Intervista a Francesco Rubenni, GEA Srl
Chi siete ? Come sono stati i vostri primi approcci con l’audio?
Sono nato a Firenze nel 1973 e la mia e’ una famiglia di musicisti (anche di fama) e di appassionati musicofili. Dopo varie esperienze giovanili nella musica rock (come batterista ho fatto parte, come capita a tanti giovani, di gruppi o bands) ho deciso di affrontare le scuole superiori in settori attinenti l’ elettronica e l’ audio. Mi sono laureato in elettroacustica, appunto, all’ università di Salford in Gran Bretagna. Marco, il mio ex-socio e co-fondatore della GEA, pure lui fiorentino, aveva invece accumulato un notevole bagaglio di conoscenze e sensibilità nel campo dell’audio e dell’alta fedeltà a partire dalla tarda adolescenza, muovendo però essenzialmente da basi autodidatte.
Davvero siete laureati entrambi in elettroacustica? La preparazione accademica vi è stata di aiuto nella professione o di ostacolo, magari incanalando il pensiero nelle teorie dominanti?
Per quanto mi riguarda, assolutamente sì. Certo che la preparazione accademica mi e’ stata di aiuto! Infatti sto proseguendo gli studi con un ulteriore corso di specializzazione.
Il modo di insegnare, in Inghilterra o quanto meno per quel che riguarda le mie esperienze, non dà modo di incanalare la cultura che ne deriva in confini ferrei. Non ci sono dogmi e la discussione con i docenti e’ molto aperta e costruttiva. Questo mi ha permesso un approccio sufficientemente “british” alla progettazione dei diffusori.
La formazione accademica scientifica del mio ex-socio è pure risultata di grande aiuto nella fase di progettazione e messa a punto dei diffusori GEA, nonostante le sue competenze in materia specificatamente audio fossero, come già accennato, da autodidatta.
Domanda inevitabile: cosa ha portato alla rottura recente del sodalizio con Marco?
Solo scelte diverse nella vita. Lui ha seguito la sua passione per la chimica (è un ottimo ricercatore) ed io quella per l'audio.
Interessante. La conoscenza dei materiali, in specie le vernici ha dato un contributo al suono dei vostri diffusori? Il segreto di Stradivari, come sostengono alcuni, era nella vernice?
Il cabinet costituisce uno degli elementi fondamentali durante la progettazione di un diffusore. Solitamente, esso deve essere 'sordo' cioè non produrre suono. Negli strumenti musicali la cassa deve dare un importante contributo al suono globale, entrando in risonanza con l'elemento da cui scaturisce la vibrazione. E' vero tuttavia che un diffusore può anche essere progettato considerando l'emissione provocata da pannellature opportunamente fatte risuonare a certi intorni di frequenze; in questo caso la scelta della vernice di finitura avrà un ruolo importante.
Nella pratica, un cabinet che non deve risuonare, un po' risuona sempre. E' inevitabile anche quando si usano endo-scheletri di rinforzo e questo significa che una piccola parte del suono finale è dovuta alla vibrazione della struttura,in altre parole la struttura aggiunge un leggero carattere al suono. La scelta del legno, massello o multistrato che sia, darà un certo risultato mentre l'uso della vernice un'altro ma indubbiamente minore (io aggiungerei impercettibile).
A titolo di curiosita' riporto quanto vidi alcuni anni fa' circa un ricercatore il quale sosteneva che il segreto di Stradivari stava nel verniciare i suoi violini con le vernici usate per impregnare i legni delle navi veneziane. Cio' veniva messo in contrapposizione con quanto altri sostengono in merito a scelte estremamente accurate su legname proveniente dalla val di Fiemme.
Come mai la scelta di emigrare per studiare acustica, non ci sono corsi in Italia, paese che forse vanta la maggior concentrazione europea di professionisti legati al mondo della musica?
E' vero abbiamo tanti musicisti e molti ottimi professionisti. Non saprei dire se il nostro paese vanta tanti professionisti nel campo tecnico, sicuramente tante persone che lavorano nel settore.
Ho scelto di andare in Inghilterra perché è uno dei paesi leader nel campo dell'acustica ed anche perché sentivo l'esigenza di avvicinarmi ad altre culture. Al tempo in cui ho lavorato in studio di registrazione conobbi un tecnico inglese il cui modo di porsi in termini di disponibilità e consigli tecnici era pari soltanto al suo lungo curriculum. Fu lui ha confermarmi l'importanza e il livello di insegnamento dell'università di Salford nel settore elettroacustico. Quindi, pochi mesi dopo presi e andai.
Che differenze principali ha trovato tra l’impostazione accademica anglosassone e la nostra? Trova che ci sia una ragione che spiega i legami (es: Chiantishire) tra Firenze e la Toscana e l’Inghilterra ?
Come già detto, le caratteristiche essenziali dell'insegnamento inglese sono rappresentate dalla grande disponibilità degli insegnanti al dialogo e addirittura al dibattito con gli allievi. Pensi che in taluni casi i professori sono disposti a riconoscere eventuali loro lacune su argomenti proposti dagli allievi impegnandosi a riaffrontarli ampiamente nella lezione successiva. Questo atteggiamento lo si trova anche in Italia ma secondo me non cosi culturalmente radicato.
Sappiamo che le università italiane sono tra le migliori al mondo, infatti nel mio discorso non c'è una critica sulla portata della cultura che esse impartiscono tuttavia ho dovuto apprezzare la pragmaticità e la praticità del metodo di insegnamento dell'università che ho frequentato.
Perché, tra i vari componenti dell’impianto, ha privilegiato i diffusori?
La mia mania di grandezza mi ha impedito di pensare ai componenti di un impianto hi-fi di volume fisico inferiore! Battute a parte, in realtà i diffusori sono i componenti che coniugano in modo più immediato l’ acustica con l’ elettronica. L’introduzione da parte del mio ex-socio alle filosofie progettuali del “guru” dell’audio giapponese Tetsuo Nagaoka ha poi fatto il resto. In famiglia mi sono cosi’ inserito esattamente nel mezzo cercando di riprodurre il suono dei primi (anche con esperienze in prima linea come tecnico del suono in studi di registrazione) nel miglior modo possibile per il piacere dei secondi.
Quali sono stati i vostri primi riferimenti, come diffusori? E quali sono i vostri attuali?
Il mio primissimo riferimento sono state le KEF104 di mio padre. Successivamente iniziando il lavoro in studio di registrazione i riferimenti sono stati vari ma più appartenenti a quell’ambito. Sicuramente posso dire che le tristemente famose Yamaha NS10 non sono mai riuscito ad apprezzarle. Nel mondo HiFi l’incontro con le Tannoy serie Prestige fu l’inizio di una svolta nel nostro gusto all’ascolto che poi è maturato mettendo appunto insieme i sistemi GEA a retro-tromba. Diciamo che là dove c’è un pò di efficienza mi predispongo bene, diciamo che è condizione necessaria anche se non sufficiente.
Come è nata la Gea?
La GEA è nata dalla passione per l’audio di due ragazzi: il mio ex-socio Marco ed io. Consisteva inizialmente in una serie di incontri in cui si rifletteva, si discuteva e si portava avanti lo studio e il duro lavoro dei prototipi di quello che era uno strano ma affascinante progetto, un uovo di Colombo: i sistemi di retro-caricamento ibridi o come si dice per alcuni tipi, alla Nagaoka.
Come mai la scelta da subito dei Fostex e dei carichi alla Nagaoka?
Ritengo che i Fostex siano tra i diffusori largabanda che suonano meglio. Alcuni dei modelli hanno inoltre un’ottima timbrica sulle medie frequenze consentendo di spostare, in fase di progettazione, l’attenzione su altri parametri (come per esempio il tipo di caricamento per i bassi), e di lasciar lavorare senza tanti interventi gli altoparlanti da soli. Beh, come dicevo prima, il retro caricamento misto è una specie di uovo di Colombo che mette d’accordo l’efficienza di questi altoparlanti (solitamente con un Qts piuttosto basso) e l’importanza di avere una risposta in frequenza equilibrata. Essendo un sistema ibrido tra la linea di trasmissione e la tromba (praticamente sono dei setti a sezione espandente) possiamo dire che la tromba lavora sulle medio-basse frequenze mentre la linea di trasmissione ancora più in basso, sull’estremo inferiore.
Inoltre il fatto che il tutto sia ripiegato a mò di serpentina, attua un blando ma efficace filtro passa-basso che toglie le alte frequenze all’uscita della bocca del sistema (a differenza di molti sistemi a retro tromba puri che oltre a far passare le basse frequenze fanno passare anche tutta una serie di informazioni che sporcano l’emissione diretta del largabanda).
E degli Audio Nirvana di Dicks, cosa mi dice? Ha avuto occasione di provarli?
Diversi autocostruttori li preferiscono ai Fostex.
Confesso che, per ora, non ho avuto l'occasione di provarli.
C’è lo spazio e la possibilità per realizzare un largabanda tutto italiano, un poco come è stato per la Supravox in Francia, oppure il largabanda in realtà industriali è solo Fostex?
Speriamo che si possa fare qualcosa. Intanto dovrebbe in parte cambiare l'approccio iniziale alla progettazione che prevede nel 99% dei casi l'uso standard di woofer e tweeter, woofer e tweeter, woofer e tweeter, etc...
E’ cambiato qualcosa da quando la passione e i passatempi si sono trasformati in lavoro?
Qualcosa si. Passo molto tempo a sentire le frequenze e un po' meno ad ascoltare la musica.
Come si è inserita la vostra azienda nel panorama audio italiano? Avete contatti con altre aziende del settore, con discografici etc… ?
I nostri prodotti sono stati accolti molto bene. Evidentemente prodotti di questo livello hanno costi di realizzazione non indifferenti per cui sono destinati ad una utenza che voglia apprezzare sia la qualità realizzativa che quella sonora. Il nostro sforzo futuro sarà appunto improntato sulla ottimizzazione dei processi produttivi per ottenere un rapporto qualità prezzo sempre più conveniente.
Già da qualche mese siamo in contatto con alcune aziende italiane quali North Star, Norma, Grandinote, Omicron e Sigma Acoustics. Con queste aziende abbiamo formato un gruppo di lavoro chiamato Corale.
Per la prima volta in Italia, nello specifico settore, alcune aziende si consorziano con l'obiettivo di ottimizzare un'organizzazione totalmente Made in Italy atta ad offrire agli utenti prodotti d'avanguardia anche nel rispetto delle più recenti normative. In sintesi dato che il Made in Italy è un valore assoluto nel mondo i nostri prodotti devono continuare a rispettare questa tradizione.
Corale, inoltre, prevede iniziative che riguardano la musica suonata e riprodotta attraverso l'organizzazione di concerti e la produzione di vinili o cd.
Mi piace ricordare che la prima iniziativa ha portato alla produzione di 2000 copie in vinile (180gr) di Anime Salve di De Andrè. Questa operazione fu progettata per far conoscere le nostre aziende tramite un'operazione di beneficenza a favore della Fondazione De Andrè. Ci risulta per altro che la Fondazione sia rimasta soddisfatta sia della qualità del prodotto che della riuscita dell'evento.
Complimenti per l’iniziativa, davvero atipica nel panorama nazionale, dove le piccole e piccolissime aziende hanno una difficoltà storica e culturale nel cooperare. Le aziende di più recente costituzione, quale la vostra, ritiene abbiano imparato la lezione asiatica: ricerca di base insieme, sul mercato da soli?
I marchi famosi oggi hanno strutture all'avanguardia e si avvalgono di professionisti nei vari settori. Come può fare una giovane azienda che ha (o crede di avere) qualcosa di valido ( qualcosa che abbia ragione di esistere sul mercato) a competere? Consorziandosi. Scambiando con altre aziende il know-how, la ricerca, l'esperienza con i vari processi produttivi e non ultimo il marketing.
Il tutto si traduce in una ottimizzazione del lavoro del costruttore e una maggiore garanzia per l'acquirente. Ovviamente se il prodotto è valido!
Bisogna essere grati ai signori Thiele e Small?
Certamente, come del resto a molti altri ricercatori nel campo audio. Ritengo che per quanto riguarda i diffusori acustici tutte quelle persone che hanno lavorato e fatto progressi interessandosi al dominio temporale della risposta siano da ringraziare particolarmente. Ma sono tante le persone da ringraziare in quanto sono tanti gli aspetti che entrano in gioco per formare un diffusore ben suonante; dai crossover, agli studi sulle vibrazioni nei cabinet, agli altoparlanti stessi, etc..
Opss, dimenticavo gli studi fatti sulle ‘acoustic waveguides’.
Potrebbe consigliare un testo agli auto costruttori di diffusori acustici?
Direi che il libro di Dickanson, The loudspeaker design cookbook è sicuramente un libro molto interessante e comprende anche alcuni progetti DIY ( credo che esista una versione in italiano).
Per chi sta iniziando forse il libro di Alden, Speaker building 201 è di più facile lettura.
In italiano, invece, ritengo i libri di Viappiani scritti molto bene e piuttosto didattici (inoltre fa dei grafici a mano che sono incredibilmente precisi).
E un progetto?
A chi piace l'idea del monovia consiglio di seguire i progetti Fostex.
Tra questi progetti ce ne uno che non è un monovia ma mi ha sempre incuriosito. Utilizza quattro FF85k con un rinforzo dato da due woofer in reflex. Sulla carta sembra un progetto piuttosto equilibrato con una probabile ottima profondità di scena. Credo si chiami: 'TALL BOY'
Chi altri considerate maestri nel vostro settore?
Per non fare torto a nessuno dei grandi maestri vorrei rispondere in maniera scherzosa: Tutti coloro che lavorano con passione e non sono affetti da disturbi di tipo narcisistico.
Grazie.
A voi per l’occasione concessami.
Vorrei solo aggiungere una precisazione. Nel corso dell' intervista abbiamo sempre parlato di Gea. In realta' dall' impegno che ha assorbito recentemente la maggior parte del mio tempo (si veda il ritardo con cui concludo l' intervista stessa) e' scaturita, tra l' altro, la creazione di un nuovo marchio che andra' a sostituire il marchio Gea peraltro difficilmente registrabile all' estero a causa delle molteplici omonimie.
ROSSO FIORENTINO Elettroacoustics vuole rappresentare non solo una nuova linea di prodotti ma anche sottolineare la provenienza geografica dei nostri diffusori.
Intervista raccolta via email da Piergiorgio Lovati
Sono nato a Firenze nel 1973 e la mia e’ una famiglia di musicisti (anche di fama) e di appassionati musicofili. Dopo varie esperienze giovanili nella musica rock (come batterista ho fatto parte, come capita a tanti giovani, di gruppi o bands) ho deciso di affrontare le scuole superiori in settori attinenti l’ elettronica e l’ audio. Mi sono laureato in elettroacustica, appunto, all’ università di Salford in Gran Bretagna. Marco, il mio ex-socio e co-fondatore della GEA, pure lui fiorentino, aveva invece accumulato un notevole bagaglio di conoscenze e sensibilità nel campo dell’audio e dell’alta fedeltà a partire dalla tarda adolescenza, muovendo però essenzialmente da basi autodidatte.
Davvero siete laureati entrambi in elettroacustica? La preparazione accademica vi è stata di aiuto nella professione o di ostacolo, magari incanalando il pensiero nelle teorie dominanti?
Per quanto mi riguarda, assolutamente sì. Certo che la preparazione accademica mi e’ stata di aiuto! Infatti sto proseguendo gli studi con un ulteriore corso di specializzazione.
Il modo di insegnare, in Inghilterra o quanto meno per quel che riguarda le mie esperienze, non dà modo di incanalare la cultura che ne deriva in confini ferrei. Non ci sono dogmi e la discussione con i docenti e’ molto aperta e costruttiva. Questo mi ha permesso un approccio sufficientemente “british” alla progettazione dei diffusori.
La formazione accademica scientifica del mio ex-socio è pure risultata di grande aiuto nella fase di progettazione e messa a punto dei diffusori GEA, nonostante le sue competenze in materia specificatamente audio fossero, come già accennato, da autodidatta.
Domanda inevitabile: cosa ha portato alla rottura recente del sodalizio con Marco?
Solo scelte diverse nella vita. Lui ha seguito la sua passione per la chimica (è un ottimo ricercatore) ed io quella per l'audio.
Interessante. La conoscenza dei materiali, in specie le vernici ha dato un contributo al suono dei vostri diffusori? Il segreto di Stradivari, come sostengono alcuni, era nella vernice?
Il cabinet costituisce uno degli elementi fondamentali durante la progettazione di un diffusore. Solitamente, esso deve essere 'sordo' cioè non produrre suono. Negli strumenti musicali la cassa deve dare un importante contributo al suono globale, entrando in risonanza con l'elemento da cui scaturisce la vibrazione. E' vero tuttavia che un diffusore può anche essere progettato considerando l'emissione provocata da pannellature opportunamente fatte risuonare a certi intorni di frequenze; in questo caso la scelta della vernice di finitura avrà un ruolo importante.
Nella pratica, un cabinet che non deve risuonare, un po' risuona sempre. E' inevitabile anche quando si usano endo-scheletri di rinforzo e questo significa che una piccola parte del suono finale è dovuta alla vibrazione della struttura,in altre parole la struttura aggiunge un leggero carattere al suono. La scelta del legno, massello o multistrato che sia, darà un certo risultato mentre l'uso della vernice un'altro ma indubbiamente minore (io aggiungerei impercettibile).
A titolo di curiosita' riporto quanto vidi alcuni anni fa' circa un ricercatore il quale sosteneva che il segreto di Stradivari stava nel verniciare i suoi violini con le vernici usate per impregnare i legni delle navi veneziane. Cio' veniva messo in contrapposizione con quanto altri sostengono in merito a scelte estremamente accurate su legname proveniente dalla val di Fiemme.
Come mai la scelta di emigrare per studiare acustica, non ci sono corsi in Italia, paese che forse vanta la maggior concentrazione europea di professionisti legati al mondo della musica?
E' vero abbiamo tanti musicisti e molti ottimi professionisti. Non saprei dire se il nostro paese vanta tanti professionisti nel campo tecnico, sicuramente tante persone che lavorano nel settore.
Ho scelto di andare in Inghilterra perché è uno dei paesi leader nel campo dell'acustica ed anche perché sentivo l'esigenza di avvicinarmi ad altre culture. Al tempo in cui ho lavorato in studio di registrazione conobbi un tecnico inglese il cui modo di porsi in termini di disponibilità e consigli tecnici era pari soltanto al suo lungo curriculum. Fu lui ha confermarmi l'importanza e il livello di insegnamento dell'università di Salford nel settore elettroacustico. Quindi, pochi mesi dopo presi e andai.
Che differenze principali ha trovato tra l’impostazione accademica anglosassone e la nostra? Trova che ci sia una ragione che spiega i legami (es: Chiantishire) tra Firenze e la Toscana e l’Inghilterra ?
Come già detto, le caratteristiche essenziali dell'insegnamento inglese sono rappresentate dalla grande disponibilità degli insegnanti al dialogo e addirittura al dibattito con gli allievi. Pensi che in taluni casi i professori sono disposti a riconoscere eventuali loro lacune su argomenti proposti dagli allievi impegnandosi a riaffrontarli ampiamente nella lezione successiva. Questo atteggiamento lo si trova anche in Italia ma secondo me non cosi culturalmente radicato.
Sappiamo che le università italiane sono tra le migliori al mondo, infatti nel mio discorso non c'è una critica sulla portata della cultura che esse impartiscono tuttavia ho dovuto apprezzare la pragmaticità e la praticità del metodo di insegnamento dell'università che ho frequentato.
Perché, tra i vari componenti dell’impianto, ha privilegiato i diffusori?
La mia mania di grandezza mi ha impedito di pensare ai componenti di un impianto hi-fi di volume fisico inferiore! Battute a parte, in realtà i diffusori sono i componenti che coniugano in modo più immediato l’ acustica con l’ elettronica. L’introduzione da parte del mio ex-socio alle filosofie progettuali del “guru” dell’audio giapponese Tetsuo Nagaoka ha poi fatto il resto. In famiglia mi sono cosi’ inserito esattamente nel mezzo cercando di riprodurre il suono dei primi (anche con esperienze in prima linea come tecnico del suono in studi di registrazione) nel miglior modo possibile per il piacere dei secondi.
Quali sono stati i vostri primi riferimenti, come diffusori? E quali sono i vostri attuali?
Il mio primissimo riferimento sono state le KEF104 di mio padre. Successivamente iniziando il lavoro in studio di registrazione i riferimenti sono stati vari ma più appartenenti a quell’ambito. Sicuramente posso dire che le tristemente famose Yamaha NS10 non sono mai riuscito ad apprezzarle. Nel mondo HiFi l’incontro con le Tannoy serie Prestige fu l’inizio di una svolta nel nostro gusto all’ascolto che poi è maturato mettendo appunto insieme i sistemi GEA a retro-tromba. Diciamo che là dove c’è un pò di efficienza mi predispongo bene, diciamo che è condizione necessaria anche se non sufficiente.
Come è nata la Gea?
La GEA è nata dalla passione per l’audio di due ragazzi: il mio ex-socio Marco ed io. Consisteva inizialmente in una serie di incontri in cui si rifletteva, si discuteva e si portava avanti lo studio e il duro lavoro dei prototipi di quello che era uno strano ma affascinante progetto, un uovo di Colombo: i sistemi di retro-caricamento ibridi o come si dice per alcuni tipi, alla Nagaoka.
Come mai la scelta da subito dei Fostex e dei carichi alla Nagaoka?
Ritengo che i Fostex siano tra i diffusori largabanda che suonano meglio. Alcuni dei modelli hanno inoltre un’ottima timbrica sulle medie frequenze consentendo di spostare, in fase di progettazione, l’attenzione su altri parametri (come per esempio il tipo di caricamento per i bassi), e di lasciar lavorare senza tanti interventi gli altoparlanti da soli. Beh, come dicevo prima, il retro caricamento misto è una specie di uovo di Colombo che mette d’accordo l’efficienza di questi altoparlanti (solitamente con un Qts piuttosto basso) e l’importanza di avere una risposta in frequenza equilibrata. Essendo un sistema ibrido tra la linea di trasmissione e la tromba (praticamente sono dei setti a sezione espandente) possiamo dire che la tromba lavora sulle medio-basse frequenze mentre la linea di trasmissione ancora più in basso, sull’estremo inferiore.
Inoltre il fatto che il tutto sia ripiegato a mò di serpentina, attua un blando ma efficace filtro passa-basso che toglie le alte frequenze all’uscita della bocca del sistema (a differenza di molti sistemi a retro tromba puri che oltre a far passare le basse frequenze fanno passare anche tutta una serie di informazioni che sporcano l’emissione diretta del largabanda).
E degli Audio Nirvana di Dicks, cosa mi dice? Ha avuto occasione di provarli?
Diversi autocostruttori li preferiscono ai Fostex.
Confesso che, per ora, non ho avuto l'occasione di provarli.
C’è lo spazio e la possibilità per realizzare un largabanda tutto italiano, un poco come è stato per la Supravox in Francia, oppure il largabanda in realtà industriali è solo Fostex?
Speriamo che si possa fare qualcosa. Intanto dovrebbe in parte cambiare l'approccio iniziale alla progettazione che prevede nel 99% dei casi l'uso standard di woofer e tweeter, woofer e tweeter, woofer e tweeter, etc...
E’ cambiato qualcosa da quando la passione e i passatempi si sono trasformati in lavoro?
Qualcosa si. Passo molto tempo a sentire le frequenze e un po' meno ad ascoltare la musica.
Come si è inserita la vostra azienda nel panorama audio italiano? Avete contatti con altre aziende del settore, con discografici etc… ?
I nostri prodotti sono stati accolti molto bene. Evidentemente prodotti di questo livello hanno costi di realizzazione non indifferenti per cui sono destinati ad una utenza che voglia apprezzare sia la qualità realizzativa che quella sonora. Il nostro sforzo futuro sarà appunto improntato sulla ottimizzazione dei processi produttivi per ottenere un rapporto qualità prezzo sempre più conveniente.
Già da qualche mese siamo in contatto con alcune aziende italiane quali North Star, Norma, Grandinote, Omicron e Sigma Acoustics. Con queste aziende abbiamo formato un gruppo di lavoro chiamato Corale.
Per la prima volta in Italia, nello specifico settore, alcune aziende si consorziano con l'obiettivo di ottimizzare un'organizzazione totalmente Made in Italy atta ad offrire agli utenti prodotti d'avanguardia anche nel rispetto delle più recenti normative. In sintesi dato che il Made in Italy è un valore assoluto nel mondo i nostri prodotti devono continuare a rispettare questa tradizione.
Corale, inoltre, prevede iniziative che riguardano la musica suonata e riprodotta attraverso l'organizzazione di concerti e la produzione di vinili o cd.
Mi piace ricordare che la prima iniziativa ha portato alla produzione di 2000 copie in vinile (180gr) di Anime Salve di De Andrè. Questa operazione fu progettata per far conoscere le nostre aziende tramite un'operazione di beneficenza a favore della Fondazione De Andrè. Ci risulta per altro che la Fondazione sia rimasta soddisfatta sia della qualità del prodotto che della riuscita dell'evento.
Complimenti per l’iniziativa, davvero atipica nel panorama nazionale, dove le piccole e piccolissime aziende hanno una difficoltà storica e culturale nel cooperare. Le aziende di più recente costituzione, quale la vostra, ritiene abbiano imparato la lezione asiatica: ricerca di base insieme, sul mercato da soli?
I marchi famosi oggi hanno strutture all'avanguardia e si avvalgono di professionisti nei vari settori. Come può fare una giovane azienda che ha (o crede di avere) qualcosa di valido ( qualcosa che abbia ragione di esistere sul mercato) a competere? Consorziandosi. Scambiando con altre aziende il know-how, la ricerca, l'esperienza con i vari processi produttivi e non ultimo il marketing.
Il tutto si traduce in una ottimizzazione del lavoro del costruttore e una maggiore garanzia per l'acquirente. Ovviamente se il prodotto è valido!
Bisogna essere grati ai signori Thiele e Small?
Certamente, come del resto a molti altri ricercatori nel campo audio. Ritengo che per quanto riguarda i diffusori acustici tutte quelle persone che hanno lavorato e fatto progressi interessandosi al dominio temporale della risposta siano da ringraziare particolarmente. Ma sono tante le persone da ringraziare in quanto sono tanti gli aspetti che entrano in gioco per formare un diffusore ben suonante; dai crossover, agli studi sulle vibrazioni nei cabinet, agli altoparlanti stessi, etc..
Opss, dimenticavo gli studi fatti sulle ‘acoustic waveguides’.
Potrebbe consigliare un testo agli auto costruttori di diffusori acustici?
Direi che il libro di Dickanson, The loudspeaker design cookbook è sicuramente un libro molto interessante e comprende anche alcuni progetti DIY ( credo che esista una versione in italiano).
Per chi sta iniziando forse il libro di Alden, Speaker building 201 è di più facile lettura.
In italiano, invece, ritengo i libri di Viappiani scritti molto bene e piuttosto didattici (inoltre fa dei grafici a mano che sono incredibilmente precisi).
E un progetto?
A chi piace l'idea del monovia consiglio di seguire i progetti Fostex.
Tra questi progetti ce ne uno che non è un monovia ma mi ha sempre incuriosito. Utilizza quattro FF85k con un rinforzo dato da due woofer in reflex. Sulla carta sembra un progetto piuttosto equilibrato con una probabile ottima profondità di scena. Credo si chiami: 'TALL BOY'
Chi altri considerate maestri nel vostro settore?
Per non fare torto a nessuno dei grandi maestri vorrei rispondere in maniera scherzosa: Tutti coloro che lavorano con passione e non sono affetti da disturbi di tipo narcisistico.
Grazie.
A voi per l’occasione concessami.
Vorrei solo aggiungere una precisazione. Nel corso dell' intervista abbiamo sempre parlato di Gea. In realta' dall' impegno che ha assorbito recentemente la maggior parte del mio tempo (si veda il ritardo con cui concludo l' intervista stessa) e' scaturita, tra l' altro, la creazione di un nuovo marchio che andra' a sostituire il marchio Gea peraltro difficilmente registrabile all' estero a causa delle molteplici omonimie.
ROSSO FIORENTINO Elettroacoustics vuole rappresentare non solo una nuova linea di prodotti ma anche sottolineare la provenienza geografica dei nostri diffusori.
Intervista raccolta via email da Piergiorgio Lovati