può considerare una prossima realtà oppure è ancora in fase di sperimentazione?
Sul "wavefield synthesis" basta fare una ricerca su internet , è il futuro della stereofonia , oltre il 5.1. Si tratta di tantissimi e piccolissimi micro-attuatori , pilotati individualmente. (NDR: ad esempio http://www.soundcontrol.tudelft.nl/Rese ... EEE_99.pdf)
Sempre riguardo le tecnologie meno diffuse, distribuisce anche le elettroniche di Berning ( http://www.davidberning.com/ ) che impiegano un sistema di conversione di impedenza basato su una modulazione RF del segnale. Questo sistema 'suona' o è solo una delle tante curiosità?
David Berning è uno dei pochi veri innovatori nell'ambito degli ampli a valvole ( nel 1975 costruì un ibrido transistor/valvole ). Il suo sistema "power plane conversion" è una delle poche novità nell'ambito degli ampli a valvole ( vedere il sito relativo ed il brevetto ). Sonicamente è estremamente neutro ( rarissimo per un apparecchio a valvole ) e viene usato come ampli di riferimento da una serie di costruttori di diffusori, per questa sua caratteristica. Non è un prodotto per audiofili millenaristi.
In Italia ci sono molte aziende specializzate nei diffusori e nella produzione di altoparlanti, tra le più quotate del mondo. A suo avviso c'è una ragione, forse c'entra la ATD in questo successo?
Sono due realtà molto diverse: da una parte diffusori audiophile che hanno definito un "Italian Design" nel mondo per i sistemi di altoparlanti e dall'altra parte ottime realtà nel settore dei componenti professionali ( B&C Speakers , CIARE e 18Sound ) e dei sistemi PA. Penso che l'aver introdotto 25 anni fa in Italia i primi trasduttori specificatamente High-End abbia forse contribuito a mettere un buon motore in bellissime carrozzerie. Infatti, i grandi specialisti italiani dei trasduttori pro non sembrano aver interesse nel mercato home, lasciandolo in mano ai nordici .
Sembra che nel campo degli altoparlanti ci sia una impostazione nordica (Scan Speak, Dynaudio). Esiste anche una scuola italiana dei diffusori con caratteristiche proprie?
La scuola nordica dei trasduttori ha un meritatissimo riscontro. Ragnar Lian è stato un grandissimo innovatore, a lui dobbiamo dei classici come il D2008 Scan-Speak , il D28 Dynaudio etc…. La scuola del sud , con il suo fulcro in Francia, ha pochi portabandiera oramai, e difficilmente può contrastare il monopolio scandinavo, anche se alcuni aspetti del "suono latino" non sono mai stati superati . Basandomi su questa tradizione latina, penso di avere qualcosa di alternativo ed interessante da proporre … Senza però dimenticare gli insegnamenti di altre grandi scuole europee, oltre alla scandinava ( Germania e Inghilterra in primis ). La scuola italiana dei diffusori è soprattutto estetica ( visiva e sonica ) con un motore in genere scandinavo. I progettisti con una chiara teoria tecnica individuale sono o dimenticati o ignorati ( Renato Giussani , Mario Murace etc… ). Un grandissimo ricercatore acustico come il Prof. Cesati è talmente sconosciuto da essere di fatto censurato, mentre piccoli e grandi costruttori spacciano per novità le sue invenzione di oltre mezzo secolo fa. Ma dato che viviamo in un mondo dedito alle apparenze, va bene così...
Nel nostro piccolo (audiofaidate) non sta bene così e cerchiamo sempre di approfondire. Confesso di non aver mai sentito parlare del Prof. Cesati. Potrebbe descriverci qualche suo lavoro?
La memoria storica del Prof. Cesati si trova presso la Outline , a Brescia. Il suo sviluppo più conosciuto ( o più dimenticato ) è la tromba radiale a 360°, nata negli anni '40 e prodotta fino agli anni '70 dalla Decibel. Ci sono molti nuovi arrivati che l'hanno recentemente re-inventata. E' solo una delle tante cose che ha realizzato .
Ha qualche ricordo di un sistema che le è rimasto particolarmente impresso, in altri termini ha un "suono di riferimento"?
Uno dei miei sistemi preferiti è derivato dall'HQD di Mark Levinson. Usare una soluzione di doppie Quad ESL57 ( "stacked" ) in gamma media, completate da un tweeter a nastro in alto ed un subwoofer dedicato, il tutto tri-amplificato , non è affatto male. Il problema è lo spazio necessario! Da anni tutto l'occorrente per realizzare un tale sistema 5 canali ingombra la mia cantina, in attesa di una ( improbabile ) casa idonea. In verità tutti i miei prodotti Capriccio Continuo (NDR www.capricciocontinuo.com) emulano ( o tendono ad emulare ) le qualità di un "double ESL57 + ribbon + sub" in un formato domesticamente compatibile.
Potrebbe invece consigliare un sistema economico, adatto per un autocostruttore senza troppa esperienza e disponibilità economiche?
Tornando indirettamente sul tema LS3/5A, proporrei di prendere ispirazione dall'esatto opposto storico delle LS3/5A: Le Met7 Mk1 di Dick Sequerra. L'unico elemento di somiglianza sono le ridotte dimensioni, tutto il resto le pone ai poli opposti , Ying e Yang … Parlavo con Giacomo Satta ( JS System ) di una tale possibilità, nome in codice "Super Seven" ( come le Lotus o Caterham ). Le motivazione per autocostruire sono profondamente diverse rispetto a 20-25 anni fa . Allora si autocostruiva per realizzare a costo modesto dei cloni ( o presunti tali ) di diffusori 3 volte più costosi High-End. Oggi , con 200-300 Euro si possono comprare eccellenti diffusori ( conseguenza della globalizzazione ), come ad esempio Wharfedale, Indiana Line, KEF, senza doverseli costruire. Chi deve interfacciarsi con dei mobilieri, sa quanto costano per una realizzazione su misura. Dunque il fai da te audio è forse più da tenere in considerazione per realizzazioni no-compromise. Tornando al concetto "Super Seven", è possibile accedere ad una proposta sonora "diversa" dalle proposte commerciali , ad un prezzo modesto e comunque con un occhio alla compatibilità possibile con ampli non costosi commerciali o entry level DIY di tipo "Gainclone". Facilità di realizzazione, piccole dimensione le renderebbero anche ideali per sistemi musicali 5.1.
A suo avviso, chi ha contribuito maggiormente al progresso nella riproduzione realistica del suono?
Vedrei la domanda in una prospettiva storica , e solo relativamente ai trasduttori. Di sicuro possiamo fare riferimento ai ricercatori del primo cinema sonoro ( la nascita dell'audio ), che gravitavano intorno alla Western Electric ed alla Siemens-Halske ( Klangfilm ): Rice, Kellog, Wente, Thuras, Olson, Gerlach, Neumann , Podszus , Riffel , Vogt (inventore di un elettrostatico negli anni 30, non Voigt ) e ne dimentico troppi … Dopo il 1945 nasce l'High Fidelity con James B. Lansing ( ex W.E. ), Rudy Bozak, Paul Klipsch, Ed Vilchur, Briggs , Ted Jordan, Hugh Britten, Guy Fountain, Peter Walker, André Charlin, Joseph Leon e ne ri-dimentico troppi … Vanno menzionati 4 classici dello "studio monitoring " verso la fine degli anni '60: JBL 4311, Spendor BC1, Klein&Hummel OY e Elipson 40.2 che hanno fortemente influenzato lo sviluppo dei prodotti commerciali domestici in seguito. Dopo di questi, molto pochi, ad esempio: Alison, Heil , Winey , Nuddel, Beveridge …
A proposito del dott. Podszus, tempo fa era diventato famoso per via della membrana in 'Zellaton' ampiamente pubblicizzata da un rivenditore milanese. Chi è Podszus e che cosa è lo Zellaton?
Il Dr. Podszus è un ricercatore tedesco più famoso per i suoi lavori sui V1 e sui V2. Nel 1934 sviluppò la prima membrana sandwich, lo Zellaton. Questo tipo di membrana ha caratteristiche sonore extra-ordinarie. Nei mitici monitor della Klein & Hummel OY ( 1968 ) viene usata in gamma media ( 12 cm ) ed in gamma bassa ( 25 cm ). Sono state usati driver Zellaton su prodotti high-end come le Ensemble Reference, Symphonic Line, Brinkmann e Capriccio Continuo. Al momento siamo arrivati alla terza generazione ( Zellaton 3 = Ariacell GTi ). Questi altoparlanti sono utilizzati anche su alcuni modelli ( Mini e Tower ) della Magico di Alon Wolf, che costruisce con le "Ultimate" uno dei diffusori migliori del mondo ( 250 000 dollari la coppia ).
Quando si riproporranno altoparlanti seri? magnete in alnico, equipaggi mobili leggeri, cono in carta con sospensione in tela, scarsa potenza digeribile, efficienza maggiore di 100dB/Wm, insomma, una vera replica di un 416 oppure di un vecchio 515, senza ferrite?
Gli Altec classici sono di nuovo disponibili, o almeno quelli più amati ( 515, 604 etc... ): www.altecpro.com/products_components.asp. Non penso che nell'ambito dei grandi diametri ( 15" & 12" ) ci sarà un ritorno reale ad equipaggi mobili leggeri , visto che la conseguenza in genere è la necessità di volumi di carico importanti . Sia nel pro che nell'hifi c'è un imperativo per cabinet compatti o molto compatti , la potenza elettrica non essendo più un problema . Da qui altoparlanti con Vas ridotte ed ovviamente masse mobili rispettabili . Chi vuole "quel" suono, realmente unico per certi aspetti , deve comprarsi i nuovi Altec 515 o trovarne dei vintage o ancora fornirsi presso un laboratorio che fa repliche o dei consimili. Nell'ambito dei diametri classici hifi ( 8" , 6.5" , 5" ), una riscoperta delle vecchie soluzioni non è una cattiva idea . Masse mobili leggere, coni in carta e sospensioni integrali o in tessuto possono dare ottimi risultati … Molti dei vantaggi dei motori in Alnico sono da attribuire spesso soprattutto ad una configurazione/topologia molto buona del complesso magnetico. L'Alnico ha il grande difetto di essere molto facilmente smagnetizzabile con lo stesso segnale musicale. Oggi come oggi si possono ottenere risultati straordinari con il neodimio, in configurazioni alternative.
Se proprio volessimo fare una lobby di principio per materiali magnetici esotici, perché fermarsi all' Alnico? I magneti al platino sono ancora più interessanti , ma chi paga? Capisco che il problema sia di tipo religioso, vedere le vignette su Maometto. Questo non cambia niente sul fatto che l'Alnico abbia pregi e difetti come tutti gli altri materiali magnetici. Progresso o nostalgia ?
Quindi ATD ha in progetto un woofer 8" ad alta efficienza e bassa massa mobile con magnete in neodimio?
No, ma esiste un medio da 21 cm in neodimio, ideale per una applicazione con l'Altec 515. Relativamente ai midwoofer , esiste un 16.5 cm non troppo costoso "comme il faut", ma in ferrite.
ATD ha prodotto anche diversi largabanda. Come mai? Possono essere definiti hi-fi?
ATD tuttora produce vari larga banda ( Veravox 3" , 5" , 6.5" , 8" ) che si rifanno alla tradizione Princeps e Vega , e rispondono al desiderio espresso precedentemente. I motori sono curati per l'aspetto della migliore linearità. Non esiste una reale richiesta nell'industria per prodotti con queste caratteristiche, ed i costruttori che ne fanno uso ( Beauhorn, Atlantis, Aureavox etc... ) hanno un mercato di nicchia. La motivazione per fare questi componenti è in primis la scelta di "non far morire" un patrimonio europeo storico di buon suono, che si manifesta con qualità in gamma media uniche ( la voce ). Dal punto di vista commerciale, invece , è meglio lasciar perdere ... Secondo me un larga banda monomembrana è un possibile ottimo punto di partenza per un 3 vie , in questo caso è senz'altro hi-fi. Il tema è più complesso ed andrebbe sviscerato più a fondo …
Svisceriamolo, per quanto possibile in queste poche righe. Il monovia affascina indubbiamente per la qualità di riproduzione delle voci e della musica con pochi strumenti. E' tutto dovuto al singolo punto di emissione ed alla mancanza di crossover o ci sono ragioni più complesse?
La sorgente coerente ed il comportamento "minimum phase" del larga banda monomembrana ( i biconici non sono a fase minima ) lo rende un buon candidato per approssimare l' "inverted microphone". Leedh ( con il favoloso WFR 12 ) e Duntech ( "Contessa" ) hanno realizzato degli ottimi minidiffusori monovia su questo schema con dei filtri equalizzatori passivi fase/ampiezza. Prendendo un tale "building block", completandolo in alto ed in basso, usando un filtro attivo di tipo Yamanaka "constant pressure" si può realizzare un ottimo sistema che preserva le qualità ai transienti del monovia ( equalizzato ).
Ha preferenza per un tipo di caricamento particolare?
Il caricamento va scelto in funzione dell'applicazione . Non guasta però se si guarda più in là del "solito" reflex . Recentemente ho avuto risultati positivi con il metodo Simeonov , Vented-ABR . Il testo originale fu presentato ad una Tonmeistertagung del VDT ( Verein Deutscher Tonmeister ).
E per qualche tipo di crossover, magari il mitizzato crossover serie?
Ho da 20 anni una preferenza per i filtri ellittici Yvon/Modafferi e per alcune implementazioni ibride serie/parallelo.
Quali sono i "sacri testi" per i progettisti di altoparlanti e di diffusori?
High Performance Loudspeakers di Martin Colloms per avere una prima idea generale. Le raccolte Loudspeakers 1, 2 ,3, 4 dell'AES per avere una seconda idea generale. Poi ce ne sono a centinaia.
Milano, 23 Febbraio 2006
Intervista raccolta e arrangiata da
Piergiorgio Lovati